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Particolare tenuità del fatto: la Cassazione annulla

Un imputato, condannato per falsa testimonianza e favoreggiamento, ha ottenuto l’annullamento della sentenza d’appello. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso basato sulla mancata valutazione della richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), resa applicabile ai reati contestati da una recente riforma. La Suprema Corte ha ribadito la retroattività della norma più favorevole e la compatibilità dell’istituto con il reato continuato, rinviando il caso per un nuovo esame.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Annullata Sentenza per Omessa Pronuncia

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 24124/2025, è tornata a pronunciarsi su un tema di grande rilevanza pratica: l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, disciplinata dall’art. 131-bis del codice penale. Questa pronuncia è significativa perché affronta le conseguenze di una recente riforma legislativa e l’obbligo del giudice di valutare le istanze difensive, anche quando presentate in prossimità dell’udienza. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso: dalla Condanna all’Appello

Il caso trae origine da una condanna inflitta in primo grado per i reati di favoreggiamento (art. 378 c.p.) e falsa testimonianza (art. 372 c.p.), unificati dal vincolo della continuazione. La Corte di appello, pur confermando la responsabilità penale dell’imputato, aveva rideterminato la pena.

Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione molto specifico: la Corte territoriale non si era pronunciata su una richiesta fondamentale, avanzata tramite memoria difensiva.

Il Ricorso in Cassazione e la Riforma dell’Art. 131-bis c.p.

Il cuore del ricorso risiedeva nella richiesta di applicazione dell’art. 131-bis c.p., ovvero la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La difesa aveva inviato una memoria via PEC, pochi giorni prima dell’udienza di appello, evidenziando come le modifiche introdotte dal D.Lgs. n. 150/2022 (la cosiddetta ‘Riforma Cartabia’) avessero ampliato l’ambito di applicazione di tale istituto.

In precedenza, reati come la falsa testimonianza, puniti con una pena massima superiore a cinque anni, erano esclusi. La riforma ha cambiato il criterio: ora la norma si applica ai reati per cui è prevista una pena detentiva non superiore nel minimo a due anni. Questo cambiamento ha reso astrattamente applicabile la causa di non punibilità anche ai reati contestati all’imputato. Nonostante la tempestiva richiesta, la Corte di appello aveva completamente ignorato il punto nella sua sentenza.

Le Motivazioni della Suprema Corte sulla particolare tenuità del fatto

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il ricorso, annullando la sentenza impugnata con rinvio ad altra sezione della Corte di appello. Le motivazioni della decisione si basano su tre pilastri fondamentali.

1. Retroattività della Norma Favorevole: La Corte ha ribadito un principio cardine del diritto penale. Essendo l’art. 131-bis un istituto di natura sostanziale, le sue modifiche più favorevoli all’imputato si applicano anche ai processi in corso per fatti commessi prima dell’entrata in vigore della riforma.

2. Compatibilità con il Reato Continuato: Citando una precedente sentenza delle Sezioni Unite (n. 18891/2022), la Cassazione ha chiarito che la presenza di più reati unificati dal vincolo della continuazione non esclude automaticamente l’applicazione della particolare tenuità del fatto. Il giudice deve compiere una valutazione complessiva della fattispecie concreta, considerando la natura e la gravità degli illeciti, il danno, l’intensità del dolo e tutti gli altri indicatori previsti dall’art. 133 c.p.

3. Obbligo di Pronuncia del Giudice: La Corte di appello aveva l’obbligo di pronunciarsi sulla richiesta difensiva, che era stata correttamente e tempestivamente trasmessa. L’omessa pronuncia su un punto così decisivo, specialmente dopo che la stessa Corte aveva già ridimensionato la gravità dei fatti rispetto al primo grado, costituisce un vizio di motivazione che impone l’annullamento della sentenza.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un importante monito per i giudici di merito sull’obbligo di motivare esaurientemente su tutte le istanze difensive, soprattutto quando riguardano istituti, come la particolare tenuità del fatto, che possono portare a un proscioglimento. Viene inoltre consolidato l’orientamento secondo cui le riforme legislative che ampliano le cause di non punibilità devono trovare immediata applicazione nei processi pendenti. Il caso torna ora alla Corte di appello di Lecce, che dovrà rivalutare la vicenda attenendosi scrupolosamente ai principi indicati dalla Cassazione per decidere se, nel caso concreto, l’offesa possa essere considerata di particolare tenuità.

La modifica all’art. 131-bis c.p. (particolare tenuità del fatto) si applica anche ai reati commessi prima della sua entrata in vigore?
Sì. La sentenza conferma che, trattandosi di un istituto di natura sostanziale più favorevole all’imputato, la modifica trova applicazione anche nei giudizi pendenti alla data della sua entrata in vigore, relativi a reati commessi in precedenza.

La presenza di più reati uniti dal vincolo della continuazione impedisce di riconoscere la particolare tenuità del fatto?
No. La Corte di Cassazione, richiamando un precedente delle Sezioni Unite, ha specificato che la pluralità di reati in continuazione non è di per sé ostativa. Il giudice deve procedere a una valutazione complessiva della fattispecie concreta per determinare se l’offesa sia di particolare tenuità.

Cosa succede se un giudice di appello non si pronuncia su una specifica richiesta della difesa?
Se la richiesta è pertinente e ritualmente presentata, come in questo caso, l’omessa pronuncia costituisce un vizio della sentenza. Questo vizio può portare all’annullamento della decisione da parte della Corte di Cassazione con rinvio per un nuovo giudizio sul punto omesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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