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Particolare tenuità del fatto: la Cassazione annulla

Una donna, condannata in primo grado per il porto di un coltello da cucina, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). Il Tribunale, pur riconoscendo l’attenuante della lieve entità, non aveva motivato il diniego della non punibilità. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza con rinvio. Ha stabilito che il giudice di merito deve riesaminare il caso, valutando specificamente se sussistono i presupposti per la particolare tenuità del fatto, data la contraddittorietà della precedente decisione.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: quando il giudice deve valutarla?

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 17481 del 2025 offre un’importante lezione sulla corretta applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale. Questo istituto, pensato per evitare sanzioni penali sproporzionate per reati di minima offensività, richiede una valutazione attenta e motivata da parte del giudice. Il caso in esame dimostra come l’omessa o contraddittoria valutazione su questo punto possa portare all’annullamento della sentenza di condanna.

Il Caso: dal porto di un coltello alla condanna

Una donna veniva condannata dal Tribunale di Oristano alla pena dell’ammenda per aver portato fuori dalla propria abitazione, senza un giustificato motivo, un coltello da cucina di 22 cm. Il reato contestato era quello previsto dall’art. 4 della legge n. 110 del 1975. In primo grado, il giudice aveva riconosciuto le attenuanti generiche e anche l’attenuante specifica della “lieve entità”, ma aveva comunque emesso una sentenza di condanna.

I Motivi del Ricorso e la questione sulla particolare tenuità del fatto

La difesa ha presentato ricorso per cassazione basandosi su due motivi principali, entrambi incentrati sulla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p. sulla particolare tenuità del fatto:

1. Violazione di legge: Si sosteneva che il Tribunale avesse erroneamente omesso di riconoscere la non punibilità, nonostante i presupposti fossero presenti e, secondo la difesa, la richiesta fosse stata avanzata in udienza.
2. Contraddittorietà della motivazione: Il punto cruciale del ricorso. La difesa ha evidenziato una palese illogicità nella sentenza: come poteva il giudice, da un lato, riconoscere che il fatto fosse di “lieve entità” (concedendo l’apposita attenuante) e, dall’altro, non considerare nemmeno la possibilità di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto? Questa incongruenza è stata il perno della decisione della Suprema Corte.

La Corte d’appello, investita inizialmente del caso, aveva correttamente rilevato l’inappellabilità della sentenza (poiché prevedeva solo una pena pecuniaria) e aveva trasmesso gli atti alla Corte di Cassazione, qualificando l’impugnazione come ricorso.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza del Tribunale. Il ragionamento dei giudici supremi si è concentrato sulla contraddittorietà della motivazione della sentenza impugnata. Hanno osservato che il Tribunale, pur riconoscendo l’attenuante della lieve entità, aveva di fatto impedito un confronto sulla richiesta della difesa relativa all’applicazione dell’art. 131-bis c.p.

Secondo la Corte, una volta che viene riconosciuta una circostanza che attenua la gravità del fatto, il giudice ha il dovere di motivare in modo esplicito e non contraddittorio le ragioni per cui ritiene, ciononostante, di non applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità. Ignorare la richiesta della difesa, soprattutto in presenza di elementi che la rendevano plausibile, costituisce un vizio della sentenza che ne giustifica l’annullamento.

Le Conclusioni

La decisione finale è stata l’annullamento della sentenza con rinvio al Tribunale di Oristano per un nuovo giudizio, limitatamente alla valutazione della causa di non punibilità. Questo significa che il Tribunale dovrà ora riesaminare il caso, senza essere vincolato dalla precedente valutazione, e decidere specificamente se il fatto commesso dall’imputata possa essere qualificato come di particolare tenuità ai sensi dell’art. 131-bis c.p.

La sentenza rappresenta un importante promemoria per gli operatori del diritto: ogni istanza difensiva merita una risposta adeguata e motivata. In particolare, quando si discute della particolare tenuità del fatto, il giudice non può esimersi da una valutazione approfondita, specialmente se altri elementi della sua stessa decisione (come la concessione di attenuanti) sembrano andare in quella direzione. La coerenza e la logicità della motivazione restano pilastri fondamentali di una giusta sentenza.

È possibile ottenere l’esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto per il reato di porto abusivo di un coltello?
Sì, la sentenza conferma che questa possibilità deve essere concretamente valutata dal giudice. La Cassazione ha annullato la condanna proprio per consentire al Tribunale di riesaminare se i presupposti per l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. sussistano nel caso specifico.

Cosa accade se un giudice riconosce un’attenuante per “lieve entità” ma non si pronuncia sulla richiesta di applicazione della particolare tenuità del fatto?
Secondo questa sentenza, si crea una contraddittorietà o illogicità nella motivazione. La Corte di Cassazione ha ritenuto che tale comportamento costituisca un vizio della sentenza, poiché il giudice ha il dovere di confrontarsi con la richiesta della difesa e di spiegare perché, nonostante la ridotta gravità del fatto, non ritenga di applicare la causa di non punibilità.

La Corte di Cassazione può applicare direttamente la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
In questo caso, la Corte non l’ha applicata direttamente ma ha annullato la sentenza con rinvio. Ciò significa che ha demandato la valutazione sul merito della questione (cioè se il fatto sia effettivamente di particolare tenuità) al giudice di primo grado, limitandosi a correggere l’errore di diritto e di motivazione commesso in precedenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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