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Particolare tenuità del fatto: la Cassazione annulla

Un soggetto, condannato in appello per ricettazione di CD contraffatti, si è visto negare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte di Cassazione ha annullato questa parte della sentenza, ritenendo la motivazione del giudice d’appello troppo generica e non aderente al caso specifico. La Corte ha precisato che per escludere la tenuità del fatto non bastano considerazioni astratte sul danno all’economia, ma serve una valutazione concreta e un’applicazione corretta del concetto di ‘comportamento abituale’. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione sul punto.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: la Cassazione boccia le motivazioni generiche

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 43114/2024, torna a pronunciarsi sui criteri di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale. La decisione sottolinea un principio fondamentale: i giudici non possono negare questo beneficio sulla base di riflessioni astratte e generiche, ma devono calare la loro valutazione nella specifica vicenda processuale. Il caso in esame riguardava una condanna per ricettazione di CD musicali abusivamente riprodotti.

I fatti di causa

Il procedimento nasce da una condanna per ricettazione. Inizialmente, all’imputato era contestato anche il reato previsto dalla legge sul diritto d’autore. La Corte di Appello, pur assolvendo l’imputato da quest’ultima accusa, aveva confermato la sua responsabilità per la ricettazione dei supporti contraffatti.

La difesa aveva richiesto l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, ma la Corte territoriale l’aveva negata. Le motivazioni addotte erano due: il “rilevante danno arrecato da questo genere di reati alla lecita economia legale” e la presenza di un precedente specifico a carico dell’imputato.

Insoddisfatta, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando proprio la genericità di tale motivazione e l’errata interpretazione del concetto di ‘comportamento abituale’ che osta all’applicazione del beneficio.

La decisione della Cassazione e i limiti alla valutazione sulla particolare tenuità del fatto

La Suprema Corte ha accolto il ricorso su questo specifico punto, annullando la sentenza con rinvio per una nuova valutazione. Gli Ermellini hanno censurato duramente l’operato della Corte di Appello, definendo l’apparato argomentativo “in parte insufficiente, siccome totalmente generico, e in parte non corretto giuridicamente”.

Le motivazioni

La Cassazione ha chiarito due aspetti cruciali. In primo luogo, il riferimento al “rilevante danno arrecato all’economia legale” è una considerazione generale e astratta, non calibrata sulla vicenda storica specifica. Per negare la particolare tenuità del fatto, il giudice deve analizzare l’entità del danno o del pericolo nel caso concreto, le modalità della condotta e il grado della colpevolezza dell’imputato. Non è sufficiente appellarsi al disvalore generale del tipo di reato.

In secondo luogo, la Corte ha corretto l’interpretazione del requisito del ‘comportamento abituale’. La legge esclude il beneficio per chi ha commesso più reati della stessa indole. La giurisprudenza di legittimità ha stabilito in modo consolidato che, per integrare l’abitualità, l’autore deve aver commesso, anche successivamente al reato in giudizio, almeno altri due reati della stessa indole. La presenza di un solo precedente specifico, come nel caso di specie, non è quindi sufficiente a configurare un comportamento abituale e a precludere automaticamente l’accesso all’art. 131-bis c.p.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza rafforza il principio secondo cui la valutazione sulla particolare tenuità del fatto deve essere sempre ancorata alle specificità del singolo caso. I giudici di merito hanno l’obbligo di fornire una motivazione concreta e non possono ricorrere a formule stereotipate o a un’errata interpretazione dei presupposti normativi. La decisione di annullare la sentenza e rinviare il caso alla Corte di Appello di Napoli impone un nuovo esame che tenga conto di questi principi, assicurando che la giustizia sia applicata in modo personalizzato e non seriale.

Perché la condanna per ricettazione è stata confermata nonostante l’assoluzione dal reato sul diritto d’autore?
La Corte ha ritenuto che il reato presupposto della ricettazione non fosse la violazione della norma sulla mancanza del marchio SIAE, ma la contraffazione stessa dei CD. Poiché i CD erano stati abusivamente riprodotti, la loro ricezione integrava comunque il delitto di ricettazione.

Qual è stato l’errore della Corte d’Appello nel negare la particolare tenuità del fatto?
L’errore è stato duplice: primo, ha utilizzato una motivazione generica e astratta (il danno all’economia legale) invece di analizzare la gravità concreta del fatto; secondo, ha erroneamente ritenuto che un solo precedente specifico fosse sufficiente a configurare un ‘comportamento abituale’, mentre la giurisprudenza ne richiede almeno altri due della stessa indole.

Cosa deve fare ora la Corte d’Appello a cui il caso è stato rinviato?
Dovrà procedere a un nuovo esame per decidere se applicare o meno l’art. 131-bis c.p., basando la sua valutazione esclusivamente sulle circostanze specifiche del caso (modalità della condotta, esiguità del danno) e applicando correttamente la nozione di ‘comportamento abituale’ come chiarito dalla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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