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Particolare tenuità del fatto: i limiti del ricorso

Un individuo ha impugnato una condanna per ricettazione, contestando la motivazione e richiedendo l’applicazione della non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che la mera ripetizione dei motivi d’appello è inaccettabile e che la valutazione sulla tenuità del fatto rientra nel potere discrezionale del giudice di merito, basata su un’analisi complessa del caso concreto.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: i limiti del ricorso in Cassazione

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su due temi cruciali del diritto e della procedura penale: i requisiti di ammissibilità del ricorso e l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale. La decisione offre importanti spunti sulla necessità di formulare motivi di ricorso specifici e sulla natura discrezionale della valutazione del giudice in merito alla tenuità dell’offesa.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello che lo aveva condannato per il reato di ricettazione (art. 648 c.p.). L’imputato aveva basato la sua difesa su due argomentazioni principali, portate all’attenzione della Suprema Corte.

I Motivi del Ricorso

Il ricorrente contestava in primo luogo la correttezza della motivazione con cui i giudici di merito avevano affermato la sua responsabilità penale. In secondo luogo, lamentava la mancata applicazione della causa di non punibilità per la particolare tenuità del fatto, sostenendo che le circostanze concrete del reato lo giustificassero.

La Decisione della Cassazione e la particolare tenuità del fatto

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile, fornendo una chiara analisi di entrambi i motivi sollevati.

Il Primo Motivo: Inammissibilità per Genericità

Riguardo alla prima doglianza, la Corte ha osservato che i motivi presentati non erano altro che una “pedissequa reiterazione” di quelli già discussi e respinti dalla Corte d’Appello. Il ricorso, infatti, non conteneva una critica argomentata e specifica contro le ragioni della sentenza impugnata, ma si limitava a riproporre le stesse difese. Questo approccio rende il ricorso generico e, quindi, inammissibile, poiché non assolve alla sua funzione tipica, che è quella di contestare puntualmente la decisione di secondo grado.

Il Secondo Motivo: La Valutazione Discrezionale del Giudice

Anche il secondo motivo, relativo alla particolare tenuità del fatto, è stato giudicato manifestamente infondato. I giudici hanno sottolineato che la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione congrua e logica per escludere l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. La Cassazione ha colto l’occasione per ribadire i principi consolidati in materia, richiamando la giurisprudenza delle Sezioni Unite (sentenza Tushaj, 2016). La valutazione sulla tenuità del fatto richiede un’analisi complessa e congiunta di tutte le peculiarità della fattispecie, tenendo conto dei criteri dell’art. 133 c.p., come le modalità della condotta, il grado di colpevolezza e l’entità del danno. Questa valutazione rientra pienamente nei poteri discrezionali del giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità se correttamente motivata.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri fondamentali. In primo luogo, il principio di specificità dei motivi di ricorso per Cassazione, che non può essere soddisfatto da una mera riproposizione delle argomentazioni già respinte in appello. È necessaria una critica mirata e ragionata della sentenza che si intende impugnare. In secondo luogo, viene riaffermata la natura ampiamente discrezionale della valutazione del giudice di merito sull’applicabilità dell’art. 131-bis c.p. Il giudice non è tenuto a esaminare analiticamente ogni singolo elemento, ma può basare la sua decisione sugli aspetti che ritiene più rilevanti per il caso specifico, purché la sua motivazione sia logica e non si riduca a mere “clausole di stile”.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per la difesa. Per superare il vaglio di ammissibilità della Cassazione, un ricorso deve essere specifico e criticare puntualmente le argomentazioni della sentenza d’appello. Inoltre, per quanto riguarda la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, è essenziale comprendere che si tratta di una valutazione complessa affidata alla discrezionalità del giudice, che può essere contestata solo in caso di motivazione illogica o assente. La decisione, pertanto, conferma la necessità di un approccio tecnico e rigoroso nella redazione degli atti di impugnazione.

È possibile riproporre in Cassazione gli stessi motivi già presentati in appello?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha stabilito che la “pedissequa reiterazione” dei motivi d’appello, senza una critica specifica e argomentata contro la sentenza impugnata, rende il ricorso inammissibile per mancanza di specificità.

L’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è automatica per i reati meno gravi?
No. La valutazione sulla particolare tenuità del fatto non è automatica ma richiede un’analisi complessa e congiunta di tutte le peculiarità del caso concreto, come le modalità della condotta e l’entità del danno. Questa valutazione rientra nel potere discrezionale del giudice.

Per escludere la particolare tenuità del fatto, il giudice deve analizzare tutti gli elementi dell’art. 133 del codice penale?
Non necessariamente. Secondo l’ordinanza, per motivare l’esclusione della particolare tenuità del fatto non è richiesta una disamina di tutti gli elementi previsti, ma è sufficiente l’indicazione di quelli ritenuti più rilevanti per giustificare la decisione, evitando l’uso di mere “clausole di stile”.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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