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Particolare tenuità del fatto: i limiti applicativi

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9569/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, i quali avevano escluso il beneficio basandosi sulla pericolosità della guida nel centro cittadino, sul forte atteggiamento oppositivo verso le forze dell’ordine e sui precedenti penali dell’imputato, ritenendo tali elementi ostativi alla concessione della particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Quando Condotta e Precedenti la Escludono

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’art. 131-bis del codice penale, rappresenta uno strumento fondamentale di deflazione processuale, escludendo la punibilità per reati di minima entità. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e dipende da una valutazione discrezionale del giudice. Con l’ordinanza n. 9569 del 2024, la Corte di Cassazione torna a delineare i confini di questo istituto, chiarendo quali elementi della condotta e della personalità dell’imputato possono giustificarne l’esclusione. Il caso analizzato riguarda un reato stradale in cui l’imputato si è visto negare il beneficio a causa della sua condotta pericolosa e oppositiva.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna al Ricorso

Il procedimento trae origine da una condanna per un reato previsto dal Codice della Strada. La Corte d’Appello, pur riducendo la pena inflitta in primo grado, aveva confermato la condanna e, soprattutto, aveva ritenuto inapplicabile la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Secondo i giudici di merito, diversi elementi ostavano alla concessione del beneficio: le modalità oggettive della condotta, la pericolosità della guida tenuta in pieno centro cittadino e un atteggiamento fortemente oppositivo manifestato nei confronti degli agenti operanti. A ciò si aggiungeva la presenza di precedenti a carico dell’imputato.

Il Ricorso per Cassazione e la particolare tenuità del fatto

Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione proprio in relazione alla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p. Sostanzialmente, la difesa riteneva che la Corte d’Appello non avesse adeguatamente giustificato le ragioni per cui il fatto non potesse essere considerato di lieve entità.

La Decisione della Corte: Inammissibilità per Aspecificità

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. La motivazione principale di questa decisione risiede in un principio consolidato della giurisprudenza di legittimità: è inammissibile il ricorso che si limita a riproporre le stesse questioni già esaminate e respinte dal giudice del gravame, senza confrontarsi specificamente con la motivazione della sentenza impugnata. In altre parole, il ricorrente non ha mosso critiche puntuali al ragionamento della Corte d’Appello, ma si è limitato a ripetere le proprie argomentazioni. Questo comportamento processuale, secondo la Cassazione, equivale a una mancanza di specificità del motivo, che ne determina l’inammissibilità.

Le Motivazioni della Corte

Nel merito, la Cassazione ha ritenuto la motivazione della Corte d’Appello pienamente congrua, logica e rispettosa della giurisprudenza. I giudici di legittimità hanno ribadito che la valutazione sulla particolare tenuità del fatto deve basarsi sui criteri dell’art. 133, comma primo, del codice penale (gravità del reato). Non è necessario che il giudice analizzi pedissequamente tutti gli indicatori previsti dalla norma, essendo sufficiente che indichi gli elementi ritenuti decisivi per la sua valutazione.

Nel caso specifico, la Corte territoriale aveva correttamente valorizzato elementi negativi di peso:
1. Modalità della condotta: La guida pericolosa in un centro cittadino è stata considerata un fattore di oggettiva gravità.
2. Atteggiamento dell’imputato: Il forte contegno oppositivo verso gli agenti è stato interpretato come un indice della personalità dell’imputato, incompatibile con un giudizio di minima offensività.
3. Precedenti penali: L’esistenza di precedenti a carico dell’imputato è un altro elemento che, per legge, può essere ostativo alla concessione del beneficio.

La Corte ha sottolineato come l’esercizio del potere discrezionale del giudice debba essere motivato in modo da far emergere il suo pensiero circa l’adeguamento della pena (o della sua esclusione) alla gravità del reato e alla personalità del reo. In appello, è sufficiente dare indicazione degli elementi ritenuti rilevanti e decisivi, superando implicitamente le argomentazioni difensive contrarie.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento offre due importanti spunti di riflessione. Dal punto di vista processuale, ribadisce la necessità di formulare ricorsi per cassazione specifici, che entrino nel merito della motivazione impugnata, pena l’inammissibilità. Dal punto de vista sostanziale, conferma che la valutazione sulla particolare tenuità del fatto non è un mero calcolo matematico, ma un giudizio complesso che tiene conto di tutte le sfaccettature del caso concreto. La pericolosità oggettiva della condotta, unita a un atteggiamento non collaborativo e a precedenti specifici, costituisce una barriera difficilmente superabile per ottenere l’applicazione dell’art. 131-bis c.p.

Quando un ricorso per cassazione viene considerato inammissibile per genericità?
Secondo la pronuncia, un ricorso è inammissibile quando si limita a riproporre le medesime questioni già devolute in appello e respinte, senza confrontarsi specificamente con le argomentazioni della decisione impugnata.

Quali elementi possono escludere l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
La sentenza evidenzia che elementi come le modalità oggettive della condotta (es. guida pericolosa in centro città), l’atteggiamento oppositivo verso le forze dell’ordine e la presenza di precedenti penali a carico dell’imputato possono essere considerati sufficienti per escludere il beneficio.

L’inammissibilità del ricorso impedisce di dichiarare la prescrizione del reato?
Sì. La Corte ribadisce il principio secondo cui l’inammissibilità del ricorso per manifesta infondatezza preclude la possibilità di dichiarare le cause di non punibilità, come la prescrizione, eventualmente maturate nel corso del giudizio di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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