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Particolare tenuità del fatto: i limiti applicativi

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8463/2025, ha dichiarato inammissibile un ricorso, confermando che la particolare tenuità del fatto non può essere concessa in presenza di gravi e specifici precedenti penali e di modalità della condotta che ne escludono la minima offensività. La decisione ribadisce la necessità di una valutazione complessiva del disvalore del reato.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: la Cassazione chiarisce i limiti di applicazione

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta uno strumento fondamentale per il principio di proporzionalità nel diritto penale, consentendo di escludere la punibilità per reati di minima entità. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede un’attenta valutazione da parte del giudice. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i paletti entro cui questo beneficio può essere concesso, sottolineando l’importanza dei precedenti penali e della gravità della condotta.

Il caso: un ricorso contro la decisione della Corte d’Appello

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguardava un ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Catania. La difesa lamentava la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte d’Appello aveva negato il beneficio, e l’imputato ha quindi deciso di rivolgersi ai giudici di legittimità per ottenere una revisione di tale decisione.

I principi delle Sezioni Unite sulla particolare tenuità del fatto

La Cassazione, nel respingere il ricorso, ha richiamato i principi consolidati espressi dalle Sezioni Unite (sentenza n. 13681/2016). Secondo questo orientamento, la valutazione sulla tenuità del fatto deve essere complessa e congiunta, analizzando tutte le peculiarità della fattispecie concreta. Il giudice deve tenere conto, ai sensi dell’articolo 133 del codice penale, dei seguenti elementi:

* Modalità della condotta: come è stato commesso materialmente il reato.
* Grado di colpevolezza: l’intensità del dolo o il livello della colpa.
* Entità del danno o del pericolo: le conseguenze concrete prodotte dalla condotta illecita.

L’obiettivo è raggiungere un’equilibrata considerazione di tutti questi fattori per determinare il reale disvalore del reato.

L’importanza della personalità dell’imputato

Oltre agli aspetti oggettivi del reato, il giudice è tenuto a considerare anche la personalità dell’imputato e le forme di estrinsecazione del suo comportamento. Questa analisi serve a valutare la gravità complessiva del fatto, il contrasto con la legge e, di conseguenza, il concreto bisogno di pena. Un reato, anche se astrattamente di modesta entità, può assumere una valenza diversa se commesso da un soggetto con una spiccata tendenza a delinquere.

Le motivazioni

Nel caso specifico, i giudici di merito avevano correttamente evidenziato che le modalità obiettive della condotta e, soprattutto, i precedenti penali dell’imputato non permettevano di qualificare il fatto come un’offesa minima e trascurabile. La presenza di precedenti per reati ‘anche gravi e specifici’ è stata considerata un indice negativo decisivo, che impediva di ritenere l’episodio come un fatto isolato e di scarsa rilevanza penale. La Corte ha quindi ritenuto che il giudice di secondo grado avesse fatto una corretta applicazione dei principi di diritto, valutando in modo completo tutti gli elementi a disposizione per escludere la particolare tenuità del fatto.

Le conclusioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione conferma che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non può essere invocata quando la storia criminale dell’imputato e la natura stessa della sua condotta indicano un disvalore che supera la soglia della ‘minima offensività’. La valutazione del giudice non può limitarsi al singolo episodio, ma deve estendersi a un giudizio complessivo che tenga conto di tutti gli indici rilevanti. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro alla Cassa delle ammende, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale per i ricorsi inammissibili proposti senza che vi fossero elementi per escludere la colpa nella loro presentazione.

I precedenti penali escludono sempre l’applicazione della particolare tenuità del fatto?
No, non automaticamente. Tuttavia, la loro presenza, specialmente se per reati gravi e specifici, è un elemento cruciale che il giudice valuta insieme alle modalità della condotta. Come dimostra questo caso, possono essere decisivi per escludere il beneficio.

Quali elementi considera il giudice per valutare la particolare tenuità del fatto?
Il giudice deve compiere una valutazione complessa e congiunta di tutte le peculiarità del caso concreto. In particolare, considera le modalità della condotta, il grado di colpevolezza, l’entità del danno o del pericolo e la personalità dell’imputato, al fine di determinare il disvalore complessivo del reato e il concreto bisogno di pena.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento. Inoltre, è tenuta a versare una somma di denaro, determinata equamente dalla Corte, alla Cassa delle ammende, a meno che non si dimostri che il ricorso è stato proposto senza colpa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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