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Particolare tenuità del fatto: i criteri corretti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3395/2024, ha annullato con rinvio una condanna per tentato furto aggravato. Il caso riguardava un uomo sorpreso a forzare la porta di una cantina. La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’imputato sul punto della particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), stabilendo che i giudici di merito avevano errato nel negare il beneficio basandosi su condizioni personali e sociali dell’imputato, come l’emarginazione, anziché sulla reale entità e modalità del fatto.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: la Cassazione traccia i confini applicativi

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 3395 del 2024, è intervenuta per chiarire i corretti criteri di valutazione della particolare tenuità del fatto, causa di non punibilità prevista dall’art. 131-bis del codice penale. La decisione, che ha portato all’annullamento con rinvio di una condanna per tentato furto, sottolinea l’importanza di distinguere tra la valutazione oggettiva del reato e le condizioni personali dell’imputato.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un episodio di tentato furto avvenuto a Roma. Un uomo veniva sorpreso da un condomino mentre tentava di forzare, con un cacciavite, la porta di accesso ai locali cantina di un palazzo. L’immediato intervento delle forze dell’ordine portava all’arresto del soggetto. Il procedimento penale che ne è seguito ha visto l’uomo condannato sia in primo grado che in appello per il reato di tentato furto aggravato dalla violenza sulle cose.

Il Ricorso in Cassazione e la particolare tenuità del fatto

La difesa ha presentato ricorso alla Suprema Corte lamentando diversi vizi della sentenza d’appello. Tra i motivi principali, spiccava la critica alla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p. La Corte d’Appello aveva negato il beneficio basandosi su elementi quali i precedenti penali dell’imputato, la sua condizione di emarginazione sociale e il mancato inserimento socio-lavorativo. Secondo i giudici di merito, questi fattori indicavano una propensione a delinquere che ostacolava il riconoscimento della tenuità del fatto. La difesa ha sostenuto che tale valutazione fosse erronea, in quanto basata su aspetti soggettivi estranei al perimetro valutativo della norma.

Altri motivi di ricorso

Oltre alla questione centrale sulla particolare tenuità del fatto, il ricorso contestava anche:
* La sussistenza dell’aggravante della violenza sulle cose, ritenendo che le semplici scalfitture sulla porta non costituissero un danno rilevante.
* Il diniego dell’attenuante del danno di speciale tenuità, sostenendo una valutazione prognostica errata sul potenziale bottino.
* La mancata concessione della sospensione condizionale della pena e delle sanzioni sostitutive.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il motivo relativo all’erronea applicazione dell’art. 131-bis c.p. I giudici hanno chiarito che la valutazione sulla particolare tenuità del fatto deve concentrarsi su due indici principali: le modalità della condotta e l’esiguità del danno o del pericolo. Questi elementi devono essere apprezzati secondo i criteri oggettivi dell’art. 133, comma 1, del codice penale.

La Suprema Corte ha specificato che aspetti come i motivi a delinquere, il carattere del reo e le sue condizioni di vita individuali, familiari e sociali (previsti dal comma 2 dell’art. 133) sono irrilevanti per la valutazione della tenuità dell’offesa. Questi elementi, infatti, attengono alla capacità a delinquere dell’imputato, un profilo distinto e non pertinente ai fini dell’art. 131-bis. La Corte d’Appello ha quindi commesso un errore logico-giuridico nel fondare il diniego su fattori come l’emarginazione sociale dell’imputato.

Per quanto riguarda il presupposto ostativo del ‘comportamento abituale’, la Cassazione ha ribadito che un vago riferimento ai precedenti penali non è sufficiente. Il giudice deve specificare la natura e il numero delle precedenti condanne per dimostrare concretamente la commissione di ‘almeno altri due reati della stessa indole’, come richiesto dalla giurisprudenza consolidata.

La Corte ha invece rigettato i motivi riguardanti le aggravanti e le attenuanti, confermando che anche un lieve danneggiamento come una scalfittura integra la ‘violenza sulle cose’ e che la prognosi sul potenziale danno, data la presenza di più cantine, era stata correttamente valutata come non irrisoria.

le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente alla questione concernente l’applicazione dell’art. 131-bis del codice penale, rinviando il caso ad un’altra sezione della Corte d’Appello di Roma per una nuova valutazione. Questa decisione riafferma un principio cruciale: la valutazione della particolare tenuità del fatto deve essere ancorata a criteri oggettivi legati al reato e non deve essere inquinata da considerazioni soggettive sulla persona del reo. I giudici dovranno ora riesaminare il caso attenendosi strettamente ai principi di diritto enunciati, separando nettamente il giudizio sul fatto dal giudizio sull’autore.

Quali sono i criteri per valutare la particolare tenuità del fatto secondo la Cassazione?
La valutazione deve basarsi esclusivamente su indici oggettivi: le modalità della condotta e l’esiguità del danno o del pericolo. Non devono essere considerate le condizioni personali, sociali o i precedenti dell’imputato, che attengono alla sua capacità a delinquere e non alla gravità del fatto in sé.

La condizione di emarginazione sociale di un imputato può impedirgli di ottenere il beneficio della particolare tenuità del fatto?
No. La sentenza chiarisce che le condizioni di vita individuali, familiari e sociali dell’imputato, come l’emarginazione, sono estranee al perimetro valutativo dell’art. 131-bis c.p. e non possono essere usate per negare il beneficio.

Cosa si intende per ‘comportamento abituale’ che esclude la particolare tenuità del fatto?
Per comportamento abituale si intende la commissione, da parte dell’autore, di almeno altri due reati della stessa indole, oltre a quello per cui si procede. La sentenza specifica che il giudice non può fare un riferimento generico ai precedenti, ma deve indicarli puntualmente per motivare la sussistenza di tale presupposto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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