LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Particolare tenuità del fatto: esclusa se abituale

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di assoluzione per particolare tenuità del fatto nei confronti di un soggetto che aveva indebitamente percepito il reddito di cittadinanza per 19 mesi. La Corte ha stabilito che sia l’importo percepito (€9.418,58) sia i precedenti penali dell’imputato per reati della stessa indole ostacolano l’applicazione del beneficio, in quanto la condotta non può essere considerata né tenue né non abituale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Quando l’Abitualità Esclude il Beneficio

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta uno strumento fondamentale per il principio di proporzionalità nel diritto penale, consentendo di non punire condotte che, pur costituendo reato, risultano di minima offensività. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una valutazione attenta da parte del giudice. Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti di questo beneficio, sottolineando come la presenza di una condotta abituale, desunta anche da precedenti penali, ne precluda l’applicazione.

I Fatti del Caso: Indebita Percezione di Sostegno Pubblico

Il caso esaminato trae origine da una vicenda di indebita percezione del reddito di cittadinanza. Un individuo veniva accusato del reato previsto dall’art. 7 del d.l. n. 4 del 2019 per aver percepito il sussidio per diciannove mensilità, per un importo complessivo di 9.418,58 euro. In secondo grado, la Corte di appello, riformando la sentenza del Tribunale, aveva assolto l’imputato proprio in virtù della particolare tenuità del fatto.

La Decisione della Corte d’Appello e il Ricorso del Procuratore

La Corte territoriale aveva ritenuto l’offesa particolarmente tenue, senza però fornire un’adeguata motivazione su come un importo così cospicuo, percepito per un periodo prolungato, potesse essere considerato di lieve entità. Avverso tale decisione, il Procuratore generale ha proposto ricorso per cassazione, sollevando due questioni cruciali:

1. La manifesta illogicità della motivazione nel considerare l’offesa tenue, a fronte della somma e della durata della percezione.
2. La mancata considerazione del requisito della non abitualità della condotta, dato che l’imputato aveva precedenti penali per reati della stessa indole, come risultava dal certificato del casellario giudiziale.

L’Analisi della Cassazione sulla Particolare Tenuità del Fatto

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza impugnata e rinviando il caso a un nuovo giudizio. I giudici di legittimità hanno ribadito che l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. è subordinata alla sussistenza congiunta di due condizioni:

1. La particolare tenuità dell’offesa: da valutare in base alle modalità della condotta e all’esiguità del danno o del pericolo.
2. La non abitualità del comportamento: il beneficio non si applica se l’autore del reato è un delinquente abituale, professionale o per tendenza, o se ha commesso più reati della stessa indole.

Il Criterio dell’Abitualità e i Reati della Stessa Indole

La Corte ha posto particolare enfasi sul secondo requisito. Richiamando l’orientamento consolidato delle Sezioni Unite (sent. Tushaj, 2016), ha specificato che la nozione di “reati della stessa indole” non si limita a quelli che violano la stessa norma, ma include anche illeciti che, pur previsti da leggi diverse, condividono caratteri fondamentali comuni, sia per la natura oggettiva dei fatti che per le finalità soggettive della condotta.

Nel caso specifico, la Corte d’appello aveva completamente omesso di valutare il casellario giudiziale dell’imputato, che avrebbe potuto rivelare una tendenza a commettere reati con caratteristiche simili, integrando così quella serialità che la legge intende escludere dal beneficio.

Le motivazioni

La Cassazione ha ritenuto la motivazione della sentenza impugnata doppiamente viziata. In primo luogo, l’ha definita “manifestamente illogica” e “apodittica” nel considerare irrilevante una somma di quasi 9.500 euro percepita indebitamente per oltre un anno e mezzo. Una tale condotta non può essere liquidata come di lieve entità senza una giustificazione concreta. In secondo luogo, e in modo ancora più decisivo, la Corte d’appello ha ignorato lo sbarramento legale rappresentato dall’abitualità del comportamento. La valutazione della particolare tenuità del fatto non può prescindere dall’analisi della personalità e della storia criminale dell’imputato, come delineata dai suoi precedenti. Ignorare questo aspetto significa disapplicare una condizione essenziale prevista dalla norma.

Le conclusioni

Questa pronuncia riafferma un principio cardine: la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non è un meccanismo di clemenza generalizzato, ma un istituto che richiede un’analisi rigorosa e completa. I giudici devono valutare non solo il singolo episodio criminoso, ma anche il contesto generale della condotta dell’autore. La presenza di precedenti specifici o di una pluralità di reati della stessa indole è un indicatore di “abitualità” che impedisce l’applicazione del beneficio, anche se il singolo fatto, isolatamente considerato, potrebbe apparire di modesta gravità. La sentenza serve quindi come un importante monito a considerare tutti gli indici previsti dalla legge prima di escludere la punibilità di un reato.

Quando si può applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
La si può applicare solo quando sono presenti congiuntamente due condizioni: la particolare tenuità dell’offesa (valutata secondo le modalità della condotta e l’esiguità del danno) e la non abitualità del comportamento dell’autore del reato.

Cosa si intende per “comportamento non abituale” ai fini dell’art. 131-bis del codice penale?
Significa che l’autore non deve essere stato dichiarato delinquente abituale, professionale o per tendenza, né deve aver commesso più reati della stessa indole. La sentenza chiarisce che anche solo due reati precedenti di natura simile possono integrare l’abitualità e quindi escludere il beneficio.

La percezione di una somma rilevante per un lungo periodo può essere considerata di particolare tenuità?
No. Secondo questa sentenza, la percezione di oltre 9.400 euro per diciannove mensilità consecutive non può essere considerata un’offesa di particolare tenuità. Ritenere il contrario, senza una specifica e solida motivazione, rende la decisione del giudice manifestamente illogica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati