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Particolare tenuità del fatto: esclusa per recidiva

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato, condannato per false dichiarazioni, che chiedeva l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte ha stabilito che i numerosi precedenti penali specifici del ricorrente dimostrano l’abitualità della condotta, un fattore che preclude l’applicazione del beneficio previsto dall’art. 131-bis c.p.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Quando i Precedenti Penali Chiudono la Porta alla Non Punibilità

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale, consentendo di escludere la punibilità per reati di minima offensività. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e incontra precisi limiti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce come i precedenti penali, soprattutto se specifici, possano costituire un ostacolo insormontabile all’applicazione di questo beneficio, delineando il concetto di “condotta abituale”.

Il Caso in Esame: Un Ricorso Contro la Condanna

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo, già condannato nei primi due gradi di giudizio per il reato previsto dall’art. 95 del d.P.R. 115/2002 (Testo Unico sulle spese di giustizia). La difesa dell’imputato aveva articolato il ricorso per Cassazione su tre punti principali:

1. Errata applicazione della norma incriminatrice.
2. Mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.).
3. Mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).

L’imputato sosteneva che il fatto commesso fosse di lieve entità e che la sua personalità non giustificasse un trattamento sanzionatorio severo. La Corte di Appello, tuttavia, aveva già respinto tali richieste, confermando la condanna.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo i motivi presentati manifestamente infondati e generici. I giudici hanno confermato integralmente la decisione della Corte di Appello, fornendo una chiara spiegazione sui limiti all’applicazione dei benefici richiesti, in particolare quello della particolare tenuità del fatto.

Le Motivazioni: Perché la Particolare Tenuità del Fatto è Stata Esclusa?

La Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni difensive, basando la propria decisione su consolidati principi giurisprudenziali.

La Negativa Personalità dell’Imputato e le Attenuanti Generiche

In primo luogo, riguardo alla richiesta di attenuanti generiche, i giudici hanno evidenziato che la Corte di merito aveva correttamente motivato il diniego. La decisione si fondava sulla “negativa personalità dell’imputato”, desunta dai suoi numerosi precedenti penali, anche specifici per reati della stessa indole. Secondo la Cassazione, l’assenza di elementi positivi da valutare e la presenza di un curriculum criminale significativo sono sufficienti a giustificare il rigetto delle attenuanti, poiché implicitamente formulano un giudizio di disvalore sulla personalità del soggetto.

Il Carattere Abituale della Condotta come Ostacolo alla Tenuità

Il punto cruciale della decisione riguarda l’esclusione della particolare tenuità del fatto. La Corte ha ribadito che questo beneficio non può essere concesso quando il comportamento dell’autore del reato è “abituale”. Nel caso di specie, i precedenti penali specifici dell’imputato non sono stati considerati episodi isolati, ma la manifestazione di una tendenza a delinquere.

Citando un proprio precedente (Sez. 5, n. 26813/2016), la Corte ha spiegato che la commissione di più reati della stessa indole porta a una valutazione complessiva del “fatto” nella sua dimensione “plurima”. In questo contesto, l’eventuale tenuità del singolo episodio perde di rilevanza, poiché è la serialità della condotta a essere ostativa. Il carattere abituale, quindi, rende l’imputato immeritevole del beneficio, a prescindere dalla gravità del singolo reato contestato.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame offre un importante spunto di riflessione sulle condizioni di accesso ai benefici penali. La decisione ribadisce con forza un principio fondamentale: la valutazione per la concessione delle attenuanti generiche e, soprattutto, della non punibilità per particolare tenuità, non può prescindere da un’analisi complessiva della storia criminale dell’imputato. I precedenti penali non sono un mero dato anagrafico, ma un elemento chiave per delineare la personalità e l’abitualità della condotta. Per i professionisti del diritto, ciò significa che una difesa mirata all’ottenimento di tali benefici deve necessariamente confrontarsi con il passato del proprio assistito, cercando di dimostrare, ove possibile, l’occasionalità del fatto e la presenza di elementi positivi di personalità che possano controbilanciare un eventuale curriculum criminale.

I precedenti penali possono impedire la concessione delle attenuanti generiche?
Sì, la Corte ha stabilito che i precedenti penali possono essere sufficienti a negare le attenuanti generiche, in quanto sono un indicatore della negativa personalità dell’imputato e della sua propensione a delinquere, specialmente in assenza di altri elementi positivi da valutare.

Quando non si applica la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Non si applica quando il comportamento dell’autore del reato è considerato abituale. L’abitualità, secondo la Corte, è dimostrata dalla presenza di precedenti penali specifici e dalla commissione di più reati della stessa indole, che rendono irrilevante la lieve entità del singolo episodio contestato.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione dei fatti e delle prove?
No, il ricorso in Cassazione può riguardare solo errori di diritto (vizi di legittimità). La ricostruzione dei fatti, la valutazione delle prove e l’apprezzamento della personalità dell’imputato sono di competenza esclusiva dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello), e le loro conclusioni, se adeguatamente motivate, non possono essere riesaminate dalla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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