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Particolare tenuità del fatto e spaccio: la Cassazione

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per spaccio di cocaina. La Corte ha negato l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, distinguendola dalla lieve entità del reato, a causa dei precedenti specifici e delle modalità della condotta.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Non Basta la Lieve Entità nello Spaccio

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale nel diritto penale degli stupefacenti, tracciando una linea netta tra il reato di ‘lieve entità’ e la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Suprema Corte ha chiarito che, anche se un episodio di spaccio viene qualificato come di lieve entità ai sensi della legge sulla droga, ciò non comporta automaticamente l’applicazione dell’art. 131-bis del codice penale. La valutazione, infatti, deve tenere conto di parametri diversi e più ampi, che includono la personalità dell’imputato e la non occasionalità della condotta.

Analisi del Caso Concreto

Il caso esaminato riguarda un uomo condannato in primo e secondo grado per aver detenuto, ai fini di cessione a terzi, una bustina contenente 20 involucri di cocaina per un peso lordo complessivo di 11 grammi. All’imputato era stata contestata anche la recidiva specifica infraquinquennale.

La difesa aveva presentato ricorso in Cassazione lamentando principalmente due vizi:
1. La mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), sostenendo che l’istruttoria avesse dimostrato l’esiguità dell’offesa e il comportamento non abituale dell’imputato.
2. Una violazione di legge nella determinazione della pena, in relazione ai parametri dell’art. 133 del codice penale.

La Corte di Appello aveva confermato la condanna del Tribunale, escludendo l’applicabilità della causa di non punibilità. Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso, ma la Suprema Corte lo ha dichiarato inammissibile.

La Distinzione tra Lieve Entità e Particolare Tenuità del Fatto

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nella netta distinzione tra due concetti giuridici che, sebbene simili in apparenza, rispondono a logiche e criteri di valutazione differenti.

Il Reato di Lieve Entità (Art. 73, comma 5, d.p.r. 309/1990)

Questa norma prevede una pena più mite per i reati legati agli stupefacenti quando il fatto, per i mezzi, le modalità o le circostanze dell’azione, ovvero per la quantità e qualità delle sostanze, è di ‘lieve entità’. La valutazione è quindi concentrata sugli aspetti oggettivi del reato commesso.

La Particolare Tenuità del Fatto (Art. 131-bis c.p.)

Questa causa di non punibilità ha un raggio di applicazione più ampio e non si limita ai soli reati di droga. Per essere applicata, richiede una valutazione complessa e congiunta che include:
* Le modalità della condotta.
* Il grado di colpevolezza.
* L’entità del danno o del pericolo.
* Il carattere non abituale della condotta.

Come sottolineato dalla Corte, queste due fattispecie non sono coincidenti. È possibile che un fatto sia qualificato come di ‘lieve entità’ ma non integri la ‘particolare tenuità’.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso inammissibile perché basato su motivi non deducibili in sede di legittimità. I giudici di merito avevano già fornito una motivazione logica e congrua per escludere l’applicazione dell’art. 131-bis c.p., basandosi su elementi specifici che non consentivano di qualificare l’offesa come tenue.

In particolare, la decisione si fonda sui seguenti punti:

1. Valutazione Complessiva: I giudici hanno considerato non solo la quantità di droga (suddivisa in 42 dosi), ma anche la personalità dell’imputato, i suoi precedenti specifici e la non occasionalità del comportamento illecito. Questi elementi, nel loro insieme, delineavano un quadro incompatibile con la particolare tenuità del fatto.

2. Autonomia delle Valutazioni: La Corte ha ribadito il principio secondo cui il riconoscimento della ‘lieve entità’ non implica automaticamente l’applicazione dell’art. 131-bis. La seconda valutazione richiede un’analisi più approfondita che comprende anche la condotta non abituale, elemento che nel caso di specie mancava, data la recidiva e le modalità operative (spaccio in una nota piazza).

3. Inammissibilità del Motivo sulla Pena: Anche la censura relativa alla determinazione della pena è stata giudicata generica e inammissibile. La Corte ha stabilito che, a fronte di una motivazione adeguata da parte dei giudici di merito basata sui criteri dell’art. 133 c.p., il suo giudizio non può essere riesaminato in sede di legittimità, specialmente in presenza di una ‘doppia conforme’ (decisioni identiche in primo e secondo grado).

Le Conclusioni

La sentenza conferma un orientamento consolidato della giurisprudenza: la non punibilità per particolare tenuità del fatto non è un automatismo derivante dalla modesta quantità di stupefacente. I giudici devono condurre una valutazione globale che tenga conto di tutti gli indici previsti dall’art. 133 c.p., inclusi i precedenti penali e la serialità del comportamento. Per gli operatori del diritto e i cittadini, questa pronuncia è un importante promemoria del fatto che, per beneficiare di cause di esclusione della punibilità, non basta guardare all’aspetto puramente quantitativo del reato, ma è necessario considerare il contesto complessivo della condotta e la personalità del suo autore.

Qual è la differenza tra ‘lieve entità’ e ‘particolare tenuità del fatto’ nei reati di droga?
La ‘lieve entità’ (art. 73, c. 5) si valuta in base a mezzi, modalità, circostanze, quantità e qualità della sostanza. La ‘particolare tenuità del fatto’ (art. 131-bis c.p.) richiede una valutazione più ampia che include le modalità della condotta, la colpevolezza, l’entità del danno e il carattere non abituale del comportamento, che sono elementi distinti e non sovrapponibili.

Perché la Corte ha negato l’applicazione della particolare tenuità del fatto in questo caso?
La Corte ha negato l’applicazione perché, nonostante la quantità di droga potesse rientrare nella lieve entità, la valutazione complessiva era negativa. Sono stati considerati elementi ostativi i precedenti specifici dell’imputato, la non occasionalità del suo comportamento illecito e le concrete modalità della condotta (detenzione di 42 dosi di cocaina pronte per lo spaccio).

È possibile ottenere la non punibilità per particolare tenuità del fatto anche se si è già stati condannati in passato?
La sentenza evidenzia che i ‘precedenti specifici’ e la ‘non occasionalità del comportamento illecito’ sono elementi che ostacolano il riconoscimento della particolare tenuità del fatto. Pertanto, la presenza di condanne precedenti, specialmente per reati della stessa indole, rende molto difficile l’applicazione di questa causa di non punibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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