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Particolare tenuità del fatto e sicurezza sul lavoro

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imprenditrice contro la condanna per violazioni della sicurezza sul lavoro. La Corte ha negato l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), affermando che l’omessa nomina del medico competente non è un’offesa lieve, e che il successivo adempimento delle prescrizioni non è sufficiente a rendere il reato tenue.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Non si Applica alle Violazioni sulla Sicurezza sul Lavoro

La recente ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Penale, ribadisce un principio fondamentale: la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro è un bene giuridico di primaria importanza. Di conseguenza, le violazioni in questo campo difficilmente possono beneficiare della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne le implicazioni pratiche per i datori di lavoro.

Il Caso in Esame: Violazioni sulla Sicurezza sul Lavoro

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un’imprenditrice, condannata per non aver adempiuto a due obblighi cruciali in materia di sicurezza sul lavoro: la nomina del medico competente per la sorveglianza sanitaria e l’aver affidato compiti ai lavoratori senza tenere conto delle loro effettive condizioni e capacità in rapporto alla loro salute e sicurezza.

La difesa sosteneva che la condotta fosse di lieve entità e che, avendo l’imputata successivamente ottemperato alle prescrizioni imposte dall’organo di vigilanza, si dovesse applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

La Decisione della Cassazione sul Ricorso

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. La Corte ha ritenuto che i motivi del ricorso fossero manifestamente infondati e, in parte, riproduttivi di censure già correttamente respinte nei precedenti gradi di giudizio. I giudici hanno sottolineato che l’appello mirava a una rivalutazione dei fatti, un’attività preclusa al giudizio di legittimità, che si concentra invece sulla corretta applicazione della legge.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su argomentazioni chiare e rigorose. In primo luogo, ha affermato che l’inadempimento di obblighi di fondamentale importanza per la tutela della salute dei lavoratori non può essere considerato una condotta di ‘modesta offensività’. La mancata nomina del medico competente e l’assegnazione di mansioni senza una valutazione preventiva della salute del lavoratore costituiscono, di per sé, violazioni gravi.

Un punto cruciale della motivazione riguarda il comportamento successivo al reato. La difesa aveva evidenziato che l’imputata aveva adempiuto alle prescrizioni, sanando la situazione. Tuttavia, la Corte ha specificato che questo adempimento, pur essendo stato valutato positivamente per la concessione delle circostanze attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.), non è sufficiente a trasformare un reato originariamente grave in un fatto di particolare tenuità del fatto.

Facendo riferimento a una recente riforma (D.Lgs. 150/2022) e a un precedente specifico (Cass. n. 18029/2023), i giudici hanno chiarito che, sebbene la condotta successiva al reato sia ora un elemento da considerare ai fini dell’art. 131-bis c.p., essa non può, da sola, rendere tenue un’offesa che non lo era al momento della sua commissione. Deve essere inserita in un giudizio complessivo, basato sui parametri dell’art. 133 c.p., sull’entità dell’offesa recata.

Infine, la Corte ha rilevato un vizio procedurale: la richiesta di applicazione dell’art. 131-bis non era nemmeno stata avanzata formalmente in sede di merito, rendendo la doglianza in Cassazione priva di pregio.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza invia un messaggio inequivocabile ai datori di lavoro e ai professionisti del settore: la normativa sulla sicurezza sul lavoro non ammette scorciatoie. Le violazioni, anche se formalmente sanate in un secondo momento, mantengono la loro gravità originaria e difficilmente potranno essere derubricate a ‘fatti di particolare tenuità’. L’adempimento postumo può mitigare la pena, ma non cancella la punibilità del reato. La priorità assoluta resta la prevenzione, ovvero il rispetto scrupoloso e costante degli obblighi di legge a tutela dell’integrità fisica e della salute dei lavoratori.

L’omessa nomina del medico competente in azienda può essere considerata un reato di particolare tenuità?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’inadempimento di obblighi fondamentali per la tutela della salute dei lavoratori, come la nomina del medico competente, non può essere considerato di modesta offensività e quindi non rientra nell’ambito dell’art. 131-bis c.p.

Se un datore di lavoro adempie alle prescrizioni dell’organo di vigilanza dopo la contestazione del reato, può ottenere la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Non necessariamente. La Corte ha chiarito che il comportamento successivo alla commissione del reato, come l’adempimento delle prescrizioni, può essere valutato, ma non è sufficiente da solo a rendere tenue un’offesa che non lo era al momento della sua commissione. Può, al più, essere considerato per la concessione di attenuanti generiche.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione ripropone le stesse argomentazioni già respinte nei gradi di merito?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. La Corte di Cassazione non riesamina i fatti del processo, ma valuta solo la corretta applicazione della legge. Riproporre motivi già vagliati e disattesi senza individuare specifiche criticità giuridiche rende il ricorso inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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