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Particolare tenuità del fatto e sicurezza sul lavoro

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un imprenditore edile per la mancata installazione di una recinzione di sicurezza in cantiere. La Corte ha escluso l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, sottolineando che l’elevata pericolosità intrinseca della violazione in materia di sicurezza sul lavoro prevale sulla successiva condotta riparatoria dell’imputato e sulla sua incensuratezza. Questa sentenza ribadisce il rigore con cui vengono trattati i reati di pericolo presunto a tutela dei lavoratori e dei terzi.

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Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Non Basta Riparare al Danno nei Reati sulla Sicurezza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia di sicurezza sul lavoro, chiarendo i limiti di applicazione della particolare tenuità del fatto. La decisione sottolinea che, anche di fronte a una condotta riparatoria e a un profilo personale incensurato, la natura intrinsecamente pericolosa di una violazione delle norme di sicurezza può impedire l’archiviazione del procedimento per tenuità. Analizziamo insieme i dettagli di questo importante caso.

Il caso: mancata recinzione e la condanna

I fatti riguardano l’amministratore unico di un’impresa edile, condannato dal Tribunale al pagamento di un’ammenda di 1.200 euro. La sua colpa? Aver omesso di installare un’adeguata recinzione di sicurezza in un cantiere dove erano in corso lavori di rifacimento del manto stradale, in una zona interessata dal transito di pedoni. La violazione contestata è quella prevista dall’art. 109 del D.Lgs. n. 81/2008 (Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro).

Il ricorso: si può invocare la particolare tenuità del fatto?

L’imprenditore, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su un unico motivo: la violazione di legge per il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).
La difesa sosteneva che il giudice di primo grado avesse errato a non considerare diversi elementi a favore dell’imputato, tra cui:

* La condotta successiva al reato, ovvero l’avvenuta installazione della recinzione.
* L’incensuratezza dell’imputato.
* La non abitualità della condotta.
* Il fatto che l’impresa, pur operando da anni nel settore, non avesse mai ricevuto sanzioni.

Secondo il ricorrente, la mancanza temporanea della recinzione non avrebbe creato una situazione di pericolo concreto per i pedoni, e la successiva regolarizzazione avrebbe dovuto essere valutata positivamente ai fini della tenuità.

La particolare tenuità del fatto nei reati di pericolo

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso infondato, cogliendo l’occasione per ribadire come deve essere valutata la particolare tenuità del fatto. Questo giudizio non si limita a considerare solo l’entità del danno, ma richiede un’analisi complessa che abbraccia tutte le peculiarità del caso concreto, in primis le modalità della condotta.

La Corte ha chiarito che, sebbene la riforma del 2022 (D.Lgs. n. 150/2022) consenta di valutare la condotta dell’imputato successiva al reato (la cosiddetta condotta post-factum), questa non può, da sola, rendere tenue un’offesa che non lo era al momento della sua commissione. La riparazione del danno è un elemento positivo, ma va bilanciato con la gravità originaria del fatto.

Le motivazioni della Corte

Nel caso specifico, la violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro costituisce un reato di pericolo presunto. Ciò significa che la legge presume la pericolosità della condotta omissiva (la mancata recinzione) a prescindere dal fatto che si sia verificato un incidente. L’obiettivo della norma è prevenire il pericolo alla radice.

Il Tribunale, secondo la Cassazione, ha correttamente operato un bilanciamento tra l’elemento negativo (l’elevata intensità del pericolo creato dalla mancata recinzione in un’area di transito pedonale) e quello positivo (la successiva installazione della stessa). In questa comparazione, ha ritenuto, giustamente, che la pericolosità intrinseca della condotta fosse preponderante.

In altre parole, la gravità dell’aver esposto i pedoni a un rischio significativo ha un peso maggiore rispetto al merito di aver poi eliminato quel rischio. L’offesa al bene giuridico tutelato (la sicurezza e l’incolumità pubblica) è stata considerata tutt’altro che tenue. Di conseguenza, la Corte ha concluso che la decisione del giudice di merito di escludere l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. fosse corretta.

Conclusioni

Questa sentenza invia un messaggio chiaro a tutti gli operatori del settore edile e, più in generale, a tutti i datori di lavoro. La sicurezza non ammette leggerezze. La condotta riparatoria, pur essendo un gesto apprezzabile, non è un “salvacondotto” automatico per evitare la condanna. Nei reati di pericolo presunto, come quelli in materia di sicurezza sul lavoro, il disvalore della condotta è considerato elevato di per sé, poiché mette a rischio beni primari come la vita e la salute. Pertanto, l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto in questo ambito rimane un’eccezione, da valutare con estremo rigore e solo in casi di minima offensività.

La condotta riparatoria, come installare una recinzione mancante, è sufficiente per ottenere la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha chiarito che la condotta successiva al reato, pur essendo valutabile, non può da sola rendere tenue un’offesa che al momento della commissione era grave. Deve essere bilanciata con la pericolosità originaria del fatto.

Perché in questo caso non è stato necessario dimostrare un pericolo concreto per i pedoni?
Perché la violazione contestata è un “reato di pericolo presunto”. In questi reati, la legge presume che la condotta stessa (in questo caso, l’omissione della recinzione) sia intrinsecamente pericolosa, senza che l’accusa debba provare l’esistenza di un pericolo effettivo e immediato.

L’incensuratezza dell’imputato e la storia senza sanzioni della sua azienda non sono state considerate elementi validi?
Sono stati considerati, ma non ritenuti sufficienti a superare la gravità della violazione. Nel giudizio sulla tenuità del fatto, la pericolosità della condotta ha un peso preponderante, e in questo caso è stata giudicata di intensità tale da rendere recessivi gli altri elementi positivi come la fedina penale pulita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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