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Particolare tenuità del fatto e ricettazione lieve

Un soggetto, condannato per ricettazione lieve di un telefono cellulare, ha presentato ricorso in Cassazione. La Corte Suprema ha respinto le argomentazioni sulla colpevolezza ma ha accolto il motivo relativo alla mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). La sentenza è stata annullata con rinvio, poiché la corte d’appello aveva erroneamente escluso l’applicabilità dell’istituto basandosi su una giurisprudenza superata da una pronuncia della Corte Costituzionale.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: la Cassazione apre alla ricettazione lieve

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 894/2024, è intervenuta su un caso di ricettazione di un telefono cellulare, offrendo un’importante precisazione sull’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). La pronuncia chiarisce come l’evoluzione giurisprudenziale, in particolare a seguito di una fondamentale sentenza della Corte Costituzionale, abbia ampliato le maglie di questo istituto, anche per reati che, come la ricettazione, non prevedono un minimo edittale di pena detentiva.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per il reato di ricettazione lieve, per aver ricevuto un telefono cellulare di provenienza illecita. La condanna, emessa dal Tribunale di Lagonegro in sede di giudizio abbreviato, era stata successivamente confermata dalla Corte di Appello di Potenza. L’imputato, sostenendo la propria innocenza, ha proposto ricorso per Cassazione, adducendo diverse motivazioni, sia in punto di responsabilità sia in merito alla mancata concessione di benefici di legge.

I Motivi del Ricorso e la questione della particolare tenuità del fatto

Il ricorrente ha contestato la sua responsabilità penale sotto vari profili. In primo luogo, ha sostenuto di aver semplicemente trovato il cellulare per strada in un’epoca in cui l’appropriazione di cose smarrite era già stata depenalizzata, escludendo così la sussistenza del reato presupposto della ricettazione. Inoltre, ha negato di essere l’autore del furto e ha contestato la ricostruzione del dolo da parte dei giudici di merito.

Il motivo di ricorso più significativo, tuttavia, è stato il quinto, con cui si lamentava la mancata applicazione dell’art. 131-bis del codice penale. La difesa sosteneva che, a seguito della Riforma Cartabia e dell’evoluzione giurisprudenziale, la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto dovesse essere applicata anche ai reati che, come la ricettazione, non prevedono una pena minima edittale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha suddiviso la propria analisi in due parti. In primo luogo, ha rigettato i primi quattro motivi di ricorso, confermando l’affermazione di responsabilità dell’imputato. I giudici hanno ribadito il consolidato principio secondo cui la mancata giustificazione del possesso di una cosa di provenienza delittuosa costituisce una prova del dolo di ricettazione. Hanno inoltre chiarito che la ricettazione di un bene proveniente dal reato (ora depenalizzato) di appropriazione di cosa smarrita conserva la sua rilevanza penale, poiché la natura delittuosa del bene va valutata al momento della ricezione.

La Corte ha invece accolto il quinto motivo di ricorso. Ha evidenziato come la Corte di Appello avesse negato l’applicazione dell’art. 131-bis basandosi su un orientamento giurisprudenziale ormai superato. La decisione impugnata faceva infatti riferimento a un principio antecedente alla sentenza della Corte Costituzionale n. 156 del 2020. Con tale pronuncia, la Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 131-bis c.p. nella parte in cui non consentiva l’applicazione della causa di non punibilità ai reati per i quali non è previsto un minimo edittale di pena detentiva. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha stabilito che la sentenza impugnata doveva essere annullata su questo punto, poiché viziata da un’errata interpretazione della legge.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza della Corte di Appello di Potenza, ma limitatamente alla questione dell’applicazione dell’art. 131-bis c.p. Il caso è stato rinviato alla Corte di Appello di Salerno per un nuovo giudizio sul punto. Questo significa che, pur essendo stata confermata la colpevolezza dell’imputato, il nuovo giudice dovrà valutare se, alla luce dei principi stabiliti dalla Corte Costituzionale, il fatto possa essere considerato di particolare tenuità e, quindi, non punibile. La decisione rappresenta un’importante affermazione dell’ampliamento del campo di applicazione di un istituto deflattivo fondamentale del nostro sistema penale.

Commettere ricettazione per un oggetto smarrito è ancora reato?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la ricettazione di un bene proveniente dal reato di appropriazione di cosa smarrita (che è stato depenalizzato) mantiene la sua rilevanza penale. La valutazione sulla provenienza illecita del bene si fa con riferimento al momento in cui avviene la ricezione.

La non punibilità per particolare tenuità del fatto si applica a tutti i reati?
No, si applica ai reati per i quali è prevista una pena detentiva non superiore nel massimo a cinque anni. Grazie alla sentenza della Corte Costituzionale n. 156/2020, è applicabile anche ai reati che, pur rientrando in tale limite di pena massima, non prevedono un minimo edittale, come la ricettazione.

Qual è stata la decisione finale della Cassazione in questo caso?
La Corte ha confermato la colpevolezza dell’imputato per il reato di ricettazione, ma ha annullato la sentenza della corte d’appello riguardo alla mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Ha quindi rinviato il caso a un nuovo giudice per valutare se l’istituto sia applicabile al caso concreto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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