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Particolare tenuità del fatto e reiterazione: il caso

La Corte di Cassazione ha confermato una condanna per oltraggio a pubblico ufficiale, respingendo il ricorso di un imputato. La Corte ha stabilito che la particolare tenuità del fatto può essere esclusa non solo per la reiterazione del comportamento, ma anche per le specifiche modalità della condotta, come le minacce. È stato inoltre chiarito che la prescrizione del reato non era maturata a causa di plurime sospensioni del processo.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: quando la reiterazione la esclude?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 14021/2024, offre importanti chiarimenti sui limiti di applicabilità della particolare tenuità del fatto, specialmente in contesti di condotte reiterate. L’istituto, previsto dall’art. 131-bis del codice penale, rappresenta una causa di non punibilità per fatti di minima offensività, ma la sua concessione è subordinata a una valutazione complessa del caso concreto. Questo articolo analizza la decisione della Suprema Corte, che ha negato il beneficio a un uomo condannato per oltraggio a pubblico ufficiale.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un episodio avvenuto davanti al Municipio di un comune italiano. Un cittadino, sentendosi vittima di un’ingiustizia legata alla retribuzione per lavori socialmente utili, oltraggiava sia il Sindaco sia un Appuntato dei Carabinieri intervenuto per calmarlo. Per questi fatti, veniva condannato in primo grado a un mese di reclusione, sentenza poi confermata dalla Corte di appello.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. Il mancato riconoscimento della particolare tenuità del fatto, sostenendo che la Corte di Appello avesse erroneamente valorizzato la reiterazione del comportamento, avvenuta però nelle medesime circostanze di tempo e luogo. La difesa evidenziava inoltre la lieve entità del danno e lo scarso grado di consapevolezza dell’imputato, affetto da disabilità e disturbi di personalità, che agì spinto dalla sua difficile condizione economica.
2. L’estinzione dei reati per intervenuta prescrizione, che, secondo i calcoli della difesa, sarebbe maturata prima della sentenza di appello.

La valutazione della particolare tenuità del fatto da parte della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando entrambi i motivi. Sul primo punto, i giudici hanno sottolineato come la Corte di Appello avesse correttamente escluso la particolare tenuità del fatto non solo per la mera “reiterazione del comportamento”, ma anche per le specifiche e gravi modalità della condotta.

La sentenza impugnata, infatti, aveva dato peso anche alle “minacce profferite nei confronti del Pubblico Ufficiale”. Questo elemento è stato ritenuto decisivo per qualificare la condotta come non tenue. La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: nel valutare l’applicabilità dell’art. 131-bis c.p., il giudice può basare la sua decisione sugli elementi ritenuti più rilevanti ai sensi dell’art. 133 c.p., senza doverli analizzare tutti in dettaglio. La gravità delle modalità dell’azione, incluse le minacce, è stata quindi sufficiente a giustificare l’esclusione del beneficio.

La questione della prescrizione

Anche il secondo motivo di ricorso, relativo alla prescrizione, è stato giudicato infondato. La Corte ha ricostruito il calcolo dei termini, evidenziando che il decorso della prescrizione era stato sospeso per ben tre volte durante il processo di primo grado. Questi periodi di sospensione, cumulati, hanno spostato in avanti la data di estinzione del reato, rendendo la sentenza di appello tempestiva e valida. Di conseguenza, né la sentenza di primo grado né quella di appello erano state emesse dopo la scadenza dei termini.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri. In primo luogo, la valutazione della particolare tenuità del fatto non è un esercizio meramente quantitativo (numero di azioni), ma qualitativo. La reiterazione è un indice, ma le modalità concrete della condotta, come la presenza di minacce, possono assumere un peso preponderante e autonomo nell’escludere la tenuità. La Corte ha implicitamente affermato che oltraggiare e minacciare due distinti pubblici ufficiali nella stessa occasione va oltre la soglia della minima offensività. In secondo luogo, la corretta applicazione delle norme sulla sospensione della prescrizione è un aspetto tecnico ma cruciale per la validità del processo. La Corte ha semplicemente verificato la correttezza dei calcoli effettuati dai giudici di merito, confermando che il reato non era estinto.

Conclusioni

La sentenza in esame rafforza l’idea che la particolare tenuità del fatto non è un beneficio automatico per reati di lieve entità. Il giudice deve condurre una valutazione complessiva che tenga conto non solo del danno o del pericolo cagionato, ma anche della personalità dell’imputato e delle modalità dell’azione. La presenza di condotte aggressive o minacciose, anche se contestuali a un singolo episodio, può essere un elemento ostativo decisivo. Questa decisione serve da monito: la ripetizione di un illecito, unita a modalità di condotta particolarmente gravi, chiude le porte alla non punibilità, anche in presenza di situazioni personali difficili dell’imputato.

La semplice reiterazione di un reato nella stessa occasione esclude sempre la particolare tenuità del fatto?
No, non automaticamente. La Corte ha chiarito che l’esclusione della particolare tenuità del fatto non si basava solo sulla “reiterazione del comportamento”, ma anche e soprattutto sulle specifiche modalità della condotta, come le minacce proferite sia verso il Sindaco che verso l’Appuntato dei Carabinieri.

Per escludere la non punibilità per particolare tenuità del fatto, il giudice deve analizzare tutti i criteri dell’art. 133 cod. pen.?
No. Secondo la sentenza, non è necessaria la disamina di tutti gli elementi di valutazione previsti dall’art. 133 del codice penale; è sufficiente l’indicazione di quelli ritenuti rilevanti per giustificare la decisione di escludere il beneficio.

Come si calcola la prescrizione in caso di sospensioni del processo?
Il periodo di prescrizione viene sospeso per la durata dei rinvii del processo dovuti a cause previste dalla legge (nel caso di specie, probabilmente richieste di rinvio o impedimenti). Questi periodi di sospensione non vengono contati nel calcolo del tempo totale necessario a estinguere il reato, posticipandone di fatto la scadenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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