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Particolare tenuità del fatto e reato continuato

Un imprenditore, condannato per tre violazioni in materia di sicurezza sul lavoro, ha impugnato la sentenza chiedendo l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19756/2024, ha annullato la decisione del tribunale, stabilendo che la presenza di più reati legati dal vincolo della continuazione non impedisce di per sé il riconoscimento della particolare tenuità del fatto. È necessaria una valutazione complessiva che tenga conto anche della condotta successiva al reato.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: applicabile anche al reato continuato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19756 del 2024, torna a pronunciarsi su un tema di grande rilevanza pratica: la compatibilità tra la particolare tenuità del fatto e il reato continuato. La pronuncia chiarisce che la presenza di più violazioni, anche se commesse in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, non rappresenta un ostacolo automatico all’applicazione dell’art. 131-bis del codice penale. Si tratta di un principio che privilegia una valutazione sostanziale e complessiva della vicenda, anziché un approccio meramente formale.

Il caso in esame

La vicenda trae origine da una sentenza del Tribunale di Rovigo, che aveva condannato un imprenditore per tre distinte violazioni della normativa sulla sicurezza sul lavoro (D. Lgs. 81/2008). In sede di giudizio, la difesa aveva richiesto l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, ma il Tribunale l’aveva negata. La motivazione del rigetto si basava su un unico presupposto: trattandosi di una pluralità di violazioni unite dal vincolo della continuazione, non era possibile riconoscere la tenuità.
L’imputato ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando un’errata interpretazione della norma e sottolineando come il giudice di merito non avesse considerato né un fondamentale orientamento delle Sezioni Unite, né la sua condotta successiva al reato, come l’adempimento delle prescrizioni e l’eliminazione delle conseguenze dannose.

La decisione della Corte sulla particolare tenuità del fatto

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza impugnata limitatamente al punto sull’applicabilità dell’art. 131-bis c.p. e rinviando al Tribunale di Rovigo per un nuovo esame.
I giudici di legittimità hanno definito la motivazione del Tribunale come ‘censurabile’, in quanto basata su un automatismo giuridico errato. La Cassazione ha ribadito con forza un principio già sancito dalle Sezioni Unite nel 2022: la pluralità di reati unificati nel vincolo della continuazione non è di per sé ostativa all’applicazione della causa di non punibilità.

Le motivazioni

Il cuore della decisione risiede nella necessità per il giudice di condurre una valutazione complessiva e concreta della fattispecie. La Corte ha specificato che, per decidere sulla particolare tenuità del fatto, il giudice deve considerare una serie di indicatori, tra cui:

* La natura e la gravità degli illeciti contestati;
* La tipologia dei beni giuridici protetti;
* Le finalità e le modalità esecutive delle condotte;
* Le motivazioni e le conseguenze derivate dai reati;
* Il contesto e il periodo di tempo in cui le violazioni si sono verificate;
* L’intensità del dolo o della colpa.

Inoltre, la Corte ha sottolineato un aspetto cruciale, reso ancora più rilevante dalla riforma del processo penale (D. Lgs. 150/2022): la rilevanza delle condotte successive al reato. Il Tribunale, nel caso di specie, aveva omesso di valutare il comportamento tenuto dall’imputato dopo l’accertamento delle violazioni, un elemento che invece la legge oggi richiede espressamente di considerare ai fini del giudizio sulla tenuità.
La sentenza impugnata è stata quindi annullata perché il giudice non ha svolto questa analisi completa, limitandosi a escludere l’istituto sulla base della sola presenza della continuazione tra i reati.

Le conclusioni

Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale garantista e sostanzialista. Il messaggio è chiaro: la valutazione sulla particolare tenuità del fatto non può fermarsi a dati puramente formali come il numero di reati commessi. Il giudice ha il dovere di guardare all’intera vicenda, analizzando la gravità complessiva del fatto e il comportamento dell’imputato, anche quello successivo alla commissione del reato. Questa decisione rappresenta un importante promemoria sull’obbligo di una valutazione approfondita e individualizzata, essenziale per garantire un’applicazione equa e proporzionata della legge penale.

La presenza di più reati uniti dal vincolo della continuazione impedisce di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
No, secondo la sentenza la pluralità di reati unificati nel vincolo della continuazione non è di per sé ostativa all’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Il giudice deve procedere a una valutazione complessiva del caso concreto.

Quali elementi deve valutare il giudice per decidere sulla particolare tenuità del fatto in caso di reato continuato?
Il giudice deve tenere conto di una serie di indicatori, tra cui la natura e la gravità degli illeciti, le modalità esecutive, le motivazioni, le conseguenze, il contesto temporale e, in particolare, i comportamenti successivi al fatto tenuti dall’imputato.

Il comportamento dell’imputato dopo il reato è rilevante per l’applicazione dell’art. 131-bis cod. pen.?
Sì, la sentenza evidenzia che la condotta successiva all’accertamento del reato, come l’adempimento delle prescrizioni, è un elemento che il giudice deve prendere in esame nel suo giudizio, specialmente alla luce delle novità legislative introdotte dal d. lgs. 150/2022.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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