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Particolare tenuità del fatto e reati tributari

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imprenditore condannato per omessa dichiarazione dei redditi. La Corte ha escluso l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, poiché l’imposta evasa superava significativamente la soglia di legge e la personalità dell’imputato, con precedenti per bancarotta, è stata ritenuta un elemento ostativo.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: No se l’Evasione Supera la Soglia

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 46748/2024, torna a pronunciarsi sui confini applicativi della particolare tenuità del fatto in materia di reati tributari. Il caso in esame riguarda un’omessa dichiarazione dei redditi con un’imposta evasa significativamente superiore alla soglia di punibilità. La decisione chiarisce che il superamento non irrisorio del limite di legge, unito a una valutazione negativa della personalità dell’imputato, preclude l’accesso a tale causa di non punibilità.

I Fatti di Causa

Un contribuente veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di omessa presentazione della dichiarazione dei redditi (art. 5 del D.Lgs. 74/2000). L’imposta evasa accertata ammontava a 68.147 euro, una cifra ben al di sopra della soglia di punibilità fissata dalla legge a 50.000 euro. La condanna, sospesa condizionalmente, prevedeva una pena di 5 mesi e 10 giorni di reclusione, oltre alla confisca del profitto del reato, pari all’imposta evasa.

I Motivi del Ricorso e la Particolare Tenuità del Fatto

L’imputato proponeva ricorso per cassazione basandosi su due principali motivi. In primo luogo, lamentava la mancata ammissione al patteggiamento, richiesta in fase iniziale. In secondo luogo, contestava il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131 bis del codice penale.

La difesa sosteneva che l’imputato avesse solo un precedente non grave e che, una volta cessata la sua carica di amministratore, non fosse più stato coinvolto in vicende penali.

La Decisione della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendolo infondato.

Sul primo punto, relativo al patteggiamento, i giudici hanno ribadito un principio consolidato: la scelta di procedere con il rito abbreviato preclude la possibilità di contestare in una fase successiva il rigetto di una precedente richiesta di patteggiamento. Si tratta di riti speciali alternativi e non convertibili tra loro.

Sul secondo e più rilevante motivo, la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito di negare l’applicazione della particolare tenuità del fatto. La motivazione si fonda su una duplice valutazione.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto corretto il diniego della non punibilità per due ragioni fondamentali.

La prima è di natura oggettiva: l’entità dell’imposta evasa. I 68.147 euro superano di oltre 18.000 euro la soglia di punibilità di 50.000 euro. Secondo la giurisprudenza costante, l’art. 131 bis può essere applicato nei reati tributari solo quando l’ammontare evaso sia ‘vicinissimo’ alla soglia. Uno scostamento così significativo, superiore al 36% della soglia stessa, esclude in radice la ‘tenuità’ dell’offesa.

La seconda ragione è di natura soggettiva e riguarda la personalità dell’imputato. I giudici hanno valorizzato una precedente sentenza di condanna, divenuta irrevocabile, per fatti di bancarotta fraudolenta. Questo precedente è stato interpretato come un indicatore di una ‘personalità incline a illeciti arricchimenti’, un elemento che, secondo la legge, è ostativo al riconoscimento della particolare tenuità del fatto.

Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento rigoroso nell’applicazione dell’art. 131 bis c.p. ai reati tributari. Il superamento non marginale della soglia di punibilità costituisce un forte indice contrario alla concessione del beneficio. Se a questo si aggiunge una valutazione negativa sulla personalità del reo, desunta da altri procedimenti penali, l’esclusione della causa di non punibilità diventa quasi automatica. Questa decisione ribadisce che il beneficio è riservato a violazioni di minima entità, sia dal punto di vista oggettivo del danno causato sia da quello soggettivo della condotta dell’autore.

È possibile ottenere l’applicazione della particolare tenuità del fatto se l’imposta evasa supera la soglia di punibilità?
No, se il superamento non è esiguo. La sentenza chiarisce che il beneficio può essere concesso solo se l’importo evaso è ‘vicinissimo’ alla soglia di legge. Uno scostamento di 18.147 euro è stato ritenuto eccessivo.

Perché il ricorso sulla mancata ammissione al patteggiamento è stato dichiarato inammissibile?
Perché l’imputato, dopo il rigetto della richiesta di patteggiamento, ha scelto di accedere al rito abbreviato. Secondo la Corte, i riti speciali sono alternativi e la scelta di uno preclude la possibilità di lamentarsi del rigetto dell’altro.

Quali elementi, oltre all’importo evaso, ha considerato la Corte per negare la particolare tenuità del fatto?
La Corte ha considerato la personalità dell’imputato, giudicata ‘incline a illeciti arricchimenti’ sulla base di una precedente condanna irrevocabile per bancarotta fraudolenta. Questo elemento soggettivo, unito alla gravità oggettiva del fatto, ha reso impossibile applicare la causa di non punibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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