Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 14885 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 14885 Anno 2025
Presidente: IMPERIALI NOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 14/01/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME nato a NISCEMI il 20/03/1980
avverso la sentenza del 28/03/2024 della CORTE APPELLO di REGGIO CALABRIA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso presentato nell’interesse di NOME COGNOME
ritenuto che il primo motivo di ricorso, con il quale si contesta l’affermazione in ordine alla penale responsabilità per il reato di cui all’art. 633 cod. pen., oltr ad essere privo dei requisiti di specificità previsti, a pena di inammissibilità dall’art. 581 cod. proc. pen., non è consentito in questa sede;
che, invero, la mancanza di specificità dei motivi deve essere apprezzata non solo intrinsecamente, ovverosia per la genericità e indeterminatezza delle ragioni di fatto e diritto a sostegno della censura, ma anche estrinsecamente, per l’apparenza degli stessi allorquando, non essendovi correlazione tra la complessità delle ragioni argomentate nella decisione impugnata e quelle poste a fondamento dell’impugnazione, omettano di assolvere la tipica funzione di una critica argomentata avverso la sentenza oggetto di ricorso;
che, inoltre, le doglianze difensive tendono a prefigurare una rivalutazione delle fonti probatorie e/o un’alternativa ricostruzione dei fatti mediante criteri d valutazione diversi da quelli adottati dal giudice del merito, estranee al sindacato del presente giudizio ed avulse da pertinente individuazione di specifici e decisivi travisamenti di emergenze processuali valorizzate dai giudicanti;
che, nella specie, i giudici del merito hanno ampiamente vagliato e disatteso, con argomentazione esente da criticità giustificative, le doglianze difensive dell’appello, meramente riprodotte in questa sede (si veda, in particolare, l’ultima pagina della sentenza);
considerato che il secondo motivo, con il quale si deduce la violazione di legge in relazione all’art. 131-bis cod. pen., oltre ad essere privo di concreta specificità, è anche manifestamente infondato;
che, invero, ai fini dell’esclusione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è da ritenersi adeguata la motivazione che dia conto dell’assenza di uno soltanto dei presupposti richiesti dall’art. 131-bis ritenuto, evidentemente, decisivo (cfr. Sez. 3, n. 34151 del 18/06/2018, Foglietta, Rv. 273678);
che, inoltre, il delitto di invasione di terreni demaniali di cui agli artt. 633 639-bis cod. pen. ha natura permanente, atteso che l’offesa al patrimonio demaniale perdura sino a che continua l’invasione arbitraria del terreno al fine di occuparlo o di trarne profitto, sicché è preclusa, sino a quando la permanenza non sia cessata, l’applicazione della causa di non punibilità per la particolare tenuità del fatto ex art. 131-bis cod. pen., in ragione della perdurante compressione del bene giuridico per effetto della condotta delittuosa (cfr. Sez. 2, n. 16363 del 13/02/2019, COGNOME, Rv. 276096 – 01; Sez. 3, n. 30383 del 30/03/2016, COGNOME, Rv. 267589 – 01);
che, nel caso in esame, le doglianze difensive prospettano enunciati
ermeneutici in palese contrasto con la consolidata giurisprudenza di legittimità
appena richiamata e si basano su assunti relativi alla ricostruzione dinamica della fattispecie concreta, non sindacabile in questa sede;
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la
condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle
ammende.
Così deciso, il 14 gennaio 2025.