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Particolare tenuità del fatto e reati permanenti

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per invasione di terreni. Si è stabilito che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non è applicabile ai reati permanenti, come l’invasione, finché la condotta illecita perdura, a causa della continua compressione del bene giuridico tutelato.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Inapplicabile ai Reati Permanenti in Corso

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto per deflazionare il carico giudiziario e garantire proporzionalità della sanzione, trova un limite invalicabile nei reati permanenti la cui condotta è ancora in atto. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito questo principio fondamentale, dichiarando inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per invasione di terreni demaniali.

Il Caso in Esame: Invasione di Terreni e Ricorso in Cassazione

Una persona veniva condannata dalla Corte d’Appello per il reato di invasione di terreni, previsto dall’articolo 633 del codice penale. Contro questa decisione, l’imputata proponeva ricorso per Cassazione, basandolo su due motivi principali:

1. Una contestazione generica sulla sua responsabilità penale.
2. La mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, disciplinata dall’art. 131-bis c.p.

La Suprema Corte ha analizzato entrambi i motivi, giungendo a una declaratoria di inammissibilità e manifesta infondatezza del ricorso.

La Valutazione del Ricorso e la Specificità dei Motivi

Il primo motivo del ricorso è stato giudicato inammissibile per mancanza di specificità. La Cassazione ha ricordato che un’impugnazione non può limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni difensive già respinte nei gradi di merito. È necessario che il ricorso instauri un confronto critico e argomentato con la sentenza impugnata, evidenziando specifici vizi logici o giuridici. Chiedere una mera rivalutazione delle prove o una ricostruzione alternativa dei fatti esula dalle competenze della Corte di Cassazione, che è giudice di legittimità e non di merito.

L’ostacolo della Particolare Tenuità del Fatto nei Reati Permanenti

Il secondo motivo, relativo alla mancata applicazione della particolare tenuità del fatto, è stato ritenuto manifestamente infondato. La Corte ha chiarito un punto cruciale: il delitto di invasione di terreni (artt. 633 e 639-bis c.p.) ha natura di reato permanente. Questo significa che l’offesa al patrimonio demaniale non si esaurisce in un singolo momento, ma perdura finché continua l’invasione arbitraria del terreno allo scopo di occuparlo o trarne profitto.

Finché la condotta illecita persiste, il bene giuridico protetto dalla norma (in questo caso, il patrimonio dello Stato) subisce una compressione continua. Questa perdurante lesione impedisce di considerare il fatto come di ‘particolare tenuità’. La logica è stringente: non si può qualificare come ‘tenue’ un’offesa che si sta ancora attivamente perpetrando.

le motivazioni

La decisione della Corte si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale. L’inammissibilità del primo motivo deriva dal principio sancito dall’art. 581 c.p.p., che impone la specificità dei motivi di ricorso. Un ricorso è ‘apparente’ e quindi inammissibile quando non si confronta dialetticamente con le ragioni della decisione impugnata, ma si limita a riproporre le medesime tesi, chiedendo di fatto un terzo grado di giudizio sul merito.

Per quanto riguarda il secondo motivo, la Corte ha sottolineato che l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. è preclusa dalla natura stessa del reato permanente. La valutazione sulla tenuità dell’offesa non può prescindere dalla durata della condotta. Finché l’invasione del terreno non cessa, la lesione al bene giuridico non può essere considerata minima, poiché è attuale e continua. Solo dopo la cessazione della permanenza si potrebbe, in astratto, valutare la sussistenza dei presupposti per l’applicazione della causa di non punibilità, analizzando l’entità complessiva del danno e la durata della condotta illecita.

le conclusioni

L’ordinanza in esame offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, ribadisce l’onere per chi impugna una sentenza di formulare motivi specifici, dettagliati e pertinenti, che dialoghino criticamente con la motivazione del giudice precedente. In secondo luogo, e con maggiore rilevanza sostanziale, conferma che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non è un’esimente applicabile a reati permanenti la cui condotta antigiuridica sia ancora in corso. La permanenza del reato, infatti, è per sua natura incompatibile con il requisito della minima offensività richiesto dalla norma.

Perché il ricorso contro la condanna è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché mancava dei requisiti di specificità. L’imputata si è limitata a riproporre le stesse doglianze già respinte in appello, senza argomentare una critica specifica contro la sentenza impugnata e chiedendo, di fatto, una rivalutazione delle prove non consentita in sede di Cassazione.

È possibile applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto al reato di invasione di terreni?
No, non è possibile applicarla finché la condotta di invasione perdura. Essendo un reato permanente, l’offesa al patrimonio demaniale continua nel tempo, e questa compressione costante del bene giuridico è incompatibile con il requisito della particolare tenuità dell’offesa richiesto dall’art. 131-bis c.p.

Cosa significa che il reato di invasione di terreni ha ‘natura permanente’?
Significa che l’azione illecita non si esaurisce in un solo istante, ma si protrae per tutto il tempo in cui continua l’invasione arbitraria del terreno. L’offesa al bene giuridico (il patrimonio pubblico) dura fino a quando la condotta criminale non viene interrotta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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