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Particolare tenuità del fatto e precedenti penali

Il Procuratore Generale ha impugnato l’assoluzione di un’imputata per furti di lieve entità, sostenendo che i suoi precedenti penali configurassero una condotta abituale ostativa alla concessione del beneficio della particolare tenuità del fatto. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che la valutazione ex art. 131-bis c.p. si basa su parametri oggettivi legati al reato specifico (nel caso di specie, un danno ‘risibile’) e non è automaticamente preclusa dalla presenza di precedenti penali, che attengono a un diverso piano di valutazione sulla personalità del reo.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: i Precedenti Penali non sono un Ostacolo Automatico

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 6778/2024) offre un importante chiarimento sull’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, disciplinata dall’art. 131-bis del codice penale. La Corte ha stabilito che la presenza di precedenti penali a carico dell’imputato non esclude automaticamente questo beneficio, poiché la valutazione deve concentrarsi primariamente sui parametri oggettivi del singolo reato commesso. Analizziamo insieme la vicenda processuale e i principi di diritto affermati.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una sentenza del Tribunale di Ancona, che aveva assolto un’imputata dall’accusa di due furti aggravati di generi alimentari di valore irrisorio (una confezione di carciofini e due barattoli di crema spalmabile). Il giudice di primo grado aveva ritenuto che la condotta rientrasse pienamente nell’ambito della particolare tenuità del fatto, data la minima offensività del comportamento e l’esiguità del danno patrimoniale causato.

Il Ricorso del Procuratore Generale e la Questione della Condotta Abituale

Contro la sentenza di assoluzione, il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello proponeva ricorso per cassazione. Il motivo del ricorso era unico e ben preciso: secondo l’accusa, il Tribunale avrebbe errato nel concedere il beneficio, poiché l’imputata presentava numerosi precedenti penali per reati contro il patrimonio. Tale circostanza, a dire del ricorrente, avrebbe dovuto configurare una ‘condotta abituale’, condizione ostativa all’applicazione dell’art. 131-bis c.p., come si evinceva sia dal casellario giudiziale sia dalla recidiva qualificata già contestata in precedenza.

Le Motivazioni della Cassazione sul Particolare Tenuità del Fatto

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso del Procuratore Generale inammissibile, giudicandolo manifestamente infondato. La motivazione della sentenza impugnata, seppur sintetica, è stata ritenuta sufficiente, logica e coerente. I giudici di legittimità hanno sottolineato due aspetti fondamentali.

La Distinzione tra Parametri Oggettivi e Personalità del Reo

In primo luogo, la Corte ha ribadito che il giudizio sulla particolare tenuità del fatto si fonda su parametri di valutazione che hanno natura e struttura oggettiva, legati alle modalità della condotta e all’esiguità del danno. Questi operano su un piano distinto da quello relativo alla personalità del reo, che emerge dai precedenti penali.

Seguendo un orientamento giurisprudenziale consolidato (richiamando le sentenze n. 7905/2016 e n. 35757/2016), la Cassazione ha affermato che il riconoscimento della causa di non punibilità non è precluso aprioristicamente dall’esistenza di precedenti penali. Il giudice di merito aveva correttamente qualificato il valore della merce sottratta come ‘davvero risibile’, concentrandosi sull’oggettiva modestia del fatto storico.

L’Inadeguata Contestazione del Ricorrente

La Corte ha inoltre rilevato come il ricorso del Procuratore Generale non si fosse confrontato puntualmente con la specifica motivazione del Tribunale. L’accusa si era limitata a invocare la nozione di abitualità basandosi unicamente sui precedenti, senza però contestare nel merito la corretta applicazione, da parte del giudice, del principio di diritto che distingue la valutazione oggettiva del fatto dalla valutazione soggettiva della personalità dell’autore.

Le Conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione rafforza un principio cruciale nell’applicazione dell’istituto della particolare tenuità del fatto: la presenza di un passato criminale non costituisce un veto automatico alla concessione del beneficio. Il fulcro della valutazione deve rimanere il singolo episodio delittuoso, la sua concreta offensività e il danno che ne è derivato. Solo se il fatto, analizzato oggettivamente, supera la soglia della ‘tenuità’, allora i precedenti e la personalità del reo possono assumere un peso determinante. Questa sentenza, quindi, garantisce che l’istituto mantenga la sua funzione deflattiva per i reati bagatellari, evitando automatismi che ne snaturerebbero la finalità.

La presenza di precedenti penali esclude automaticamente la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
No. Secondo la sentenza, l’esistenza di precedenti penali a carico dell’imputato non preclude automaticamente il riconoscimento della causa di non punibilità, poiché i parametri di valutazione dell’art. 131-bis c.p. hanno natura oggettiva e operano su un piano diverso da quello della personalità del reo.

Come si valuta l’abitualità della condotta ai fini dell’applicazione dell’art. 131-bis c.p.?
La sentenza chiarisce che l’abitualità non può essere dedotta automaticamente solo dalla presenza di precedenti penali. Il giudice deve valutare i parametri oggettivi del fatto specifico, come l’entità del danno (in questo caso ‘davvero risibile’), distinguendoli dalla valutazione sulla personalità dell’imputato.

Perché il ricorso del Procuratore Generale è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché manifestamente infondato. Il ricorso non si è confrontato adeguatamente con la motivazione della sentenza impugnata, la quale aveva correttamente applicato un consolidato principio di diritto secondo cui i precedenti penali non sono di per sé ostativi all’applicazione della particolare tenuità del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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