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Particolare tenuità del fatto e precedenti penali

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino straniero condannato per essere rientrato in Italia dopo un’espulsione. La Corte ha confermato che il beneficio della particolare tenuità del fatto non può essere concesso in presenza di precedenti penali, considerati elemento decisivo per escludere l’applicazione dell’istituto. La motivazione della corte d’appello è stata ritenuta adeguata e priva di vizi logici.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Quando i Precedenti Penali Chiudono la Porta

La recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di non punibilità per particolare tenuità del fatto: la presenza di precedenti penali a carico dell’imputato costituisce un ostacolo insormontabile per l’applicazione di questo beneficio. Il caso analizzato riguarda un cittadino straniero condannato per essere rientrato illegalmente nel territorio nazionale, il cui ricorso è stato dichiarato inammissibile proprio alla luce di tale orientamento.

I Fatti del Caso: Violazione dell’Ordine di Espulsione

La vicenda processuale ha origine dalla condanna inflitta dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte di Appello di Trieste. L’imputato era stato riconosciuto colpevole del reato previsto dall’art. 13, comma 13, del D.Lgs. 286/1998, per aver fatto reingresso in Italia senza la speciale autorizzazione ministeriale, nonostante un precedente provvedimento di espulsione.

La pena inflitta era di un anno e un mese di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali e a una nuova espulsione dal territorio nazionale. Una condanna severa, aggravata dal riconoscimento della recidiva specifica.

Il Ricorso in Cassazione: Due Punti Chiave

Contro la sentenza della Corte di Appello, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, basando le proprie doglianze su due argomenti principali:

1. Omessa motivazione sulla particolare tenuità del fatto: Si lamentava che i giudici di merito non avessero adeguatamente motivato il mancato riconoscimento della causa di non punibilità di cui all’art. 131-bis del codice penale.
2. Mancata concessione della sospensione condizionale della pena: Si contestava inoltre il diniego del beneficio della sospensione della pena.

L’obiettivo della difesa era chiaro: ottenere un trattamento sanzionatorio più mite, se non addirittura l’esclusione della punibilità.

La Decisione della Corte e la particolare tenuità del fatto

La Suprema Corte ha respinto le argomentazioni difensive, dichiarando il ricorso inammissibile. I giudici hanno ritenuto che le censure mosse alla sentenza impugnata fossero generiche e, soprattutto, mirassero a una rivalutazione del merito della vicenda, un’attività preclusa in sede di legittimità. La Cassazione, infatti, non riesamina i fatti, ma si limita a verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

Le Motivazioni: Perché i Precedenti Penali Sono Decisivi

Il fulcro della decisione risiede nella motivazione con cui la Corte ha giustificato il rigetto delle richieste. I giudici di legittimità hanno ritenuto pienamente adeguata e logica la motivazione della Corte territoriale sull’esclusione della particolare tenuità del fatto. Quest’ultima aveva correttamente evidenziato la presenza di “diversi pregiudizi penali” a carico dell’imputato.

La Cassazione, richiamando un suo precedente consolidato (Sez. 3, n. 34151 del 18/06/2018), ha sottolineato che per negare l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. è sufficiente l’assenza anche di uno solo dei presupposti richiesti dalla norma. La valutazione negativa della condotta complessiva dell’imputato, desunta dai suoi precedenti, è stata considerata un elemento decisivo e sufficiente per escludere il beneficio.

Inoltre, la Corte ha osservato come dalla sentenza impugnata non emergesse alcun elemento positivo che potesse fondare una prognosi favorevole sulla futura condotta dell’imputato, presupposto necessario anche per la concessione di altri benefici, come la sospensione condizionale della pena.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame consolida un principio di notevole importanza pratica: un casellario giudiziale non immacolato può rappresentare un ostacolo decisivo per l’accesso a istituti premiali come la non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione riafferma che la valutazione richiesta dall’art. 131-bis c.p. non si limita alla gravità del singolo episodio, ma si estende a una valutazione complessiva della personalità e della condotta dell’imputato.

Per gli operatori del diritto, questa pronuncia è un monito: i ricorsi per cassazione che si limitano a contestare la valutazione dei fatti operata dai giudici di merito, senza individuare vizi di legge o palesi illogicità nella motivazione, sono destinati all’inammissibilità, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Un casellario giudiziale con precedenti penali impedisce sempre di ottenere il beneficio della particolare tenuità del fatto?
Sì, secondo questa ordinanza, la presenza di diversi pregiudizi penali è un elemento considerato decisivo dai giudici per escludere l’applicazione dell’istituto, in quanto incide negativamente sulla valutazione complessiva della condotta dell’imputato, uno dei requisiti richiesti dalla norma.

Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le lamentele (doglianze) sono state ritenute generiche e finalizzate a ottenere una nuova valutazione dei fatti già esaminati dai giudici di merito. Questo tipo di riesame non è consentito alla Corte di Cassazione, che può giudicare solo sulla corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità).

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro (tremila euro) a favore della Cassa delle ammende, a meno che non si dimostri l’assenza di colpa nel proporre un ricorso non ammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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