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Particolare tenuità del fatto e precedenti penali

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per furto aggravato, limitatamente al diniego della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte ha stabilito che non è sufficiente un generico riferimento a precedenti penali per escludere l’applicazione dell’art. 131 bis c.p., ma è necessaria una valutazione specifica sulla natura dei reati pregressi per dimostrare un’abitualità o una proclività al crimine. Il solo fatto di avere una fedina penale non preclude automaticamente il beneficio se i fatti non sono della stessa indole.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: i precedenti penali da soli non bastano

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5237 del 2025, torna a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto penale: l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto in presenza di precedenti penali. Questa decisione chiarisce che un generico riferimento alla fedina penale dell’imputato non è sufficiente a negare il beneficio, richiedendo ai giudici una motivazione più approfondita e specifica. Analizziamo insieme questo importante caso.

I fatti del processo

Il caso riguarda un uomo condannato in primo e secondo grado per concorso in furto aggravato. Secondo l’accusa, pur non avendo partecipato materialmente all’impossessamento di un monopattino, aveva fornito un contributo essenziale. Dopo aver assistito al furto commesso da tre complici, li aveva accolti nella sua auto insieme alla refurtiva, accompagnandoli altrove e garantendo loro la fuga.

I motivi del ricorso in Cassazione

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due principali motivi:

1. Contributo minimo: Si lamentava una motivazione carente riguardo al mancato riconoscimento della circostanza attenuante del contributo di minima importanza (art. 114 c.p.), sostenendo che il ruolo dell’imputato fosse stato marginale.
2. Particolare tenuità del fatto: Si contestava la violazione dell’art. 131 bis c.p., poiché la Corte d’Appello aveva escluso la non punibilità basandosi genericamente sui precedenti penali dell’imputato, definendolo come una persona con una ‘personalità dedita ad azioni illecite’, senza però analizzare la natura specifica di tali precedenti.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato entrambi i motivi, giungendo a conclusioni diverse.

Il rigetto del motivo sul contributo minimo

Sul primo punto, la Cassazione ha ritenuto il motivo infondato. La Corte d’Appello aveva spiegato in modo adeguato perché il contributo dell’imputato non potesse essere considerato ‘minimo’ o ‘trascurabile’. L’aver consapevolmente aiutato i ladri a fuggire con la refurtiva costituisce un apporto causale rilevante alla riuscita del crimine, escludendo quindi l’applicazione dell’attenuante prevista dall’art. 114 c.p.

L’accoglimento del motivo sulla particolare tenuità del fatto

Il cuore della sentenza risiede nell’analisi del secondo motivo. La Cassazione ha accolto la censura della difesa, ritenendo la motivazione della Corte d’Appello insufficiente e viziata. I giudici di legittimità hanno ribadito un principio fondamentale: l’esistenza di precedenti penali non è un ostacolo automatico all’applicazione dell’art. 131 bis c.p.

Per escludere la particolare tenuità del fatto, il giudice non può limitarsi a un laconico riferimento alla presenza di ‘alcuni precedenti’. Deve, invece, svolgere un’analisi concreta e specifica, illustrando se l’imputato sia stato dichiarato delinquente abituale, professionale o per tendenza, oppure se abbia commesso più reati della stessa indole. In assenza di questa indagine, il diniego è illegittimo.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello non aveva specificato né il numero né la natura dei reati precedenti, impedendo di valutare se indicassero una vera e propria ‘proclività al reato’. Anzi, la stessa Corte aveva concesso le attenuanti generiche in misura prevalente sulle aggravanti, basandosi sulla condotta positiva successiva al reato, un elemento che, paradossalmente, è rilevante anche ai fini della valutazione ex art. 131 bis c.p.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, ma solo limitatamente al punto riguardante la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Il caso è stato rinviato a un’altra sezione della Corte d’Appello di Bologna per un nuovo giudizio su questo specifico aspetto. La nuova Corte dovrà motivare in modo più rigoroso e analitico l’eventuale diniego del beneficio, esaminando nel dettaglio i precedenti penali dell’imputato. Questa sentenza rafforza il principio secondo cui ogni decisione che incide sulla punibilità deve essere supportata da una motivazione non generica o apparente, ma fondata su una valutazione concreta di tutti i parametri normativi.

Perché il contributo dell’imputato al furto non è stato considerato di minima importanza?
Perché, secondo la Corte, l’aver consapevolmente accolto in auto i complici e la refurtiva subito dopo il furto, per poi accompagnarli altrove, rappresenta un ruolo non marginale e di efficacia causale nella determinazione dell’evento criminoso, e non un contributo del tutto trascurabile.

La presenza di precedenti penali esclude automaticamente l’applicazione della non punibilità per particolare tenuità del fatto?
No. Secondo la sentenza, il riconoscimento della causa di non punibilità non è precluso dall’esistenza di precedenti penali. Il giudice deve valutare specificamente se tali precedenti indichino un’abitualità a delinquere o la commissione di più reati della stessa indole, non potendosi limitare a un generico riferimento alla fedina penale.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione?
La Corte ha annullato la sentenza impugnata limitatamente alla questione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.) e ha rinviato il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello di Bologna per un nuovo esame su quel punto. Ha rigettato il resto del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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