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Particolare tenuità del fatto e porto di più armi

Un individuo, condannato per il porto di un coltello da macellaio, forbici e un kubotan, ha presentato ricorso in Cassazione chiedendo l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che il porto contemporaneo di tre oggetti offensivi, di cui uno con spiccata potenzialità lesiva, costituisce un fatto di gravità tale da escludere il beneficio. La sentenza chiarisce che la gravità della condotta, valutata nel suo complesso, è sufficiente a motivare la decisione.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: esclusa se si portano più armi

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15686/2025, ha affrontato un caso di porto di oggetti atti ad offendere, stabilendo un importante principio sui limiti di applicabilità della particolare tenuità del fatto. La decisione chiarisce come la presenza di più oggetti offensivi possa essere un indicatore decisivo della gravità della condotta, escludendo così la possibilità di non punire il reato. Analizziamo insieme la vicenda e le motivazioni della Suprema Corte.

I Fatti del Processo

Un uomo veniva condannato in primo grado dal Tribunale di Pavia alla pena di 4 mesi di arresto per il reato previsto dall’art. 4 della legge n. 110/1975. L’imputato era stato trovato in possesso, fuori dalla propria abitazione, di un coltello da macellaio di 45 cm, una forbice da elettricista di 7 cm e un kubotan (un oggetto in ferro con due punte). La Corte di Appello di Milano confermava successivamente la condanna.

L’imputato decideva quindi di ricorrere in Cassazione, affidandosi a due principali motivi di contestazione.

I Motivi del Ricorso e la particolare tenuità del fatto

La difesa ha basato il ricorso su due argomenti principali:

1. Mancata applicazione della particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.): Secondo il ricorrente, il fatto non era grave. Sosteneva di essere stato fermato in un luogo isolato, di non aver opposto resistenza e che i suoi precedenti penali riguardavano reati di natura diversa. Pertanto, a suo avviso, il reato avrebbe dovuto essere considerato di lieve entità e non punito.
2. Violazione di legge: La difesa lamentava che la Corte d’Appello non avesse risposto specificamente al motivo con cui si chiedeva l’applicazione di un’attenuante speciale prevista per i fatti di “lieve entità” (art. 4, comma 3, L. 110/1975).

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso infondato, rigettandolo integralmente e confermando la condanna. Le motivazioni sono particolarmente interessanti per comprendere come viene valutata la gravità di un reato.

Il Rigetto della Particolare Tenuità del Fatto

La Corte ha giudicato il primo motivo inammissibile. La sentenza di secondo grado aveva già spiegato chiaramente perché non era possibile applicare l’art. 131-bis: il porto riguardava ben tre oggetti atti ad offendere, e uno di questi, il coltello da macellaio, era caratterizzato da una “spiccata potenzialità offensiva”.

Secondo la Cassazione, il ricorso si limitava a proporre una lettura alternativa dei fatti (luogo isolato, assenza di resistenza) senza però confrontarsi con il nucleo della motivazione dei giudici di merito, ovvero la pluralità e la natura degli oggetti portati. La Corte ha ribadito un principio consolidato: nel giudicare la tenuità di un’offesa, il giudice può basarsi sugli elementi che ritiene più rilevanti (secondo i criteri dell’art. 133 c.p.), senza dover analizzare ogni singolo aspetto. In questo caso, le caratteristiche della condotta (porto di tre oggetti) e la tipologia degli stessi sono state ritenute sufficienti per escludere la lieve entità.

La Risposta Implicita sull’Attenuante

Anche il secondo motivo è stato respinto. È vero che la Corte d’Appello non aveva dedicato un paragrafo specifico alla richiesta di attenuante. Tuttavia, la Cassazione ha spiegato che la risposta era contenuta “implicitamente” nel resto della motivazione.

Nel valutare la richiesta di applicazione dell’art. 131-bis, i giudici d’appello avevano definito il comportamento dell’imputato come “indice di un elevato grado di compromissione del bene giuridico tutelato, ossia l’ordine pubblico”. Se un fatto viene giudicato così grave da compromettere in modo elevato la sicurezza pubblica, è logicamente impossibile che, allo stesso tempo, possa essere considerato di “lieve entità” per concedere un’attenuante. In pratica, la motivazione usata per negare un beneficio era talmente forte da escludere implicitamente anche l’altro.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre due importanti lezioni pratiche:

1. La particolare tenuità del fatto non è un beneficio facilmente ottenibile nei reati di porto d’armi o oggetti atti ad offendere, specialmente quando gli oggetti sono più di uno e/o particolarmente pericolosi. La valutazione del giudice si concentra sulla potenzialità offensiva complessiva della condotta.
2. Nel processo penale, la motivazione di una sentenza va letta nel suo complesso. Un motivo di ricorso può essere considerato respinto anche se non viene affrontato in una sezione dedicata, qualora la sua infondatezza emerga chiaramente dal ragionamento generale seguito dal giudice per decidere su altri punti.

Portare più oggetti atti ad offendere esclude automaticamente la particolare tenuità del fatto?
La sentenza chiarisce che il porto di più oggetti (in questo caso tre, tra cui un coltello da macellaio) è un elemento che dimostra una spiccata potenzialità offensiva e un “elevato grado di compromissione” della sicurezza pubblica, rendendo di fatto non applicabile la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Il giudice deve rispondere punto per punto a tutti i motivi di appello?
No. Secondo la Corte, una risposta può essere considerata “implicita”. Se la motivazione complessiva della sentenza è sufficiente a escludere la fondatezza di un motivo di appello (come in questo caso, dove la gravità del fatto escludeva sia la tenuità che l’attenuante), non è necessario che il giudice dedichi una sezione specifica a quel singolo punto.

Quali criteri usa il giudice per valutare la gravità di un fatto ai fini dell’art. 131-bis c.p.?
La sentenza ribadisce che il giudice deve fare riferimento ai criteri dell’art. 133 del codice penale, ma non è obbligato a esaminarli tutti. È sufficiente che indichi gli elementi ritenuti più rilevanti. In questo caso, sono state considerate decisive le caratteristiche della condotta (il porto di tre oggetti) e la tipologia degli oggetti stessi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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