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Particolare tenuità del fatto e porto d’armi improprie

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per il porto di un’arma impropria (un punteruolo). La decisione si fonda sul principio che l’esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto non può essere concessa se è già stata negata la circostanza attenuante del fatto di lieve entità. La condotta dell’imputato, fuggito a un controllo di polizia, è stata decisiva per valutare negativamente la sua personalità e precludere entrambi i benefici.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Niente Beneficio per Chi Porta Armi e Frena la Fuga

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale in materia di reati connessi alle armi, chiarendo la stretta relazione tra la circostanza attenuante del ‘fatto di lieve entità’ e la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La vicenda riguarda un uomo condannato per il porto ingiustificato di un’arma impropria, il cui comportamento ha precluso l’accesso a qualsiasi beneficio di legge.

I Fatti del Caso

L’imputato era stato condannato nei primi due gradi di giudizio per la contravvenzione prevista dall’art. 4 della Legge n. 110/1975, per aver portato con sé, senza un giustificato motivo, un punteruolo a spirale con manico a ‘T’. L’aspetto più rilevante della vicenda non era tanto l’oggetto in sé, quanto la reazione dell’uomo al momento di un controllo da parte dei militari: invece di fermarsi, si dava alla fuga con la sua autovettura, senza fornire in seguito alcuna spiegazione per il suo comportamento.

La Decisione della Corte di Cassazione

Giunto dinanzi alla Suprema Corte, l’imputato ha presentato un ricorso basato su due motivi principali: il mancato riconoscimento dell’attenuante del ‘fatto di lieve entità’ e, di conseguenza, la mancata applicazione della causa di non punibilità per ‘particolare tenuità del fatto’ prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. In primo luogo, ha osservato che i motivi presentati erano una semplice e identica ripetizione di quelli già respinti dalla Corte d’Appello, rendendo il ricorso non specifico e, quindi, inammissibile. Nel merito, ha confermato la correttezza della decisione impugnata, solidificando un importante orientamento giurisprudenziale.

Le Motivazioni: Il Nesso tra Lieve Entità e Particolare Tenuità del Fatto

Il cuore della decisione risiede nella spiegazione del legame inscindibile tra i due istituti invocati dalla difesa. La Corte di Cassazione ha chiarito che, ai fini della configurabilità della circostanza del ‘fatto di lieve entità’ nel porto di armi, non si deve guardare solo alle dimensioni dell’oggetto, ma a un complesso di fattori, tra cui le modalità del fatto e, soprattutto, la personalità del reo.

Nel caso specifico, la fuga dal controllo delle forze dell’ordine è stata interpretata come un chiaro indicatore di una ‘personalità negativa’. Questo comportamento, unito alla mancanza di giustificazioni, ha convinto i giudici di merito a negare l’attenuante.

Su questa base, la Suprema Corte ha applicato il suo consolidato principio: se un fatto non viene ritenuto ‘di lieve entità’ ai sensi della legge speciale sulle armi, a maggior ragione non può essere considerato ‘particolarmente tenue’ ai sensi dell’art. 131-bis del codice penale. In altre parole, il mancato riconoscimento della prima circostanza (quella meno ‘esigente’) impedisce logicamente e giuridicamente l’applicazione della seconda (la causa di non punibilità, che richiede un’offesa minima). Come affermato dalla Corte, ‘se il fatto è stato ritenuto non lieve dal giudice di merito non può essere al contempo considerato particolarmente tenue’.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un approccio rigoroso nella valutazione dei reati legati al porto di armi. Emerge con chiarezza che la condotta complessiva dell’imputato è un elemento centrale di valutazione. Tentare di sottrarsi a un controllo di polizia non è un gesto privo di conseguenze, ma un comportamento che, agli occhi dei giudici, può rivelare una pericolosità sociale e una personalità non meritevole di beneficiare di istituti premiali. La decisione sottolinea che l’accesso a benefici come la particolare tenuità del fatto non è automatico, ma dipende da una valutazione completa che include la personalità dell’autore del reato, desunta anche dal suo comportamento al momento dei fatti.

È possibile ottenere l’esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto se è già stata negata l’attenuante del fatto di lieve entità per il porto d’armi?
No. La sentenza chiarisce che il mancato riconoscimento dell’attenuante del fatto di lieve entità (art. 4, L. 110/1975) impedisce di poter dichiarare l’esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), poiché un fatto non ritenuto ‘lieve’ non può essere considerato ‘particolarmente tenue’.

Quali elementi vengono considerati per valutare la ‘lieve entità’ nel reato di porto abusivo di armi improprie?
Oltre alle dimensioni dello strumento, i giudici devono considerare tutte le modalità del fatto e la personalità del reo. Nel caso specifico, la fuga in auto per sottrarsi a un controllo di polizia e la mancata spiegazione del gesto sono state valutate come indici di una personalità negativa, sufficienti a escludere la lieve entità.

Perché un ricorso in Cassazione che ripete gli stessi motivi dell’appello viene dichiarato inammissibile?
Perché un ricorso per cassazione deve contenere una critica argomentata e specifica contro la sentenza impugnata. La semplice riproposizione dei motivi già esaminati e respinti dal giudice d’appello rende il ricorso non specifico ma solo apparente, e quindi inammissibile, in quanto non assolve alla sua funzione tipica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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