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Particolare tenuità del fatto e guida senza patente

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per guida senza patente con recidiva nel biennio. La Corte ha chiarito che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non è applicabile a questo reato, poiché la sua stessa esistenza presuppone un comportamento abituale (la recidiva), che è incompatibile con i requisiti della norma. Sono state inoltre respinte le richieste di attenuanti generiche a causa dei precedenti penali dell’imputato.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Inapplicabile alla Guida Senza Patente Recidiva

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131 bis del codice penale, rappresenta uno strumento fondamentale per il principio di proporzionalità nel diritto penale. Tuttavia, la sua applicazione non è universale e incontra limiti precisi, come chiarito da una recente ordinanza della Corte di Cassazione. Il caso in esame riguarda la contravvenzione di guida senza patente in ipotesi di recidiva nel biennio, sollevando un’importante questione sulla compatibilità tra la natura abituale del reato e i requisiti della non punibilità.

I Fatti di Causa

Un soggetto veniva condannato in primo grado e in appello per il reato previsto dall’art. 116, comma 15, del Codice della Strada. La condanna consisteva in una pena pecuniaria di 9.000,00 euro di ammenda, in sostituzione di quattro mesi di arresto. L’elemento cruciale della vicenda era che l’illecito penale si era configurato a causa della recidiva nel biennio, ovvero per aver commesso la stessa violazione una seconda volta entro due anni. A complicare ulteriormente la posizione dell’imputato, il fatto era stato commesso mentre questi beneficiava della misura alternativa dell’affidamento in prova al servizio sociale per precedenti condanne.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha presentato ricorso alla Suprema Corte basandosi su due principali motivi:
1. Erronea esclusione della particolare tenuità del fatto: Secondo il ricorrente, i giudici di merito avevano negato l’applicazione dell’art. 131 bis c.p. con una motivazione incongrua, basata principalmente sulla circostanza che il reato fosse stato commesso durante l’affidamento in prova.
2. Mancata concessione delle attenuanti generiche: La difesa lamentava inoltre che non fossero state riconosciute le attenuanti generiche, con conseguente mancata riduzione della pena inflitta.

Le motivazioni della Suprema Corte: l’inapplicabilità della particolare tenuità del fatto

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, fornendo una motivazione chiara e dirimente sul primo punto. I giudici hanno stabilito che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è strutturalmente incompatibile con il reato di guida senza patente in caso di recidiva nel biennio.

Il ragionamento della Corte si fonda su un presupposto logico-giuridico ineccepibile: il reato in questione esiste solo in presenza di recidiva. La condotta di guida senza patente diventa penalmente rilevante, ai sensi dell’art. 116, comma 15, cod. strada, unicamente se ripetuta entro due anni. Di conseguenza, manca il requisito fondamentale della “non abitualità del comportamento”, che è una condizione essenziale per l’applicazione dell’art. 131 bis c.p. In altre parole, non si può considerare “non abituale” una condotta che la legge stessa punisce proprio perché è stata ripetuta. Questa argomentazione, definita “assorbente” dalla Corte, rende irrilevante ogni altra valutazione e rende il motivo del ricorso palesemente infondato.

Le motivazioni sul diniego delle attenuanti generiche

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. La Corte ha ribadito un principio consolidato: il giudice di merito ha un’ampia discrezionalità nel concedere o negare le attenuanti generiche (art. 62 bis c.p.). Per motivare la sua decisione, il giudice può fare riferimento anche a uno solo degli elementi indicati dall’art. 133 c.p., come la personalità del colpevole o la gravità del reato.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente giustificato il diniego delle attenuanti basandosi su due elementi decisivi:
* Le “nutrite risultanze del casellario giudiziale”, che indicavano una propensione a delinquere dell’imputato.
* Il fatto che il reato fosse stato commesso durante il periodo di affidamento in prova per condanne precedenti, un segnale di scarsa adesione al percorso rieducativo.

Questi elementi sono stati ritenuti sufficienti a escludere l’esistenza di aspetti positivi meritevoli di una riduzione di pena.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Questa decisione comporta per il ricorrente non solo la definitività della condanna, ma anche l’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria di tremila euro a favore della Cassa delle ammende. Dal punto di vista giuridico, la pronuncia rafforza un’interpretazione rigorosa dei presupposti applicativi della particolare tenuità del fatto, escludendone l’operatività per tutti quei reati la cui struttura stessa implica una forma di abitualità o ripetizione della condotta, come appunto la guida senza patente in caso di recidiva biennale.

È possibile applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto al reato di guida senza patente in caso di recidiva nel biennio?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che non è applicabile. Il requisito della “non abitualità del comportamento” previsto dall’art. 131 bis cod. pen. è incompatibile con la natura stessa del reato, che assume rilevanza penale proprio in virtù della recidiva.

Il giudice può negare le attenuanti generiche basandosi solo sul casellario giudiziale dell’imputato?
Sì, il giudice può limitarsi a considerare anche un solo elemento tra quelli indicati dall’art. 133 cod. pen., come la personalità del colpevole desumibile dal suo casellario giudiziale. In questo caso, le “nutrite risultanze del casellario” e il fatto che il reato sia stato commesso durante l’affidamento in prova sono stati ritenuti sufficienti per negare il beneficio.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la condanna diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dalla Corte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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