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Particolare tenuità del fatto e guida in ebbrezza

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Pubblico Ministero contro una sentenza di assoluzione per il reato di guida in ebbrezza. L’assoluzione era stata concessa per la particolare tenuità del fatto, basandosi sulle modalità della condotta e sul lieve superamento del limite alcolemico. La Corte ha stabilito che la valutazione del giudice di merito, se congruamente motivata e priva di vizi logici, non è sindacabile in sede di legittimità, poiché il ricorso si limitava a esprimere un dissenso sulla valutazione discrezionale dei fatti.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Quando l’Assoluzione per Guida in Ebbrezza è Intoccabile

L’istituto della particolare tenuità del fatto rappresenta una valvola di sicurezza del nostro sistema penale, volta a escludere la punibilità per reati di minima entità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 6652/2024) ha ribadito i confini invalicabili della valutazione del giudice di merito in questo ambito, soprattutto in un contesto comune come la guida in stato di ebbrezza. Il caso analizzato offre spunti cruciali per comprendere quando una decisione di assoluzione basata su questa causa di non punibilità diventa definitiva e non attaccabile.

I Fatti di Causa: Assoluzione per Guida in Ebbrezza

Il caso ha origine da una sentenza del Tribunale di Asti, che aveva assolto un imputato dal reato di guida in stato di ebbrezza, previsto dall’articolo 186 del Codice della Strada. La decisione del giudice di primo grado non era basata sull’innocenza dell’imputato, ma sull’applicazione dell’istituto della particolare tenuità del fatto.

Il Tribunale aveva motivato la sua scelta valorizzando due elementi chiave:
1. Le modalità dell’azione: la condotta di guida non aveva creato situazioni di pericolo concreto.
2. Il lieve scostamento dalla soglia: il tasso alcolemico riscontrato superava solo di poco il limite di legge che fa scattare la sanzione penale.

In sostanza, pur essendo il fatto reato, la sua offensività complessiva era stata giudicata talmente minima da non meritare una sanzione penale.

Il Ricorso del Pubblico Ministero e la Decisione della Cassazione

Contro questa sentenza di assoluzione, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Asti ha proposto ricorso per cassazione. L’accusa non condivideva la valutazione del giudice sulla tenuità del fatto, ritenendo che la condotta dovesse essere punita.

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha però respinto le argomentazioni del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza o meno, ma si concentra su un aspetto puramente procedurale: i limiti del giudizio di legittimità.

Le ragioni dell’inammissibilità e l’applicazione della particolare tenuità del fatto

La Suprema Corte ha spiegato che il ricorso del Pubblico Ministero non evidenziava un errore di diritto o un vizio logico manifesto nella sentenza del Tribunale. Al contrario, si limitava a esprimere un semplice “dissenso” rispetto a una valutazione che rientra pienamente nel potere discrezionale del giudice di merito.

Il giudice di primo grado aveva infatti fornito una motivazione congrua e coerente, ancorata a elementi fattuali concreti e utilizzabili (le modalità della condotta e l’entità del superamento della soglia). La sua decisione era in linea con i principi di diritto stabiliti dalle Sezioni Unite della Cassazione (sentenza Tushaj, n. 13681/2016) e dalla giurisprudenza successiva.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un principio cardine della procedura penale: il giudizio di Cassazione non è un terzo grado di merito. La Corte non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella del giudice che ha condotto il processo. Il suo compito è verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che il ragionamento del giudice sia logico e non contraddittorio.

Nel caso specifico, la valutazione sulla particolare tenuità del fatto è intrinsecamente legata all’analisi delle circostanze concrete. Il giudice di merito ha esercitato il suo potere discrezionale in modo corretto, giustificando la sua scelta con argomenti solidi. Il tentativo del Procuratore di contestare questa valutazione si è tradotto in una richiesta, inammissibile in quella sede, di una nuova e diversa lettura dei fatti.

Le Conclusioni

L’ordinanza n. 6652/2024 rafforza un importante baluardo a tutela della discrezionalità del giudice di merito nell’applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione chiarisce che, una volta che il giudice abbia fornito una motivazione logica e coerente basata su elementi concreti, la sua scelta è, di fatto, insindacabile in sede di legittimità. Per poter contestare con successo un’assoluzione di questo tipo, non è sufficiente essere in disaccordo con il giudizio del Tribunale; è necessario dimostrare che tale giudizio è viziato da un’evidente illogicità, da una palese contraddizione o da un’errata interpretazione della norma giuridica, un onere probatorio molto difficile da assolvere.

Perché il ricorso del Pubblico Ministero è stato dichiarato inammissibile?
Perché il ricorso non contestava un errore di diritto o un vizio logico della sentenza, ma esprimeva unicamente un dissenso rispetto alla valutazione discrezionale e ben motivata del giudice di merito sulla tenuità del fatto, valutazione che non è sindacabile in sede di Cassazione.

Quali elementi ha usato il giudice per assolvere l’imputato per particolare tenuità del fatto?
Il giudice ha basato la sua decisione su due elementi fattuali: le modalità della condotta di guida e il lieve scostamento del tasso alcolemico rispetto alla soglia di rilevanza penale.

È sempre possibile ricorrere in Cassazione contro un’assoluzione per particolare tenuità del fatto?
No. Sulla base di questa ordinanza, il ricorso è inammissibile se si limita a contestare la valutazione discrezionale del giudice sui fatti, senza dimostrare che la motivazione sia manifestamente illogica, contraddittoria o in violazione dei principi di diritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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