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Particolare tenuità del fatto e droga: quando si nega

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per coltivazione di stupefacenti, il quale invocava l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte ha stabilito che la gravità della condotta, valutata in base alle modalità e all’ampiezza della coltivazione, è un fattore decisivo che impedisce di qualificare l’offesa come di ‘lieve entità’, confermando così la condanna.

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Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto e Droga: Quando la Gravità della Condotta Esclude il Beneficio

Introduzione: Il Principio di Particolare Tenuità del Fatto

L’istituto della particolare tenuità del fatto, disciplinato dall’art. 131-bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale e di proporzionalità della sanzione. Esso consente di non punire l’autore di un reato quando l’offesa, nel suo complesso, risulti minima. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una valutazione attenta da parte del giudice. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio dei limiti di questo istituto, in particolare nel contesto dei reati legati agli stupefacenti.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna per coltivazione di sostanze stupefacenti emessa dal Tribunale. La sentenza veniva parzialmente riformata in appello, con una riduzione della pena a dieci mesi e venti giorni di reclusione e 3.000 euro di multa. Nonostante la riduzione, l’imputato decideva di ricorrere in Cassazione, ritenendo ingiusta la sua condanna sotto un profilo specifico: la mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p.

Il Ricorso in Cassazione e la Questione della Particolare Tenuità del Fatto

L’imputato, attraverso il suo ricorso, sollevava due motivi principali: il vizio di motivazione e la violazione di legge. Al centro della sua doglianza vi era la convinzione che i giudici di merito avessero errato nel negargli il beneficio della non punibilità per particolare tenuità del fatto. Secondo la difesa, il reato commesso avrebbe dovuto essere inquadrato in questa fattispecie, data la sua presunta scarsa offensività.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, con una decisione netta, ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo i motivi manifestamente infondati. I giudici hanno sottolineato che la Corte d’Appello aveva correttamente escluso l’applicabilità dell’art. 131-bis c.p. sulla base di una valutazione priva di vizi logici o giuridici.

Il punto cruciale della decisione risiede nei criteri utilizzati per valutare la gravità della condotta. La Cassazione ha evidenziato due elementi determinanti:

1. Le modalità della condotta: il modo in cui la coltivazione era stata posta in essere.
2. L’ampiezza della coltivazione: la quantità di stupefacente coltivato.

Secondo la Corte, questi due fattori, nel caso specifico, erano tali da delineare un’offesa di una certa gravità, incompatibile con la ‘lieve entità’ richiesta dalla norma. In sostanza, non ogni coltivazione di stupefacenti può essere considerata ‘tenue’; la valutazione deve essere fatta caso per caso, analizzando concretamente come e quanto l’attività illecita sia stata portata avanti.

Di conseguenza, dichiarando inammissibile il ricorso, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale quando il ricorso è proposto senza che vi siano elementi per ritenere che l’impugnazione sia avvenuta senza colpa.

Le Conclusioni: Criteri per l’Esclusione della Tenuità del Fatto

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: l’applicazione della particolare tenuità del fatto non è un diritto, ma l’esito di un giudizio concreto sulla specifica condotta dell’imputato. Nel contesto dei reati di droga, la decisione insegna che la valutazione del giudice deve andare oltre la mera tipologia di reato, concentrandosi sulle specifiche circostanze fattuali. L’ampiezza della coltivazione e le sue modalità organizzative diventano indicatori chiave della gravità del fatto e possono legittimamente portare all’esclusione del beneficio, anche quando la pena inflitta non è elevata. La sentenza serve quindi come monito: la gravità di un reato si misura non solo in astratto, ma soprattutto nella sua concreta manifestazione.

Quando può essere esclusa l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto in caso di coltivazione di stupefacenti?
Può essere esclusa quando la gravità della condotta, valutata sulla base delle modalità con cui è stata posta in essere e dell’ampiezza della coltivazione, risulta tale da impedire di qualificare l’offesa nell’ambito della necessaria ‘lieve entità’.

Quali sono le conseguenze se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
In base alla decisione e all’art. 616 cod. proc. pen., il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, in questo caso fissata in 3.000 euro, in favore della Cassa delle ammende.

La Corte di Cassazione ha riesaminato i fatti del processo?
No, la Corte ha valutato la correttezza logica e giuridica della decisione della Corte d’Appello. Ha ritenuto che la valutazione del giudice di merito, che ha escluso la lieve entità del fatto, fosse esente da vizi e quindi corretta, dichiarando il ricorso inammissibile senza entrare nuovamente nel merito dei fatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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