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Particolare tenuità del fatto e abusi edilizi: la guida

La Corte di Cassazione ha stabilito che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) può applicarsi anche a un abuso edilizio che viola più norme. La Corte ha annullato la decisione di merito che negava il beneficio basandosi solo sulla pluralità delle violazioni, sottolineando la necessità di una valutazione complessiva che consideri la modestia dell’opera, le modalità della condotta e le conseguenze, come la spontanea rimozione del manufatto.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: quando un abuso edilizio non è punibile

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, torna a fare luce su un tema di grande interesse pratico: l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto ai reati edilizi. Questa decisione chiarisce che la violazione di più norme con un’unica condotta, come spesso accade in materia urbanistica, non esclude automaticamente questo beneficio, ma impone al giudice una valutazione completa e approfondita del caso concreto.

I Fatti del Caso: La Costruzione di un Piccolo Ballatoio

Il caso esaminato riguardava un cittadino condannato in primo grado per aver realizzato un piccolo ballatoio in cemento armato (circa quattro metri quadrati) senza il necessario permesso di costruire e in violazione delle normative antisismiche. Inizialmente, gli era stato contestato anche il reato di crollo colposo, ma da questa accusa era stato assolto in appello. La Corte d’Appello, pur rideterminando la pena, aveva confermato la condanna per l’abuso edilizio, negando l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. sulla base della “pluralità di norme violate”.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la Corte territoriale avesse errato nel considerare la violazione di più leggi come un ostacolo insormontabile alla non punibilità, senza analizzare l’effettiva modestia dell’abuso e la condotta successiva dell’imputato, che aveva spontaneamente rimosso l’opera un mese dopo la sua realizzazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza impugnata e rinviando il caso alla Corte d’Appello per un nuovo giudizio. Il punto centrale della decisione è che la valutazione sulla particolare tenuità del fatto non può essere superficiale o basarsi su automatismi.

Particolare tenuità del fatto e pluralità di violazioni

I giudici di legittimità hanno ribadito un principio fondamentale, già espresso dalle Sezioni Unite: il fatto che un’unica azione violi più norme di legge (dando vita a un concorso formale di reati o a un reato continuato) non significa che il comportamento sia automaticamente “abituale” e, quindi, escluso dal beneficio della non punibilità. L’abitualità, che osta all’applicazione dell’art. 131-bis, presuppone una reiterazione di condotte illecite nel tempo, non la mera complessità normativa di un singolo episodio.

I Parametri di Valutazione per gli Abusi Edilizi

La sentenza elenca una serie di indicatori che il giudice di merito deve considerare per valutare la tenuità dell’offesa in ambito edilizio:
* Consistenza dell’intervento: tipologia, dimensioni e caratteristiche costruttive.
* Destinazione dell’immobile.
* Incidenza sul carico urbanistico.
* Contrasto con gli strumenti urbanistici e possibilità di sanatoria.
* Modalità di esecuzione dell’intervento.
* Intensità del dolo.

L’Importanza della Condotta Successiva al Reato

Un aspetto cruciale, omesso dalla Corte d’Appello, è la valutazione del comportamento tenuto dall’imputato dopo la commissione del reato. La spontanea e tempestiva rimozione dell’opera abusiva, come avvenuto nel caso di specie, rappresenta una condotta riparatrice che attenua significativamente l’offesa. Dimostra una volontà di ripristinare la legalità e riduce la persistenza delle conseguenze lesive del reato.

Le Motivazioni della Sentenza

La Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando come la Corte d’Appello abbia contraddetto i principi consolidati della giurisprudenza, anche delle Sezioni Unite. Ha erroneamente ritenuto che la violazione congiunta di norme edilizie e antisismiche fosse di per sé ostativa alla non punibilità. Questo approccio è stato giudicato riduttivo. Il giudice deve, invece, effettuare un apprezzamento complessivo e discrezionale, soppesando la concreta incidenza dell’illecito. In questo bilanciamento rientrano la natura degli illeciti, i beni giuridici lesi, le finalità della condotta e, appunto, i comportamenti successivi ai fatti. Nel caso specifico, la realizzazione di un piccolo ballatoio, subito rimosso, poteva integrare un modestissimo abuso edilizio, meritevole di una valutazione più approfondita ai fini dell’art. 131-bis c.p. La totale omissione di questa valutazione ha viziato la sentenza, imponendone l’annullamento.

Le Conclusioni

In conclusione, questa pronuncia rafforza il ruolo dell’istituto della particolare tenuità del fatto come strumento di proporzionalità e ragionevolezza del sistema penale. Anche di fronte a un abuso edilizio che viola più normative, il giudice non può fermarsi a un mero conteggio delle leggi infrante. È tenuto a un’analisi a 360 gradi, che tenga conto della reale entità del danno o del pericolo, della modestia dell’opera e della condotta post-delittuosa dell’imputato. La spontanea demolizione dell’abuso, in particolare, emerge come un fattore di grande rilevanza che può orientare il giudizio verso la non punibilità.

La violazione di più norme per un unico abuso edilizio esclude automaticamente l’applicazione della ‘particolare tenuità del fatto’?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la violazione di più disposizioni di legge con un’unica azione (concorso formale o reato continuato) non è di per sé ostativa all’applicazione della causa di non punibilità, la quale richiede invece una valutazione complessiva della condotta e dell’offesa.

Cosa deve valutare il giudice per decidere sulla particolare tenuità di un abuso edilizio?
Il giudice deve considerare una serie di indici, tra cui: la natura e la gravità degli illeciti, la tipologia dei beni giuridici lesi, le modalità esecutive, l’intensità del dolo, le conseguenze derivate e i comportamenti successivi ai fatti, come la spontanea rimozione dell’opera.

La rimozione spontanea dell’opera abusiva ha un’importanza nella valutazione del reato?
Sì, ha un’importanza significativa. La sentenza sottolinea che la condotta riparatrice spontanea e tempestiva, come la demolizione del manufatto abusivo, è un elemento che il giudice deve considerare nella valutazione sulla particolare tenuità dell’offesa, poiché incide sulla persistenza delle conseguenze lesive del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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