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Particolare tenuità del fatto: condotta post-reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22643/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per truffa. La Corte ha stabilito che, ai fini della non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), la valutazione della condotta susseguente al reato è un criterio applicabile anche per i fatti commessi prima dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia. La decisione si fonda sull’indifferenza dell’imputata verso il danno causato alla vittima.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: la condotta post-reato conta anche per il passato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 22643/2024) ha fornito un chiarimento fondamentale sull’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, alla luce delle modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia. La Corte ha stabilito che la condotta tenuta dall’imputato dopo la commissione del reato è un criterio di valutazione rilevante, anche per i fatti avvenuti prima dell’entrata in vigore della riforma. Analizziamo insieme il caso e le importanti conclusioni dei giudici.

I fatti del caso

Il caso riguarda una donna condannata in primo e secondo grado per il reato di truffa. La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, basando la propria strategia su tre argomenti principali:

1. Errata esclusione della particolare tenuità del fatto: Secondo il difensore, la Corte d’Appello aveva negato l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. basandosi sulla “condotta susseguente al reato”, un criterio introdotto esplicitamente solo dalla Riforma Cartabia e, a suo dire, non applicabile al caso di specie.
2. Errata gestione delle statuizioni civili: Si contestava la conferma della condanna al risarcimento dei danni, sostenendo che la parte civile non avesse formulato le proprie conclusioni scritte in primo grado, il che avrebbe dovuto comportare una revoca tacita della sua costituzione.
3. Sospensione condizionale della pena: Si lamentava che la sospensione della pena fosse stata subordinata al pagamento di una provvisionale senza tenere conto delle precarie condizioni economiche dell’imputata.

L’analisi della Corte sulla particolare tenuità del fatto

Il punto cruciale della sentenza è l’analisi del primo motivo di ricorso. La Cassazione ha respinto la tesi difensiva, affermando che la Corte d’Appello ha agito correttamente. I giudici supremi hanno chiarito che la Riforma Cartabia ha esplicitamente incluso la “condotta susseguente al reato” tra gli elementi da considerare per valutare la particolare tenuità del fatto.

Citando un precedente (Sez. 1, n. 30515/2023), la Corte ha ribadito un principio fondamentale: questa nuova disposizione è applicabile anche ai reati commessi prima della sua entrata in vigore (30 dicembre 2022). Di conseguenza, il giudice può e deve tenere conto del comportamento del reo successivo al crimine. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente considerato non solo la condotta criminosa in sé, ma anche la totale assenza di resipiscenza e l’indifferenza mostrata verso il danno economico causato alla persona offesa. Questi elementi, uniti, hanno giustificato il rigetto della richiesta di non punibilità.

La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili gli altri motivi, poiché erano semplici ripetizioni di argomenti già esaminati e respinti in appello, privi quindi della specificità richiesta per un ricorso in Cassazione. Anche i “motivi nuovi” presentati dalla difesa sono stati dichiarati inammissibili perché depositati fuori tempo massimo.

Le motivazioni della decisione

La decisione della Corte di Cassazione si fonda su principi giuridici chiari e consolidati:

1. Applicabilità della Riforma Cartabia: I nuovi criteri di valutazione per la particolare tenuità del fatto, inclusa la condotta post-reato, si applicano retroattivamente, consentendo una valutazione più completa della personalità e del comportamento dell’imputato.
2. Validità della costituzione di parte civile: La mancata presentazione di conclusioni scritte non comporta automaticamente la revoca della costituzione di parte civile, specialmente se questa si richiama agli atti già depositati.
3. Onere della prova: La condizione di indigenza, per essere rilevante ai fini della sospensione condizionale della pena, deve essere adeguatamente dimostrata, cosa che non è avvenuta nel caso di specie.
4. Inammissibilità per genericità e tardività: Un ricorso in Cassazione deve presentare motivi specifici e nuovi, non la mera riproposizione di argomenti già discussi. Inoltre, il rispetto dei termini processuali, come quello per il deposito di nuovi motivi, è perentorio.

Conclusioni

Questa sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica. Conferma che il comportamento dell’imputato dopo il reato – come il risarcimento del danno, le scuse alla vittima o, al contrario, l’indifferenza e la mancanza di pentimento – è un fattore determinante per l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione estende la portata della Riforma Cartabia anche al passato, offrendo ai giudici uno strumento di valutazione più ampio e aderente alla sostanza dei fatti. Per gli imputati, ciò significa che la loro condotta successiva al reato assume un peso decisivo nel determinare l’esito del processo.

La ‘condotta susseguente al reato’ può essere usata per negare la particolare tenuità del fatto anche per reati commessi prima della Riforma Cartabia?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la nuova formulazione dell’art. 131-bis c.p., che include espressamente la valutazione della condotta post-reato, è applicabile anche ai fatti commessi prima dell’entrata in vigore della riforma (30 dicembre 2022).

La mancata presentazione delle conclusioni scritte da parte della parte civile comporta sempre la revoca della sua costituzione?
No. Secondo la sentenza, non si configura una revoca tacita se la parte civile si richiama alle conclusioni già presentate al momento della costituzione o se le sue richieste (risarcimento, provvisionale, rifusione delle spese) vengono verbalizzate durante l’udienza.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile principalmente perché alcuni motivi erano mere ripetizioni di argomenti già trattati in appello e quindi privi di specificità. Inoltre, i motivi nuovi presentati dalla difesa sono stati depositati tardivamente, oltre il termine di quindici giorni prima dell’udienza fissata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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