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Particolare tenuità del fatto: coltello e condanna

Un individuo è stato condannato per porto di coltello a serramanico. In Cassazione, ha invocato la non punibilità per particolare tenuità del fatto, sostenendo di averlo dimenticato. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che i giudici di merito avevano correttamente valutato la pericolosità oggettiva e la scarsa credibilità della giustificazione, escludendo così l’applicabilità dell’art. 131-bis c.p.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: quando la “dimenticanza” di un coltello non basta

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una valutazione attenta da parte del giudice. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione chiarisce i confini di questa causa di non punibilità in un caso di porto abusivo di coltello, sottolineando come la semplice giustificazione della “dimenticanza” possa non essere sufficiente a escludere la responsabilità penale.

I Fatti del Caso: Un Controllo Notturno Durante il Lockdown

Un uomo veniva condannato dal Tribunale al pagamento di 2.000 euro di ammenda per il reato previsto dall’art. 4 della legge n. 110/1975, per aver portato con sé, senza un giustificato motivo, un coltello a serramanico. Il fatto si era verificato intorno alla mezzanotte, durante il periodo di lockdown nazionale. Al momento del controllo, l’imputato non forniva una spiegazione immediata, affermando solo in un secondo momento che l’arma apparteneva a suo padre e che l’aveva portata con sé per una mera dimenticanza, avendola lasciata nel borsello.

La Decisione del Tribunale e le Ragioni del Ricorso

Il Tribunale, pur riconoscendo la lieve entità del fatto, aveva escluso l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Secondo i giudici di merito, la pericolosità intrinseca della condotta, legata al possibile uso del coltello, e il comportamento tenuto dall’imputato al momento del controllo non permettevano di qualificare il fatto come di particolare tenuità.

L’imputato ha quindi proposto ricorso in Cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge penale. A suo avviso, il Tribunale si era concentrato unicamente sulla natura pericolosa dell’arma, trascurando una valutazione complessiva della fattispecie, come la circostanza che il fatto fosse avvenuto di notte, in pieno lockdown e quindi in assenza di altre persone, e senza considerare adeguatamente la sua tesi della dimenticanza come elemento per valutare il grado di colpevolezza.

Le Motivazioni della Cassazione sull’Esclusione della Particolare Tenuità del Fatto

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e quindi inammissibile, confermando la decisione del Tribunale. La motivazione della Suprema Corte si basa su una valutazione completa e non contraddittoria di tutti gli elementi del caso, andando oltre la semplice natura dell’arma. I giudici hanno sottolineato come il Tribunale avesse correttamente considerato non solo l’oggettiva pericolosità della condotta – evidenziando che il coltello avrebbe potuto essere usato contro le forze dell’ordine o contro chiunque altro si trovasse in strada – ma anche altri fattori cruciali.

In particolare, è stato dato peso al comportamento dell’imputato, che non ha fornito una giustificazione immediata, e alla scarsa credibilità della sua versione dei fatti. La Corte ha ritenuto implausibile la dimenticanza prolungata per un’intera giornata di un coltello che, peraltro, non presentava le caratteristiche di uno strumento da lavoro. L’affermazione di aver lasciato in auto il borsello contenente documenti e chiavi di casa ha ulteriormente indebolito la sua posizione.

Lieve Entità vs. Particolare Tenuità: Una Distinzione Cruciale

Un punto fondamentale chiarito dalla Corte è la differenza tra l’attenuante della “lieve entità” (art. 4, comma 3, L. 110/1975) e la causa di non punibilità per “particolare tenuità del fatto” (art. 131-bis c.p.). La Cassazione ha ribadito che il riconoscimento della prima non implica automaticamente l’applicazione della seconda. La “particolare tenuità” richiede un’offensività ancora minore rispetto alla “lieve entità”. Pertanto, non vi è alcuna contraddizione nel concedere l’attenuante ma negare la causa di non punibilità, come avvenuto nel caso di specie.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: per beneficiare della non punibilità per particolare tenuità del fatto, non è sufficiente addurre una semplice dimenticanza o minimizzare la pericolosità dell’arma. Il giudice è tenuto a svolgere una valutazione onnicomprensiva che include il contesto, il comportamento processuale ed extraprocessuale dell’imputato e, soprattutto, la credibilità delle giustificazioni fornite. Una difesa basata su spiegazioni poco plausibili o tardive rischia di essere inefficace e di condurre a una conferma della condanna, con l’ulteriore aggravio delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Dimenticare un coltello in borsa è un giustificato motivo per portarlo?
No, secondo la Corte la semplice dimenticanza, soprattutto se ritenuta non credibile dal giudice di merito, non costituisce un giustificato motivo. Il giudice deve valutare la credibilità di tale giustificazione nel contesto complessivo dei fatti, inclusa la plausibilità della versione fornita dall’imputato.

È possibile ottenere l’assoluzione per particolare tenuità del fatto se il reato è già stato qualificato di “lieve entità”?
Non necessariamente. La Corte di Cassazione chiarisce che il riconoscimento dell’attenuante della “lieve entità” non comporta automaticamente l’applicazione della causa di non punibilità per “particolare tenuità del fatto”. Quest’ultima richiede un grado di offensività ancora minore e una valutazione complessiva più stringente.

Come valuta il giudice la richiesta di applicazione della particolare tenuità del fatto?
Il giudice deve compiere una valutazione globale e completa che non si limiti alla sola natura dell’oggetto (es. la pericolosità del coltello), ma consideri tutti gli elementi del caso, come le modalità della condotta, il comportamento dell’imputato al momento del controllo e la credibilità delle sue giustificazioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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