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Particolare tenuità: assoluzione e non abitualità

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per evasione, stabilendo un principio chiave sulla causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Un individuo era stato condannato per un singolo episodio di evasione, ma la Corte d’Appello gli aveva negato il beneficio della non punibilità ritenendo il suo comportamento ‘abituale’ sulla base di un secondo episodio per il quale, però, era stato assolto. La Suprema Corte ha chiarito che un’assoluzione cancella l’illiceità del fatto, pertanto tale fatto non può essere utilizzato per configurare l’abitualità del comportamento, che osta all’applicazione dell’art. 131-bis c.p. La causa è stata rinviata per un nuovo esame.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Assoluzione Esclude l’Abitualità

La recente sentenza n. 22813/2024 della Corte di Cassazione offre un chiarimento fondamentale sull’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, disciplinata dall’art. 131-bis del codice penale. La Suprema Corte ha stabilito che un’assoluzione per un reato impedisce che quel comportamento possa essere considerato ai fini della valutazione di ‘abitualità’, uno degli elementi ostativi all’applicazione di tale beneficio. Questa decisione rafforza le garanzie dell’imputato, delineando con maggiore precisione i confini applicativi della norma.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una vicenda processuale riguardante un uomo, detenuto agli arresti domiciliari, accusato di essersi allontanato dalla propria abitazione senza autorizzazione in due distinte occasioni, a pochi giorni di distanza l’una dall’altra. In primo grado, il Tribunale lo aveva ritenuto responsabile per entrambi gli episodi, condannandolo a una pena detentiva.

Successivamente, la Corte d’Appello aveva parzialmente riformato la decisione. Pur confermando la condanna per il primo episodio di evasione, aveva assolto l’imputato per il secondo, ritenendo che ‘il fatto non costituisce reato’. Nonostante l’assoluzione, i giudici di secondo grado avevano negato l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, motivando tale esclusione sulla base della ‘oggettiva ripetizione’ delle condotte, che a loro avviso integrava l’abitualità del comportamento.

La Valutazione dell’Abitualità e la Particolare Tenuità del Fatto

Il fulcro del ricorso in Cassazione è stata proprio la contestazione di questa interpretazione. La difesa ha sostenuto che, a seguito dell’assoluzione per uno dei due episodi contestati, non si potesse più parlare di ‘ripetizione’ della condotta né, di conseguenza, di ‘abitualità’. L’unico reato rimasto in piedi era un episodio singolo e occasionale, caratterizzato da una minima offensività e privo di particolare allarme sociale.

L’articolo 131-bis c.p. prevede, infatti, che la non punibilità per tenuità del fatto sia esclusa quando il comportamento è ‘abituale’. La giurisprudenza, incluse le Sezioni Unite, ha chiarito che l’abitualità sussiste quando l’autore ha commesso almeno due illeciti, oltre a quello per cui si procede. La Corte d’Appello, pur assolvendo l’imputato per il secondo fatto, lo aveva implicitamente considerato come un indice di abitualità, commettendo un errore di diritto.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendo la motivazione della Corte d’Appello ‘giuridicamente errata’. Gli Ermellini hanno ribadito un principio fondamentale: l’assoluzione con la formula ‘perché il fatto non costituisce reato’ determina il venir meno dell’illecito. Un fatto giudicato non illecito non può, per logica giuridica, contribuire a formare un giudizio di abitualità criminale.

La Corte ha sottolineato la differenza sostanziale tra un’assoluzione e altre cause di estinzione del reato, come la prescrizione. Mentre la prescrizione estingue la punibilità ma non cancella la rilevanza penale del fatto (che può essere valutato per altri fini), l’assoluzione nel merito ne nega la stessa sussistenza come illecito. Di conseguenza, il comportamento assolto non può essere preso in considerazione per il sindacato sull’abitualità richiesto dall’art. 131-bis c.p. Essendo rimasto un solo episodio di evasione, è venuto meno il presupposto della ‘pluralità di illeciti’ necessario per escludere l’applicazione della causa di non punibilità.

Le Conclusioni

Con questa pronuncia, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello di Torino per un nuovo giudizio. Il nuovo giudice dovrà riconsiderare la possibilità di applicare la non punibilità per particolare tenuità del fatto, basando la propria valutazione esclusivamente sull’unico episodio di reato per cui è stata confermata la condanna. Questa decisione riafferma che il giudizio sull’abitualità deve fondarsi su fatti accertati come illeciti in via definitiva e non su mere accuse o su fatti per i quali è intervenuta una sentenza di assoluzione. Si tratta di una precisazione cruciale a tutela del principio di non colpevolezza e per una corretta applicazione di un istituto volto a deflazionare il sistema penale per i reati di minima gravità.

Un fatto per cui si è stati assolti può essere usato per dimostrare l’abitualità del comportamento e negare la particolare tenuità del fatto?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un’assoluzione, in particolare con la formula ‘perché il fatto non costituisce reato’, determina il venir meno dell’illecito. Di conseguenza, tale fatto non può essere utilizzato per sostenere che il comportamento dell’imputato sia ‘abituale’ ai fini dell’esclusione della causa di non punibilità di cui all’art. 131-bis c.p.

Quanti illeciti sono necessari per considerare un comportamento ‘abituale’ ai fini dell’articolo 131-bis del codice penale?
Secondo la giurisprudenza delle Sezioni Unite citata nella sentenza, il comportamento è considerato abituale quando l’autore ha commesso almeno due illeciti, oltre a quello per cui si sta procedendo. Pertanto, per negare la tenuità del fatto sulla base dell’abitualità, devono essere presenti almeno tre reati della stessa indole.

Qual è la differenza tra un’assoluzione e la prescrizione riguardo alla valutazione dell’abitualità del comportamento?
L’assoluzione nel merito cancella la rilevanza del fatto come illecito, impedendone l’utilizzo per valutare l’abitualità. Al contrario, l’estinzione del reato per prescrizione non incide sulla valutazione del fatto storico come potenzialmente illecito ai fini delle conseguenze penali della condanna per altri reati (ad esempio, per la valutazione della recidiva o, in certi contesti, dell’abitualità).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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