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Partecipazione in associazione: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una donna contro l’ordinanza di arresti domiciliari per partecipazione in associazione finalizzata al narcotraffico e riciclaggio. La ricorrente, moglie di uno dei vertici, sosteneva di non essere consapevole e di avere rapporti solo con il coniuge. La Corte ha confermato la valutazione dei giudici di merito, che avevano evidenziato il suo ruolo attivo, consapevole e strategico all’interno del sodalizio, anche come prestanome per un’attività commerciale usata per riciclare denaro. Il ricorso è stato giudicato generico e basato su una rilettura dei fatti, non consentita in sede di legittimità.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Partecipazione in Associazione: Quando il Ruolo del Coniuge Diventa Rilevante

La recente sentenza della Corte di Cassazione, sez. 6 Penale, n. 3449/2025, offre importanti spunti di riflessione sulla partecipazione in associazione criminale, specialmente quando a essere coinvolto è un familiare stretto di uno dei membri apicali. Il caso analizza la posizione di una donna, destinataria di una misura cautelare degli arresti domiciliari, accusata di far parte di un sodalizio dedito al narcotraffico e di aver contribuito al riciclaggio dei proventi illeciti. La Corte ha dichiarato il suo ricorso inammissibile, confermando la solidità del quadro indiziario a suo carico.

I Fatti del Caso: Il Ruolo della Coniuge nell’Organizzazione Criminale

Il Tribunale del Riesame aveva confermato l’ordinanza di arresti domiciliari nei confronti di una donna, moglie di un soggetto con ruolo di contabile all’interno di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Secondo l’accusa, il suo contributo non era meramente passivo o inconsapevole. Al contrario, la donna era considerata stabilmente inserita nel gruppo, con compiti precisi:

* Supporto attivo al coniuge: forniva supporto logistico e strategico nell’attività di vendita al dettaglio di sostanze stupefacenti.
Ruolo di intermediaria: agiva come trait d’union* tra gli acquirenti e il marito, ricevendo i cosiddetti “pizzini” con gli ordini.
* Consapevolezza del contesto: partecipava a riunioni con altri associati e aveva rapporti fiduciari diretti con alcuni di essi.
* Funzione di prestanome: aveva acconsentito all’intestazione fittizia di un negozio di abbigliamento, di fatto gestito da un altro membro dell’associazione, al fine di riciclare i proventi illeciti.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha impugnato l’ordinanza del Riesame davanti alla Corte di Cassazione, basando il ricorso su tre motivi principali:

1. Violazione di legge sulla partecipazione in associazione: Si sosteneva che la consapevolezza della donna non fosse stata provata, in quanto i suoi contatti si limitavano esclusivamente al marito.
2. Vizio di motivazione sul riciclaggio: Si contestava la ritenuta consapevolezza di riciclare denaro proveniente dallo spaccio attraverso l’attività commerciale.
3. Insussistenza delle esigenze cautelari: Si evidenziava che l’associazione avrebbe cessato di operare nel 2022 e che la ricorrente si era separata dal coniuge, facendo venir meno il pericolo di recidiva.

La Decisione della Corte: Inammissibilità e Conferma della Partecipazione in Associazione

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi, dichiarando il ricorso inammissibile perché manifestamente infondato, generico e teso a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità.

L’Analisi della Partecipazione Associativa

Sul primo punto, la Corte ha sottolineato come i giudici di merito avessero ampiamente e logicamente motivato il ruolo attivo e consapevole della ricorrente. Non si trattava di un mero rapporto coniugale, ma di un inserimento stabile e funzionale agli scopi del sodalizio. Il suo contributo, consistente nel supportare il marito, suggerire strategie e fare da tramite con gli acquirenti, era stato ritenuto un apporto concreto e apprezzabile all’esistenza e al rafforzamento dell’associazione.

La Questione del Riciclaggio e del Dolo

Anche il secondo motivo è stato giudicato inammissibile, sia perché la questione non era stata sollevata in sede di riesame, sia per la sua genericità. La Corte ha evidenziato come il provvedimento impugnato avesse dato conto della piena consapevolezza della donna di agire come “prestanome”, citando un colloquio telefonico con il marito che provava la sua coscienza del ruolo ricoperto e delle finalità illecite dell’operazione.

La Valutazione delle Esigenze Cautelari

Infine, riguardo al pericolo di recidiva, la Cassazione ha qualificato il motivo come generico, in quanto reiterativo di argomenti già esaminati e respinti dal Tribunale. I giudici di merito avevano infatti considerato la sua profonda conoscenza delle dinamiche del gruppo, la sua autonoma capacità criminale e la capacità del sodalizio di “rinnovarsi” e continuare a operare anche con i vertici in carcere, elementi sufficienti a giustificare la misura cautelare.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione centrale della decisione risiede nella netta distinzione tra il giudizio di merito e il giudizio di legittimità. La Corte di Cassazione non ha il potere di riesaminare gli elementi fattuali o di rivalutare lo spessore degli indizi, compiti che spettano esclusivamente ai giudici dei gradi precedenti. Il suo controllo è circoscritto alla verifica della corretta applicazione della legge e all’assenza di vizi logici evidenti nella motivazione del provvedimento impugnato. Nel caso di specie, il ricorso proponeva una lettura alternativa dei fatti e del materiale indiziario, tentando di ottenere una nuova valutazione che esula dalle competenze della Suprema Corte. Per questo motivo, è stato dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale del processo penale: la partecipazione in associazione non richiede la commissione di specifici reati-fine, ma un contributo stabile e consapevole alla vita e agli scopi del gruppo criminale. Anche attività apparentemente di contorno, se funzionali al sodalizio, possono integrare la fattispecie. Inoltre, la pronuncia conferma che il ricorso per cassazione contro misure cautelari deve concentrarsi su vizi di legittimità e non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti. Per la difesa, è cruciale formulare censure specifiche e giuridicamente fondate, evitando argomentazioni generiche o basate su una semplice rilettura delle prove.

Quando è sufficiente il contributo di un soggetto per configurare la partecipazione in associazione criminale?
Secondo la sentenza, per la consumazione del reato è sufficiente qualsiasi azione o modalità che arrechi un consapevole contributo, connotato da apprezzabilità e concretezza funzionale, all’esistenza o al rafforzamento dell’associazione.

Un ricorso in Cassazione può contestare la valutazione delle prove fatta dal giudice di merito?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il suo controllo è limitato all’esame della correttezza giuridica e della logicità della motivazione, senza poter entrare nel merito della revisione degli elementi materiali e fattuali o della rivalutazione dello spessore degli indizi, che sono apprezzamenti propri del giudice di merito.

Quali elementi ha considerato la Corte per ritenere attuale il pericolo di recidiva?
La Corte ha ritenuto sufficienti gli elementi valutati dai giudici di merito, tra cui: la conoscenza approfondita delle dinamiche del gruppo, i rapporti consolidati con altri membri, l’autonoma capacità criminale acquisita, l’operatività del gruppo anche con i vertici in stato di arresto e la sua capacità di rinnovarsi sul territorio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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