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Partecipazione imputato detenuto: nullità assoluta

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per furto a causa di un grave vizio procedurale. È stato negato il diritto alla partecipazione dell’imputato detenuto al processo d’appello, nonostante una richiesta tempestiva presentata dal difensore. La Corte ha ribadito che tale diniego causa una nullità assoluta e insanabile del giudizio. Inoltre, un capo d’imputazione è stato archiviato per mancanza della querela della persona offesa, requisito reso necessario dalla recente riforma legislativa.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Partecipazione imputato detenuto: la richiesta via difensore è valida

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26111 del 2024, ha riaffermato un principio fondamentale del diritto processuale penale: il diritto alla partecipazione dell’imputato detenuto al proprio processo. La pronuncia chiarisce che una richiesta di comparizione, avanzata tramite il difensore secondo le normative emergenziali, è pienamente legittima e il suo rigetto determina una nullità assoluta e insanabile del giudizio. Questo caso offre spunti cruciali sulla tutela dei diritti difensivi e sugli effetti delle recenti riforme legislative.

I Fatti del Processo

Due sorelle venivano condannate in primo e secondo grado per diversi episodi di furto aggravato, tra cui un furto in abitazione. La Corte di Appello, pur dichiarando prescritto uno dei reati, aveva confermato la responsabilità penale per gli altri capi di imputazione. Le imputate, entrambe detenute per altra causa al momento del giudizio di appello, decidevano di ricorrere in Cassazione, sollevando questioni di natura sia procedurale che sostanziale.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

I difensori delle imputate hanno articolato diversi motivi di ricorso. I più rilevanti, accolti dalla Suprema Corte, erano due:

1. Violazione del diritto di partecipazione al processo: La difesa lamentava che la Corte d’Appello avesse erroneamente negato la partecipazione delle imputate all’udienza. Nonostante il difensore avesse tempestivamente presentato, per conto di entrambe, una richiesta di comparizione, il Presidente del Collegio l’aveva rigettata, ritenendo che dovesse essere formulata “personalmente e direttamente” dalle interessate. Ciò aveva portato alla celebrazione del giudizio in loro assenza.
2. Mancanza della condizione di procedibilità: Per uno dei reati di furto, si contestava la violazione di legge per mancata declaratoria di improcedibilità. La persona offesa, infatti, aveva sporto una semplice “denuncia” senza manifestare espressamente la volontà di punizione (querela), un requisito divenuto necessario per quella fattispecie di reato a seguito della cosiddetta “Riforma Cartabia” (d.lgs. 150/2022).

L’importanza della partecipazione dell’imputato detenuto

Il fulcro della decisione della Cassazione ruota attorno al primo motivo. La normativa introdotta durante l’emergenza sanitaria (art. 23-bis d.l. 137/2020) per la celebrazione delle udienze d’appello in forma “cartolare” (basata solo su atti scritti) prevedeva un’eccezione fondamentale: l’imputato poteva manifestare la volontà di comparire. La Corte ha chiarito che tale diritto potestativo può essere esercitato legittimamente per il tramite del difensore, il quale agisce come portavoce tecnico del proprio assistito. L’idea che la richiesta debba essere “personale e diretta” è stata ritenuta un’errata interpretazione della legge.

L’impatto della Riforma Cartabia sulla procedibilità del furto

Il secondo punto evidenzia l’impatto pratico delle riforme legislative sui processi in corso. La novella all’art. 624 del codice penale ha esteso il regime di procedibilità a querela a diverse ipotesi di furto semplice che prima erano procedibili d’ufficio. Poiché nel caso di specie mancava una formale querela, ma solo una denuncia, la Corte ha rilevato il difetto di una condizione essenziale per poter proseguire l’azione penale.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha stabilito che l’omessa traduzione dell’imputato detenuto, che abbia tempestivamente richiesto di partecipare all’udienza per il tramite del suo difensore, integra una nullità di ordine generale, assoluta e insanabile. Questo vizio, afferendo alla mancata costituzione e partecipazione dell’imputato, inficia la validità dell’intero giudizio di appello. Tale nullità, inoltre, si estende anche al coimputato non appellante per lo stesso motivo, in virtù del principio di estensione degli effetti favorevoli. Per quanto riguarda il reato di furto, i giudici hanno semplicemente applicato la nuova disciplina sulla procedibilità, constatando l’assenza della querela e l’impossibilità di proseguire l’azione penale per quel specifico capo d’imputazione.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha emesso una decisione netta:
* Annullamento senza rinvio della sentenza per il capo relativo al furto, poiché l’azione penale non poteva essere proseguita per mancanza di querela.
* Annullamento con rinvio della sentenza per il capo relativo al furto in abitazione, disponendo un nuovo giudizio d’appello davanti a un’altra Corte. Questo nuovo processo dovrà svolgersi nel pieno rispetto del diritto delle imputate a parteciparvi. La sentenza rafforza la centralità dei diritti difensivi, sottolineando come le garanzie procedurali, come la partecipazione dell’imputato detenuto, non possano essere compresse da interpretazioni restrittive della legge.

È valida la richiesta di partecipazione all’udienza da parte dell’imputato detenuto se presentata dal suo avvocato?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che, ai sensi della normativa emergenziale ancora vigente, l’imputato detenuto può esercitare il suo diritto di comparire in udienza tramite una richiesta avanzata dal proprio difensore, senza che sia necessario un atto formulato “personalmente e direttamente” dall’interessato.

Cosa succede se a un imputato detenuto viene negato il diritto di partecipare all’udienza di appello?
Se l’imputato detenuto ha tempestivamente richiesto di partecipare e tale diritto gli viene negato, si verifica una nullità assoluta e insanabile del giudizio e della relativa sentenza. Questo vizio procedurale comporta l’annullamento della decisione e la necessità di celebrare un nuovo processo.

Perché un reato di furto è stato dichiarato non procedibile in questo caso?
Il reato di furto è stato dichiarato non procedibile perché, a seguito della Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022), per quella specifica fattispecie è diventata necessaria la querela della persona offesa. Nel caso di specie, la vittima aveva sporto una semplice denuncia, senza manifestare la volontà di punizione, rendendo così l’azione penale improcedibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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