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Partecipazione associazione terroristica: la Cassazione

La Corte di Cassazione conferma la condanna per partecipazione ad associazione terroristica di una donna legata alla cellula “Leoni dei Balcani”, affiliata all’ISIS. La Corte ha stabilito che, per le organizzazioni terroristiche moderne con struttura a rete, la partecipazione non richiede atti violenti diretti, ma può consistere in attività di proselitismo, indottrinamento e facilitazione dei contatti tra i membri, fungendo da punto di raccordo. Le prove digitali e la cooperazione giudiziaria europea sono state decisive per dimostrare il ruolo attivo dell’imputata all’interno della rete, superando la tesi difensiva di una mera adesione ideologica.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Partecipazione ad Associazione Terroristica: Quando i Contatti Online Integrano il Reato

La partecipazione ad associazione terroristica è un reato di estrema gravità che, nell’era digitale, assume contorni sempre più complessi. Le moderne organizzazioni terroristiche, come l’ISIS, operano spesso attraverso strutture a rete, fluide e internazionali, dove il proselitismo e il coordinamento avvengono online. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato proprio questo tema, delineando i confini tra la mera adesione ideologica e un contributo penalmente rilevante. La Corte ha confermato che anche attività apparentemente di supporto, come la gestione di canali di comunicazione e la facilitazione di contatti, costituiscono una piena partecipazione al sodalizio criminale.

Il Caso: Dalla Propaganda Online alla Condanna

Il caso esaminato riguarda una donna condannata in appello per il reato di cui all’art. 270-bis del codice penale. L’accusa era di aver partecipato attivamente all’organizzazione terroristica denominata “Leoni dei Balcani”, una cellula affiliata all’ISIS operante in Europa.

Le condotte contestate non consistevano in atti violenti, ma in un articolato supporto alla rete terroristica, che includeva:
* Propaganda e indottrinamento: diffusione di proclami, immagini e video di propaganda jihadista attraverso canali Telegram e altri social media.
* Proselitismo: attività volta a radicalizzare altre giovani donne, anche minorenni.
* Supporto logistico: promessa di finanziare la fuga di mogli di combattenti ISIS detenute e facilitazione dei contatti tra suo marito e altri membri del gruppo residenti in Germania.
* Intermediazione: mantenimento di rapporti diretti, via chat, con le mogli di detenuti per reati di terrorismo, agendo come punto di raccordo e di scambio di informazioni.

La difesa aveva impugnato la sentenza, sostenendo che le attività dell’imputata si limitassero a una mera adesione ideologica e a contatti virtuali con altre donne, senza un reale inserimento nella struttura operativa del gruppo terroristico.

I Motivi del Ricorso e la Partecipazione Associazione Terroristica

Il ricorso in Cassazione si fondava principalmente su due argomenti:

1. Mancanza di prova del contributo causale: La difesa sosteneva che non fosse stato dimostrato un contributo concreto e funzionale dell’imputata agli scopi dell’associazione. Le chat e i contatti erano limitati a soggetti femminili, non appartenenti formalmente all’organizzazione, e non vi era prova che l’imputata avesse mai manifestato la volontà di compiere atti violenti.
2. Errata qualificazione giuridica: Secondo il difensore, i fatti avrebbero dovuto essere qualificati, al più, come istigazione (art. 302 c.p.), un reato meno grave, e non come piena partecipazione all’associazione.

In sostanza, il punto cruciale era stabilire se le attività online dell’imputata potessero essere considerate sufficienti a integrare il grave reato di partecipazione ad associazione terroristica.

La Decisione della Cassazione sulla Partecipazione Associazione Terroristica

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato e confermando la decisione della Corte d’Appello. La sentenza offre importanti chiarimenti sulla natura delle moderne organizzazioni terroristiche e sui criteri per accertarne la partecipazione.

La Natura delle Organizzazioni Terroristiche Moderne

I giudici hanno ribadito un principio consolidato in giurisprudenza: le associazioni terroristiche di matrice jihadista, come l’ISIS e le sue cellule, hanno spesso una struttura “fluida” e “a rete”. Non è necessario un’organizzazione gerarchica rigida; sono sufficienti compagini anche “rudimentali” che operano come cellule territoriali, condividendo la stessa ideologia e un generico programma criminale.

Oltre la Semplice Adesione Ideologica

La Corte ha sottolineato che per configurare il reato non basta la mera adesione ideologica unilaterale. È necessario un contatto, anche flebile e mediato, con la struttura del sodalizio, che dimostri un inserimento funzionale nel gruppo. Nel caso di specie, l’imputata non si era limitata a simpatizzare per l’ISIS, ma aveva assunto un ruolo attivo e cruciale: era un “punto di raccordo e di intermediaria” tra i membri dei “Leoni dei Balcani” e i militanti dell’ISIS. Le sue attività di proselitismo, gestione dei canali di comunicazione e facilitazione dei contatti erano state ritenute un contributo concreto alla vita e agli obiettivi dell’associazione.

La Prova della “Notorietà Bilaterale”

Un elemento chiave per la condanna è la cosiddetta “notorietà bilaterale”: non solo il singolo deve volersi unire al gruppo, ma il gruppo deve, in qualche modo, riconoscerlo come parte di sé. La Corte ha ritenuto che tale prova fosse stata ampiamente raggiunta non sulla base di fonti aperte (come notizie generiche), ma attraverso gli atti concreti trasmessi dall’autorità giudiziaria tedesca. Tali atti dimostravano i collegamenti diretti del marito dell’imputata e del suo gruppo di amici con l’autore di un attentato terroristico a Vienna, confermando l’inserimento della coppia in un ambiente operativo del radicalismo islamico. Le chat dell’imputata con le mogli di altri militanti, le informazioni scambiate e il coordinamento dimostravano che il suo ruolo era conosciuto e funzionale alla rete.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha concluso che la motivazione della sentenza d’appello era logica, coerente e fondata su prove concrete. I giudici di merito avevano correttamente valutato il materiale probatorio, tra cui le risultanze del telefono dell’imputata e gli atti dell’ordine di indagine europeo. L’analisi di questi elementi ha permesso di delineare un quadro in cui l’imputata svolgeva un ruolo non marginale, ma pienamente inserito nelle dinamiche relazionali e operative della cellula terroristica. La sua condotta andava ben oltre il proselitismo, configurandosi come un ruolo penetrante di punto di raccordo e di intermediazione tra i componenti dei “Leoni dei Balcani” e i militanti dell’ISIS. Pertanto, la qualificazione del fatto come partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo ai sensi dell’art. 270-bis cod. pen. è stata ritenuta corretta.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce l’orientamento rigoroso della giurisprudenza italiana nel contrasto al terrorismo internazionale. Le conclusioni pratiche sono significative:
1. Il ruolo attivo online è partecipazione: Attività come la gestione di chat e canali di propaganda, il proselitismo e la facilitazione di contatti non sono considerate condotte secondarie, ma integrano a tutti gli effetti la partecipazione a un’associazione terroristica.
2. La struttura a rete non garantisce l’impunità: La natura fluida e decentralizzata dei gruppi jihadisti non rende più difficile la prova della partecipazione, ma impone una valutazione diversa, basata sulla funzionalità del contributo del singolo alla rete.
3. La cooperazione giudiziaria è fondamentale: Le prove raccolte tramite ordini di indagine europei sono state decisive per collegare i vari nodi della rete e dimostrare l’inserimento dell’imputata in un contesto operativo.

Quando si configura la partecipazione ad un’associazione terroristica come l’ISIS?
Non è necessaria l’esecuzione materiale di attentati. È sufficiente fornire un contributo concreto e funzionale agli scopi del gruppo, come svolgere attività di propaganda, proselitismo, facilitare i contatti tra i membri e agire come punto di raccordo, dimostrando di essersi messi a disposizione dell’organizzazione.

La sola adesione ideologica a un gruppo terroristico è un reato?
No, secondo la sentenza, la mera adesione psicologica o ideologica, per quanto estrema, non è sufficiente a integrare il reato. È necessaria la prova di un contatto, anche mediato, con la struttura del gruppo, che dimostri un inserimento funzionale dell’individuo nell’organizzazione.

Quali prove sono state considerate decisive in questo caso per dimostrare la partecipazione?
Sono state decisive le prove derivanti dall’analisi del telefono cellulare dell’imputata (chat, gestione di canali Telegram, materiale jihadista) e, soprattutto, gli atti trasmessi dalle autorità giudiziarie tedesche tramite un ordine di indagine europeo, che hanno collegato l’imputata e suo marito ad ambienti operativi del radicalismo islamico e all’autore di un attentato a Vienna.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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