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Partecipazione associazione stupefacenti: la Cassazione

La Corte di Cassazione rigetta il ricorso di un soggetto in custodia cautelare per partecipazione associazione stupefacenti. La sentenza conferma che un rapporto di fornitura stabile e continuativo, che dimostra un vincolo durevole e la consapevolezza della struttura del gruppo, è sufficiente a qualificare l’acquirente come partecipe, distinguendolo dal semplice compratore. L’aggravante di agevolazione mafiosa è stata dichiarata inammissibile perché sollevata per la prima volta in Cassazione.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Partecipazione Associazione Stupefacenti: L’Acquirente Abituale è Complice?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 2537/2024, affronta un tema cruciale nel diritto penale: la linea di demarcazione tra essere un semplice acquirente di droga e la partecipazione associazione stupefacenti. Con questa decisione, i giudici supremi ribadiscono che un rapporto di fornitura stabile e continuativo può trasformare un compratore in un vero e proprio membro del sodalizio criminale. Analizziamo insieme i dettagli del caso e le motivazioni della Corte.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Lecce nei confronti di un individuo, gravemente indiziato del delitto di partecipazione ad un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti (art. 74, D.P.R. 309/1990). L’interessato proponeva un’istanza di riesame, che veniva però rigettata dal Tribunale di Lecce.

L’indagato, tramite i suoi difensori, ha quindi presentato ricorso in Cassazione, basandolo su due motivi principali:
1. Errata applicazione della legge penale (art. 74): Si sosteneva che non esistesse un vincolo durevole con l’organizzazione criminale. La difesa argomentava che il rapporto era limitato a pochi mesi e che l’indagato non aveva mai assunto un ruolo decisivo per la vita del sodalizio, essendo un mero acquirente.
2. Errata applicazione dell’aggravante mafiosa (art. 416-bis.1 c.p.): Si contestava la sussistenza dell’aggravante di aver agito per agevolare un’associazione mafiosa (la Sacra Corona Unita), poiché mancava la prova di un dolo specifico finalizzato a favorire direttamente la struttura mafiosa.

La Distinzione tra Acquirente e Partecipe nell’Associazione a Delinquere

Per comprendere la decisione della Corte, è fondamentale chiarire un principio giuridico. Per integrare il reato di partecipazione associazione stupefacenti, non è sufficiente un semplice accordo per commettere dei reati. È necessario un quid pluris: una struttura organizzata e stabile che consenta la realizzazione di un programma criminoso indeterminato.

Nel caso specifico di un acquirente, la giurisprudenza ha da tempo stabilito che il semplice acquisto, anche se ripetuto, non basta. È necessario che l’approvvigionamento sia così costante e continuativo da creare uno stabile affidamento del gruppo sulla disponibilità all’acquisto del soggetto. Questo rapporto deve superare la soglia delle singole operazioni di compravendita (il cosiddetto rapporto sinallagmatico) e trasformarsi nell’adesione dell’acquirente al programma criminale del gruppo.

Le Motivazioni della Cassazione sulla Partecipazione Associazione Stupefacenti

La Corte di Cassazione ha ritenuto il primo motivo di ricorso infondato. Secondo i giudici, il Tribunale del riesame aveva correttamente individuato gli elementi che provavano una stabile relazione di cointeressenza tra l’indagato e il gruppo criminale.

La relazione andava oltre le singole transazioni e si configurava come un contributo strategico all’impresa criminale. In particolare, la Corte ha sottolineato due indicatori decisivi:

1. La piena consapevolezza dell’indagato: Egli era conscio che il suo interlocutore principale non agiva da solo, ma era a capo di un gruppo organizzato. Ciò era dimostrato dalla presenza di altri sodali durante gli incontri.
2. L’integrazione nella logica operativa del gruppo: Una conversazione intercettata, citata nella sentenza, rivelava che l’indagato si lamentava del fatto che lo stupefacente non gli fosse stato portato a casa da un “ragazzo” per conto del capo. Questo dettaglio, secondo la Corte, smentiva la tesi del semplice acquirente e dimostrava un’aspettativa e un’integrazione nei meccanismi logistici del sodalizio.

L’Inammissibilità dell’Aggravante Mafiosa

Per quanto riguarda il secondo motivo, relativo all’aggravante di agevolazione mafiosa, la Corte lo ha dichiarato inammissibile. Il motivo è procedurale: la questione non era mai stata sollevata nel precedente giudizio di riesame. La Corte di Cassazione ha ribadito che non è possibile introdurre censure “nuove” nel giudizio di legittimità, il cui scopo è verificare la corretta applicazione della legge da parte dei giudici di merito, non esaminare per la prima volta questioni di fatto o di diritto non precedentemente dibattute.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica. La Corte di Cassazione chiarisce che la condotta di un acquirente abituale di sostanze stupefacenti può integrare il grave reato di partecipazione associazione stupefacenti. L’elemento chiave è la trasformazione del rapporto da una serie di acquisti a un vincolo stabile e di reciproco affidamento, in cui l’acquirente diventa una componente funzionale e prevedibile nell’economia dell’organizzazione criminale. Questa decisione sottolinea come la consapevolezza della struttura associativa e l’integrazione, anche solo passiva, nelle sue dinamiche operative possano essere sufficienti per essere considerati non più semplici clienti, ma veri e propri partecipi.

Quando un acquirente abituale di droga viene considerato partecipe di un’associazione a delinquere?
Secondo la sentenza, un acquirente diventa partecipe quando il suo rapporto di fornitura è così costante e continuativo da creare uno stabile affidamento reciproco con l’organizzazione. Questo vincolo durevole deve superare la logica delle singole compravendite e tradursi in un’adesione al programma criminale del gruppo, con la piena consapevolezza della sua struttura organizzata.

È possibile presentare per la prima volta un motivo di ricorso davanti alla Corte di Cassazione?
No. La sentenza chiarisce che una censura è considerata “nuova”, e quindi inammissibile, se non è stata sollevata nel precedente grado di giudizio (in questo caso, nel procedimento di riesame). La Corte di Cassazione giudica la legittimità delle decisioni impugnate, non può esaminare questioni mai poste ai giudici di merito.

Cosa significa che un rapporto di acquisto supera la soglia del “rapporto sinallagmatico”?
Significa che la relazione tra acquirente e venditore non si limita più a semplici e distinte operazioni di scambio (denaro contro merce). Supera questa soglia quando si evolve in un legame stabile e di fiducia, in cui l’acquirente si affida al gruppo per una fornitura costante e, a sua volta, il gruppo conta sulla sua disponibilità all’acquisto come parte integrante della propria attività criminale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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