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Partecipazione associazione mafiosa: prova e indizi

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato contro l’ordinanza di custodia cautelare per partecipazione ad associazione mafiosa. La Corte ha ribadito che la prova della partecipazione può basarsi su intercettazioni e condotte violente volte al controllo del territorio, che dimostrano un inserimento stabile nel sodalizio. La valutazione di tali elementi spetta al giudice di merito e non può essere ridiscussa in sede di legittimità, se non per manifesta illogicità.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Partecipazione Associazione Mafiosa: Prova e Indizi secondo la Cassazione

La recente sentenza n. 30007/2024 della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui criteri per valutare la partecipazione ad associazione mafiosa. Analizzando il ricorso di un indagato sottoposto a custodia cautelare, la Corte ha ribadito i confini tra la valutazione di merito, riservata ai giudici di primo e secondo grado, e il controllo di legittimità, proprio della Cassazione.

Il Fatto e il Percorso Giudiziario

Il caso ha origine da un’ordinanza del G.I.P. che disponeva la custodia cautelare in carcere per un soggetto, gravemente indiziato del delitto di partecipazione ad associazione di tipo mafioso (art. 416 bis c.p.). L’indagato, tramite il suo difensore, presentava istanza di riesame al Tribunale della Libertà, che però respingeva la richiesta, confermando la misura cautelare.

Contro questa decisione, veniva proposto ricorso per cassazione, basato su un unico motivo: violazione di legge e difetto di motivazione per illogicità, in relazione alla valutazione della gravità indiziaria.

I Motivi del Ricorso e la Partecipazione ad Associazione Mafiosa

La difesa sosteneva che il quadro indiziario fosse stato erroneamente interpretato dal Tribunale del Riesame. In particolare, si contestava:

* La presunta affiliazione risaliva a un periodo antecedente ai fatti contestati.
* Le conversazioni intercettate mostravano un ruolo di subordinazione e non di partecipazione attiva.
* Le condotte violente attribuite all’indagato erano meramente episodiche e non rivelatrici di un inserimento stabile nel sodalizio.
* Il Tribunale non aveva considerato l’ipotesi di un concorso esterno, anziché di una piena partecipazione.

In sostanza, il ricorrente chiedeva alla Corte di Cassazione una rilettura alternativa degli elementi di prova, sostenendo che questi non fossero sufficienti a dimostrare un’effettiva e stabile compenetrazione nel tessuto associativo.

Le Motivazioni della Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza, fornendo motivazioni cruciali sulla prova della partecipazione ad associazione mafiosa e sui limiti del proprio giudizio.

### I Limiti del Giudizio di Legittimità

In primo luogo, la Corte ha sottolineato che il ricorso per cassazione non è una terza istanza di giudizio sui fatti. Il suo compito non è rivalutare le prove, ma verificare che il giudice di merito abbia applicato correttamente la legge e abbia fornito una motivazione logica e coerente. Proporre una ‘rilettura alternativa’ degli elementi, come fatto dalla difesa, esula dalle competenze della Corte.

### Gli Indizi Sufficienti per la Partecipazione

La Corte ha ritenuto che il Tribunale del Riesame avesse correttamente individuato elementi solidi a carico dell’indagato. In particolare, sono stati valorizzati:

1. Dichiarazioni in intercettazioni: Conversazioni in cui l’indagato veniva indicato come soggetto affiliato all’organizzazione locale.
2. Comportamenti violenti: La partecipazione a due distinti episodi di aggressione fisica ai danni di terzi, interpretati non come eventi isolati, ma come manifestazioni del controllo del territorio e delle attività illecite, tipiche del metodo mafioso.

Questi elementi, secondo la Corte, dimostrano un ‘concreto inserimento nelle attività delinquenziali’ e una ‘parte attiva al fenomeno associativo’, anche se con un apporto minimo, purché riconoscibile e stabile. Viene richiamato il principio delle Sezioni Unite (sent. Modaffari, 2021), secondo cui è sufficiente che l’affiliato abbia preso parte attiva alla vita dell’associazione, contribuendo in modo concreto al suo funzionamento.

### Il Valore delle Intercettazioni

Infine, la Corte ha ribadito un principio consolidato: l’interpretazione del linguaggio usato nelle intercettazioni, anche se criptico o cifrato, è una questione di fatto demandata al giudice di merito. Tale valutazione può essere censurata in Cassazione solo se manifestamente illogica o irragionevole, cosa che non è stata riscontrata nel caso di specie.

Le Conclusioni

La sentenza conferma la linea rigorosa della giurisprudenza in materia di criminalità organizzata. La prova della partecipazione ad associazione mafiosa non richiede necessariamente un ruolo di vertice, ma un inserimento attivo e stabile, dimostrabile anche attraverso condotte significative come atti di violenza funzionali agli scopi del clan. La decisione ribadisce inoltre la netta distinzione tra il giudizio di merito, che valuta le prove, e quello di legittimità, che controlla la corretta applicazione della legge, precludendo ogni tentativo di rimettere in discussione i fatti davanti alla Cassazione.

Cosa è sufficiente per dimostrare la partecipazione a un’associazione mafiosa secondo questa sentenza?
Secondo la Corte, sono indice di partecipazione punibile tutte le condotte da cui si può desumere che l’affiliato abbia preso parte attiva al fenomeno associativo, fornendo un apporto concreto, anche se minimo, ma riconoscibile e stabile. La partecipazione a episodi di violenza finalizzati al controllo del territorio è un chiaro esempio di tale inserimento.

È possibile contestare in Cassazione l’interpretazione delle intercettazioni telefoniche?
No, l’interpretazione del contenuto delle conversazioni intercettate è una questione di fatto rimessa alla valutazione esclusiva del giudice di merito. In sede di Cassazione, tale valutazione può essere contestata solo se la motivazione risulta manifestamente illogica o irragionevole, non per proporre una semplice interpretazione alternativa.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, come in questo caso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, a causa della colpa nell’aver promosso un ricorso privo dei presupposti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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