LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Partecipazione associazione mafiosa: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato contro un’ordinanza di custodia cautelare per il reato di partecipazione associazione mafiosa. La Corte ha confermato la decisione del Tribunale del riesame, ritenendo che le prove indicassero un’inserimento stabile dell’indagato nel sodalizio criminale, e non un coinvolgimento occasionale. La difesa sosteneva che il ruolo dell’indagato fosse limitato a un singolo episodio, ma la Cassazione ha valorizzato la totalità delle condotte, inclusa l’intermediazione con imprenditori e la partecipazione a truffe societarie per conto della cosca, come prova della sua piena disponibilità verso l’organizzazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Partecipazione Associazione Mafiosa: Quando un Legame Diventa Reato

La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sezione Sesta Penale, n. 23625 del 2024, offre un’importante analisi sui criteri per determinare la partecipazione associazione mafiosa ai sensi dell’art. 416-bis del codice penale. La Corte ha chiarito la distinzione tra un coinvolgimento esterno e un inserimento stabile all’interno di un sodalizio criminale, confermando un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per un indagato.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un uomo accusato di far parte di una nota organizzazione mafiosa, in particolare di un’articolazione territoriale attiva tra la Calabria e il Nord Italia. L’indagato, secondo l’accusa, coadiuvava gli esponenti di spicco del clan nella gestione di interessi e investimenti, partecipando a truffe, recupero crediti e traffici illeciti.

La difesa aveva presentato ricorso in Cassazione contro la decisione del Tribunale del riesame che confermava la custodia cautelare. Secondo i legali, il coinvolgimento del loro assistito era limitato a un singolo episodio, l’aver messo in contatto un imprenditore con i vertici della cosca, e non era sufficiente a dimostrare una vera e propria affectio societatis, ovvero la volontà di far parte stabilmente dell’associazione. Inoltre, la difesa lamentava la mancanza di attualità delle esigenze cautelari.

L’Analisi della Corte sulla Partecipazione Associazione Mafiosa

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. I giudici hanno sottolineato che il Tribunale del riesame aveva correttamente valutato il quadro indiziario, non limitandosi a considerare gli elementi singolarmente, ma leggendoli in modo unitario e coordinato.

La Corte ha ribadito un principio fondamentale, già espresso dalle Sezioni Unite (sent. Modaffari, 2021): la condotta di partecipazione si caratterizza per lo stabile inserimento dell’agente nella struttura organizzativa, tale da attestare la sua “messa a disposizione” per il perseguimento dei fini criminosi comuni. Non è necessario un rito formale di affiliazione, ma un compendio di prove che dimostri questo legame organico.

Le Motivazioni della Decisione

Nel motivare la sua decisione, la Cassazione ha evidenziato come le indagini avessero ricostruito un ruolo strategico e continuativo dell’indagato. Egli non era un semplice intermediario occasionale. Al contrario:

1. Ruolo di Cerniera: Metteva in contatto imprenditori con i vertici della cosca per operazioni che avevano una chiara natura ‘ndranghetista, come il recupero crediti con metodi intimidatori.
2. Incarichi di Fiducia: Durante un periodo di detenzione di un capo del sodalizio, all’indagato venivano affidate “delicate incombenze” direttamente dai vertici, dimostrando la fiducia riposta in lui.
3. Coinvolgimento in Altre Attività Illecite: Il suo contributo non si limitava all’affare con l’imprenditore, ma si estendeva alla gestione fraudolenta di società utilizzate dalla cosca per commettere truffe. In questo schema, egli aveva il compito di monetizzare i profitti illeciti e rendicontare direttamente al capo.
4. Pericolosità Sociale: La Corte ha ritenuto le esigenze cautelari attuali e concrete. Nonostante i contatti documentati si fermassero al 2019, la contestazione associativa era ancora attuale. Inoltre, la presenza di carichi pendenti per reati recenti (estorsione e usura aggravate dal metodo mafioso), confermava la sua persistente pericolosità sociale e il suo legame con l’ambiente criminale.

La Cassazione ha anche chiarito che l’annullamento di un’ordinanza cautelare nei confronti dell’imprenditore coinvolto non era decisivo, poiché la posizione dell’indagato era supportata da numerosi altri elementi probatori.

Le Conclusioni

La sentenza consolida l’orientamento giurisprudenziale secondo cui, per provare la partecipazione associazione mafiosa, è necessaria un’analisi globale della condotta dell’indagato. Non basta contestare i singoli elementi di prova, ma occorre confrontarsi con la coerenza del quadro accusatorio complessivo. Un ruolo di intermediario fiduciario, la partecipazione a diverse attività illecite per conto del clan e la diretta interazione con i vertici sono tutti indicatori che, letti insieme, possono dimostrare quell’inserimento stabile e quella messa a disposizione che integrano il grave reato previsto dall’art. 416-bis c.p. La decisione conferma che il controllo della Cassazione è sulla legittimità e logicità della motivazione, non una rivalutazione dei fatti già esaminati dai giudici di merito.

Cosa si intende per ‘partecipazione’ in un’associazione di tipo mafioso secondo questa sentenza?
Per ‘partecipazione’ non si intende il compimento di un singolo atto illecito in favore del clan, ma uno stabile inserimento dell’individuo nella struttura organizzativa, che dimostri la sua ‘messa a disposizione’ per il perseguimento dei fini criminosi dell’associazione.

Perché il ricorso dell’indagato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, secondo la Cassazione, la difesa si è limitata a proporre una lettura alternativa e frammentaria degli elementi di prova, senza individuare vizi logici o giuridici nella motivazione del Tribunale del riesame. La Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti, ma solo verificare la correttezza del percorso giuridico seguito dai giudici di merito.

La mancanza di contatti recenti esclude l’attualità delle esigenze cautelari in un reato associativo?
No. La Corte ha specificato che, in un reato associativo ancora in corso, la mancanza di contatti documentati per un certo periodo (in questo caso dal 2019) non è sufficiente a dimostrare che il vincolo con il sodalizio si sia interrotto, soprattutto se la pericolosità sociale della persona è confermata da altri elementi, come carichi pendenti per reati recenti aggravati dal metodo mafioso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati