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Partecipazione associazione: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto, accusato di essere un fornitore di droga per un’associazione criminale, contro l’ordinanza di custodia cautelare. La Corte ha stabilito che un rapporto di fornitura stabile e fiduciario, anche se di breve durata e gestito dall’estero, è sufficiente a configurare la partecipazione associazione criminale. I motivi del ricorso sono stati ritenuti generici e volti a una non consentita rivalutazione dei fatti, confermando la solidità delle prove a carico dell’indagato.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Partecipazione Associazione Criminale: Stabilità del Ruolo più che Durata

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 18809/2025, offre importanti chiarimenti sui criteri per determinare la partecipazione associazione criminale, specialmente nel contesto del narcotraffico internazionale. La Corte ha stabilito che la stabilità e la natura fiduciaria del rapporto tra un fornitore e i vertici di un sodalizio sono elementi sufficienti a integrare il reato, anche se il rapporto è di breve durata e il soggetto opera da un altro paese. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un individuo accusato di essere un “broker” di un’associazione dedita al traffico di stupefacenti. L’indagato, residente in Spagna, era considerato il canale di approvvigionamento di ingenti quantitativi di droga leggera per un gruppo criminale radicato in Sicilia. A seguito delle indagini, basate su intercettazioni e dichiarazioni di collaboratori di giustizia, il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto la misura della custodia cautelare in carcere.

Il Tribunale della Libertà, in sede di riesame, aveva confermato la misura, sottolineando la sistematicità del rapporto e il ruolo strategico dell’indagato, capace di importare carichi di droga del valore di centinaia di migliaia di euro. La difesa dell’indagato ha quindi proposto ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso e la tesi difensiva sulla partecipazione associazione criminale

La difesa ha basato il ricorso su una presunta violazione di legge e vizio di motivazione. Secondo i legali, i giudici di merito non avrebbero considerato adeguatamente alcuni elementi chiave:

* Breve arco temporale: Il rapporto tra l’indagato e i vertici dell’associazione si sarebbe sviluppato in un periodo di tempo limitato.
* Assenza di stabilità: La relazione era, a dire della difesa, più assimilabile a una serie di singole transazioni fornitore-cliente che a un inserimento stabile nel sodalizio.
Mancanza di affectio societatis*: Non vi sarebbe stata la prova della volontà consapevole dell’indagato di far parte del gruppo criminale e di contribuire ai suoi scopi.

In sostanza, la difesa mirava a derubricare la condotta a singoli episodi di spaccio, negando l’esistenza di un vincolo associativo stabile.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le censure difensive “generiche” e “disancorate dal tessuto motivazionale dell’ordinanza impugnata”. La Suprema Corte ha chiarito che il suo ruolo non è quello di riesaminare le prove, ma di controllare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione del provvedimento.

Nel merito, la Corte ha evidenziato come il Tribunale della Libertà avesse correttamente applicato i principi giurisprudenziali consolidati in materia. In particolare, è stato ribadito che:

1. Irrilevanza della durata: Ai fini della configurazione della partecipazione associazione criminale, la durata del rapporto può essere anche breve, purché emerga l’esistenza di un “sistema collaudato” e di un affidamento reciproco che va oltre il singolo affare.
2. Trasformazione del rapporto: Un legame tra fornitore e acquirente si trasforma in un vincolo associativo quando la fornitura diventa continua, stabile e di rilevanza economica tale da assumere un’importanza strategica per l’operatività del sodalizio.
3. Ruolo funzionale: La posizione dell’indagato, pur essendo localizzata all’estero, era stata correttamente inquadrata come quella di un associato, poiché garantiva al gruppo una fonte di approvvigionamento fondamentale per i propri guadagni.

La Corte ha concluso che il ricorso si limitava a proporre una lettura alternativa delle prove, un’operazione preclusa in sede di legittimità. La motivazione del Tribunale era logica, coerente e giuridicamente corretta.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un principio fondamentale: per provare la partecipazione associazione criminale non è necessario dimostrare un’affiliazione formale o una lunga militanza. Ciò che conta è il contributo funzionale, stabile e consapevole che un soggetto apporta alla vita e agli scopi del gruppo. Anche un fornitore esterno può essere considerato un partecipe a tutti gli effetti se il suo ruolo diventa una componente essenziale e affidabile della macchina criminale, poiché la sua condotta supera la soglia del rapporto sinallagmatico e si trasforma in un’adesione al programma criminoso del gruppo.

Quando un fornitore di droga diventa partecipe di un’associazione criminale?
Un fornitore diventa partecipe quando la relazione con il gruppo criminale supera il singolo scambio commerciale e assume caratteri di continuità, stabilità e rilevanza economica, diventando una componente strategica per l’operatività del sodalizio e dimostrando la volontà di contribuire agli scopi dell’associazione.

La breve durata di un rapporto con l’associazione esclude il reato di partecipazione?
No. La Corte ha ribadito che la durata del rapporto non è l’elemento decisivo. Anche un periodo limitato può essere sufficiente per configurare la partecipazione, se dagli elementi acquisiti si desume l’esistenza di un sistema stabile e di un affidamento reciproco tra il soggetto e l’associazione.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di rivalutare le prove come le intercettazioni?
No. Il ricorso per Cassazione non può avere ad oggetto una nuova valutazione dei fatti o delle prove. La Corte si limita a verificare che il giudice di merito abbia applicato correttamente la legge e abbia fornito una motivazione logica e non contraddittoria, senza poter sostituire la propria interpretazione delle prove a quella del giudice precedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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