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Partecipazione associazione criminale: prova e indizi

La Corte di Cassazione, con la Sentenza n. 24103/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’indagata accusata di partecipazione ad un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. La Corte ha ribadito che per configurare la partecipazione associazione criminale non è necessaria la commissione di reati-fine, essendo sufficiente un contributo stabile, anche minimo, alla vita del sodalizio. Nel caso di specie, l’identificazione dell’indagata, le sue lamentele al capo per la merce e la consegna dei proventi sono stati ritenuti gravi indizi sufficienti per la misura cautelare.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Partecipazione Associazione Criminale: La Cassazione sui Gravi Indizi

La recente sentenza n. 24103/2024 della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui presupposti per applicare una misura cautelare per il reato di partecipazione associazione criminale. In particolare, la Corte ribadisce un principio fondamentale: per provare il coinvolgimento di un soggetto in un sodalizio criminale, non è necessario dimostrare che abbia materialmente commesso i reati specifici per cui il gruppo si è formato. Analizziamo insieme questa decisione per comprenderne la portata.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda una donna sottoposta alla misura degli arresti domiciliari perché indiziata di far parte di un’associazione dedita al traffico di hashish. Secondo l’accusa, il suo ruolo consisteva nella vendita al dettaglio della sostanza stupefacente per conto di uno dei membri dell’organizzazione. La difesa della donna ha presentato ricorso al Tribunale del Riesame, che ha confermato la misura cautelare. Successivamente, la difesa si è rivolta alla Corte di Cassazione, contestando la solidità degli indizi a carico dell’indagata.

I Motivi del Ricorso

Il ricorso si basava principalmente su due argomenti:

1. Mancanza di prove concrete sulla partecipazione: La difesa sosteneva che l’indagata fosse l’unica, tra i numerosi membri del gruppo, a cui non era stato contestato alcun singolo episodio di spaccio (il cosiddetto “reato-fine”). Inoltre, le intercettazioni facevano riferimento a una generica “ragazza”, senza mai nominarla direttamente, e le prove raccolte non dimostravano un suo contributo consapevole al sodalizio.
2. Valutazione errata del pericolo di reiterazione: Secondo la difesa, la decisione di applicare gli arresti domiciliari si basava su formule generiche e non su una valutazione concreta e attuale del rischio che l’indagata potesse commettere altri reati.

La Valutazione della Partecipazione Associazione Criminale da parte della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del Tribunale del Riesame. La sentenza si articola su due punti giuridici di grande rilevanza, consolidando l’orientamento giurisprudenziale in materia.

Le Motivazioni

La Corte ha innanzitutto chiarito la natura dei “gravi indizi di colpevolezza” necessari per l’applicazione di una misura cautelare. Essi non richiedono lo stesso rigore probatorio di una condanna definitiva, ma è sufficiente un quadro che renda “altamente probabile” la responsabilità dell’indagato.

Nel merito, la Cassazione ha ribadito due principi chiave sulla partecipazione associazione criminale:

* Irrilevanza dei “reati-fine”: La partecipazione a un’associazione criminale è un reato a sé stante. Per provarla, non è necessario che il partecipe abbia commesso i singoli delitti (in questo caso, lo spaccio) che sono lo scopo dell’associazione. È sufficiente dimostrare che la persona abbia fornito un contributo stabile e consapevole alla vita e agli obiettivi del gruppo, anche se minimo.
* Identificazione e ruolo dell’indagata: Il Tribunale ha correttamente ricostruito un quadro indiziario solido. L’identificazione della donna non era dubbia, grazie a soprannomi usati nelle conversazioni (“Mimina”), riscontri sul suo profilo social, e descrizioni fisiche coincidenti. Gli elementi a suo carico erano molteplici: era stata arrestata in flagranza, si lamentava direttamente con il capo dell’associazione per la qualità della droga ricevuta, e soprattutto consegnava con cadenza settimanale i proventi della sua attività di spaccio, con importi crescenti (da 600 fino a 1.500 euro a settimana), a dimostrazione del suo ruolo attivo e proficuo per l’organizzazione. Questi elementi sono stati ritenuti più che sufficienti a configurare un contributo stabile al sodalizio.

Per quanto riguarda il secondo motivo di ricorso, la Corte ha ritenuto corretta la valutazione del pericolo di reiterazione. La “frenetica attività di spaccio”, quantificata dai consistenti versamenti settimanali, non è una formula di stile, ma un dato concreto che dimostra l’attualità del pericolo e giustifica la misura degli arresti domiciliari.

Conclusioni

Questa sentenza conferma che la lotta alle organizzazioni criminali si basa sulla possibilità di colpire la struttura stessa del sodalizio, anche senza dover provare ogni singolo reato commesso dai suoi membri. Per configurare la partecipazione associazione criminale in fase cautelare, è decisivo dimostrare l’inserimento stabile e consapevole di un individuo nella struttura, attraverso elementi come la gestione dei proventi, i contatti con i vertici e un ruolo definito, anche se subordinato. Un principio che rafforza gli strumenti a disposizione degli inquirenti per contrastare la criminalità organizzata.

Per accusare una persona di partecipazione ad un’associazione criminale è necessario provare che abbia commesso i reati specifici per cui l’associazione è stata creata?
No. Secondo la sentenza, la commissione dei cosiddetti “reati-fine” (es. i singoli episodi di spaccio) non è necessaria per provare la sussistenza della condotta di partecipazione. È sufficiente dimostrare un contributo stabile, anche minimo ma non insignificante, alla vita e al perseguimento degli scopi dell’organizzazione.

Quali elementi sono considerati “gravi indizi di colpevolezza” sufficienti per disporre una misura cautelare per associazione a delinquere?
Nel caso di specie, sono stati ritenuti gravi indizi: l’identificazione certa dell’indagata tramite intercettazioni e riscontri sui social media, il suo arresto in flagranza, le conversazioni in cui si lamentava con il capo dell’organizzazione, e la consegna sistematica e crescente dei proventi dell’attività di spaccio (fino a 1.500 euro a settimana), che dimostravano il suo pieno coinvolgimento consapevole.

Come si valuta il pericolo di reiterazione del reato per giustificare gli arresti domiciliari?
La valutazione non deve basarsi su formule generiche, ma su elementi concreti desumibili dalle specifiche modalità del fatto. In questo caso, la Corte ha ritenuto che la “frenetica attività di spaccio”, dimostrata dai consistenti e regolari versamenti di denaro, fosse un elemento concreto sufficiente a fondare un giudizio di attualità del pericolo di reiterazione e a giustificare la misura cautelare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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