LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Partecipazione associazione criminale: la Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un soggetto accusato di partecipazione a un’associazione criminale finalizzata al traffico di stupefacenti. La sentenza conferma che la costante disponibilità all’acquisto di droga da un’organizzazione criminale, per la successiva rivendita, è sufficiente a integrare il reato, anche se l’attività si è svolta per un periodo limitato e si è interrotta a causa di un arresto. La stabilità del rapporto e la consapevolezza di agire nell’ambito del programma criminoso del clan sono elementi decisivi.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Partecipazione Associazione Criminale: La Stabilità del Rapporto è Decisiva

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18628/2024, ha affrontato un caso cruciale in materia di reati associativi, chiarendo i confini della partecipazione associazione criminale finalizzata al traffico di stupefacenti. La Suprema Corte ha stabilito che un rapporto stabile e continuativo di acquisto di droga da un clan, finalizzato alla rivendita, è sufficiente a configurare il reato, anche in assenza di un’affiliazione formale e per un periodo di tempo limitato.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un’ordinanza del Tribunale del riesame che confermava le misure cautelari del divieto di dimora e dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti di un individuo. Le accuse provvisorie erano gravissime: partecipazione a un’associazione di stampo camorristico dedita al traffico di droga (art. 74 D.P.R. 309/1990) e tre specifici episodi di cessione di stupefacenti.

La difesa dell’indagato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che l’ordinanza impugnata non avesse analizzato elementi investigativi decisivi. Secondo il ricorrente, questi elementi avrebbero dovuto escludere sia la volontaria adesione al programma criminale dell’associazione, sia una partecipazione costante e duratura. In particolare, si evidenziava che gli episodi contestati erano concentrati in un breve arco temporale (marzo-giugno 2018) e che l’attività si era interrotta a causa del suo arresto nel luglio dello stesso anno. Si lamentava, inoltre, che il rapporto con il clan fosse di imposizione e non di adesione volontaria.

La Decisione della Cassazione e la Partecipazione Associazione Criminale

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. I giudici hanno confermato la solidità del quadro indiziario raccolto, basato su intercettazioni, attività di osservazione e dichiarazioni di collaboratori di giustizia.

La Costante Disponibilità come Prova del Vincolo

Il punto centrale della decisione riguarda la qualificazione della condotta dell’indagato. Secondo la Corte, non è necessario un atto di “investitura formale” per essere considerati partecipi di un sodalizio criminale. Ciò che rileva è che il contributo dell’agente sia funzionale all’esistenza e all’operatività dell’associazione in un dato momento storico.

Nel caso specifico, è emerso che l’indagato agiva come uno dei pusher del clan nelle piazze di spaccio, acquistando ogni mese una quantità fissa di droga a un prezzo stabilito, per poi rivenderla a un prezzo maggiorato. Il denaro ricavato veniva poi consegnato al capo dell’organizzazione. Questo schema, secondo la Corte, dimostra una “cointeressenza” con il clan e una piena integrazione nel suo programma criminale, non un semplice rapporto cliente-fornitore.

L’Irrilevanza della Breve Durata per la Partecipazione Associazione Criminale

La Cassazione ha smontato anche l’argomento difensivo relativo alla limitata durata dell’attività delittuosa. Il fatto che gli episodi contestati si concentrino in pochi mesi non esclude la partecipazione. Anzi, la delimitazione temporale è una conseguenza diretta dell’arresto dell’indagato, un evento non attribuibile alla sua volontà di dissociarsi, ma connesso alla sua stessa condotta delinquenziale. Pertanto, l’interruzione forzata dell’attività non può essere usata per negare la preesistente intraneità all’organizzazione.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una consolidata giurisprudenza. Viene ribadito che integra la condotta di partecipazione la “costante disponibilità all’acquisto delle sostanze stupefacenti” da parte di un soggetto che, consapevole della struttura, garantisce con il suo comportamento l’operatività dell’associazione. La stabilità del rapporto instaurato rivela la presenza della cosiddetta affectio societatis tra l’acquirente e i fornitori, ovvero la volontà condivisa di perseguire gli scopi del sodalizio.

I giudici hanno sottolineato come le argomentazioni della difesa fossero aspecifiche e si limitassero a riproporre una lettura alternativa delle risultanze investigative, senza confrontarsi con le puntuali motivazioni del Tribunale del riesame. Era emerso chiaramente che l’indagato era ben consapevole di agire nell’ambito del programma criminoso del clan, fornendo un contributo non occasionale ma strutturale all’attività di spaccio nel territorio controllato dall’organizzazione.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza riafferma un principio fondamentale: per configurare la partecipazione associazione criminale nel contesto del traffico di droga, non è richiesta un’affiliazione formale, ma è sufficiente dimostrare un inserimento stabile e consapevole nella struttura. La condotta di chi acquista sistematicamente droga dal sodalizio per rivenderla, contribuendo così agli scopi e ai profitti dell’organizzazione, costituisce un elemento sintomatico di tale partecipazione. L’interruzione dell’attività a causa di un arresto non inficia la valutazione della condotta pregressa, ma ne rappresenta una conseguenza prevedibile.

Acquistare costantemente droga da un clan per rivenderla configura una partecipazione all’associazione criminale?
Sì, secondo la sentenza, la costante disponibilità all’acquisto di sostanze stupefacenti da un sodalizio illecito, con la consapevolezza che la stabilità del rapporto garantisce l’operatività dell’associazione, integra la condotta di partecipazione.

Un periodo di attività limitato e l’interruzione dovuta a un arresto possono escludere la partecipazione al sodalizio criminale?
No, la delimitazione temporale dell’attività, se dovuta a un evento non volontario come l’arresto, non esclude la partecipazione. Anzi, l’arresto è considerato una circostanza connessa alla condotta delinquenziale stessa e non contrasta con la precedente intraneità all’organizzazione.

Per essere considerati partecipi di un’associazione dedita al traffico di stupefacenti è necessario un atto formale di ‘affiliazione’?
No, la sentenza chiarisce che per la configurabilità della partecipazione non è richiesto un atto di investitura formale. È sufficiente che il contributo dell’agente sia funzionale all’esistenza e all’operatività dell’associazione in un dato momento storico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati