LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Partecipazione associazione criminale: Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una misura cautelare per partecipazione ad associazione criminale finalizzata al narcotraffico. La Corte sottolinea che il ricorso è inammissibile se i motivi sono generici e non si confrontano con la motivazione del provvedimento impugnato. Viene ribadito che, per provare la partecipazione, non è decisiva la durata della condotta, ma l’inserimento stabile nella struttura criminale, desumibile da intercettazioni e altre prove.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Partecipazione Associazione Criminale: Quando un Breve Periodo è Sufficiente?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 17030 del 2025, offre importanti chiarimenti sui requisiti necessari per configurare la partecipazione ad associazione criminale, in particolare nel contesto del narcotraffico. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato, confermando la misura cautelare disposta a suo carico e ribadendo principi fondamentali sulla valutazione delle prove e sulla struttura dei motivi di ricorso.

I Fatti del Caso e il Ricorso in Cassazione

Il caso riguarda un soggetto indagato per partecipazione a un’associazione armata finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa. Inizialmente sottoposto alla custodia in carcere, poi sostituita con gli arresti domiciliari, l’indagato aveva impugnato l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Bari.

Nel suo ricorso, la difesa sosteneva l’erronea qualificazione giuridica della condotta, argomentando che non sussistessero gli elementi per ritenerlo partecipe del sodalizio criminoso. Secondo il ricorrente, il suo coinvolgimento si limitava a un singolo episodio: un tentativo di acquisto di 99 grammi di cocaina, a seguito del quale aveva interrotto ogni contatto con gli altri coindagati. Inoltre, si evidenziava che il periodo di presunta affiliazione era estremamente breve (meno di un mese), un lasso di tempo ritenuto insufficiente per apportare un contributo significativo all’associazione.

La Decisione sulla Partecipazione ad Associazione Criminale

La Corte di Cassazione ha rigettato completamente le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile per due ragioni principali: la genericità dei motivi e la loro non conformità ai limiti del giudizio di legittimità.

In primo luogo, la Corte ha sottolineato come il ricorso si limitasse a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte dal Tribunale del Riesame, senza un reale confronto critico con la motivazione del provvedimento impugnato. Questo approccio rende il ricorso generico e, di conseguenza, inammissibile.

La Prova della Partecipazione Stabile

Il Tribunale del Riesame aveva ampiamente motivato il ruolo dell’indagato all’interno dell’organizzazione, descrivendolo come un soggetto addetto “alla fase di approvvigionamento e alla successiva distribuzione e commercializzazione sulla piazza di spaccio”. Questa conclusione era supportata da diverse fonti di prova che la difesa aveva omesso di considerare nel ricorso, tra cui:
* Le dichiarazioni di collaboratori di giustizia che confermavano l’inserimento organico dell’indagato nel sodalizio.
* Il contenuto di intercettazioni telefoniche e ambientali, dalle quali emergeva un accordo con esponenti di spicco dell’organizzazione per svolgere un ruolo duraturo al suo interno.

L’Irrilevanza della Breve Durata della Condotta

Uno dei punti centrali della sentenza riguarda la durata del coinvolgimento. La Corte ha ribadito un principio consolidato: ai fini della configurabilità della partecipazione a un’associazione criminale, non è determinante la durata del periodo di osservazione delle condotte. Ciò che conta è la prova dell’esistenza di un sistema stabile e collaudato al quale l’agente ha fornito il proprio contributo, manifestando la volontà di farne parte a tempo indeterminato.

Nel caso specifico, l’episodio dell’acquisto di 99 grammi di cocaina non era stato un atto isolato di spaccio, ma una fornitura destinata al sodalizio, come emerso dalle intercettazioni. Questo, unito alla disponibilità manifestata a impegnarsi a lungo termine con i vertici, era sufficiente a dimostrare l’affectio, ovvero la consapevole volontà di far parte stabilmente del gruppo.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione di inammissibilità su principi procedurali e sostanziali chiari. Dal punto di vista procedurale, ha sanzionato la genericità del ricorso, che non può limitarsi a riproporre doglianze già esaminate senza criticare specificamente la logica della decisione impugnata. Sul piano sostanziale, la Corte ha ribadito che l’interpretazione del linguaggio, anche criptico, usato nelle intercettazioni è una questione di fatto riservata al giudice di merito. Il suo sindacato è limitato alla verifica della manifesta illogicità della motivazione, vizio che nel caso di specie non sussisteva.
La motivazione del Tribunale del Riesame è stata ritenuta puntuale, specifica e immune da vizi, avendo ricostruito in modo coerente il ruolo dell’indagato sulla base di un compendio probatorio solido, che includeva intercettazioni, dichiarazioni di pentiti e l’analisi contestualizzata dei singoli episodi delittuosi.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza alcuni importanti principi in materia di reati associativi. In primo luogo, un ricorso per cassazione deve essere specifico e confrontarsi analiticamente con la decisione che intende contestare. In secondo luogo, per dimostrare la partecipazione ad associazione criminale, l’elemento decisivo non è per quanto tempo una persona ha agito per conto del gruppo, ma la prova del suo stabile inserimento nella struttura organizzativa e la sua disponibilità a contribuire al programma criminoso. Anche un contributo limitato nel tempo può essere sufficiente se si inserisce in un quadro di piena e consapevole adesione al sodalizio.

Un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile se si limita a ripetere le argomentazioni già presentate in precedenza?
Sì, la sentenza conferma che un ricorso è inammissibile se i suoi motivi sono generici e non si confrontano specificamente con la logica e le argomentazioni del provvedimento impugnato, limitandosi a riproporre le stesse questioni già respinte.

Per provare la partecipazione ad un’associazione criminale è necessaria una condotta protratta per un lungo periodo?
No, la Corte chiarisce che la durata della condotta osservata non è l’elemento decisivo. È sufficiente dimostrare l’inserimento stabile dell’individuo nella struttura criminale e la sua disponibilità a contribuire agli scopi dell’associazione, anche se il suo apporto si è manifestato per un breve periodo.

L’acquisto di una singola partita di droga può dimostrare l’appartenenza a un’associazione per il narcotraffico?
Sì, può essere un elemento di prova significativo se il contesto dimostra che l’operazione non era un atto di spaccio individuale, ma una fornitura destinata al sodalizio nel suo complesso. Nel caso specifico, le intercettazioni hanno rivelato che l’acquisto serviva all’organizzazione, confermando così il ruolo dell’indagato al suo interno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati