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Parchi regionali: sanzioni per lavori non autorizzati

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due soggetti condannati per aver eseguito lavori con malta cementizia e commissionato un sorvolo di elicottero non autorizzato all’interno di un’area protetta. La sentenza ribadisce che le sanzioni penali previste dalla legge quadro sulle aree protette (L. 394/1991) si estendono pienamente anche alle violazioni dei regolamenti dei parchi regionali, confermando la condanna e le relative sanzioni pecuniarie.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sanzioni penali nei Parchi Regionali: la Cassazione conferma la linea dura

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale per la tutela ambientale: le sanzioni penali previste dalla legge quadro nazionale si applicano anche a chi viola i regolamenti dei parchi regionali. Questo caso, riguardante lavori edili e un sorvolo di elicottero non autorizzati, offre importanti chiarimenti sulla portata della normativa di protezione del paesaggio.

I fatti del caso: lavori e sorvolo non autorizzati

Due soggetti sono stati condannati per aver violato le norme a tutela di un parco naturale regionale. In particolare, sono stati accusati di due condotte illecite:
1. Aver gettato e posto in opera malta cementizia lungo un sentiero pedonale all’interno dell’area protetta.
2. Aver commissionato il sorvolo non autorizzato di un elicottero sulla medesima area.

Entrambe le attività sono state svolte in totale assenza di autorizzazione da parte dell’ente gestore del parco, configurando così una violazione delle normative specifiche di tutela.

I motivi del ricorso e le difese degli imputati

Davanti alla Corte di Cassazione, i ricorrenti hanno presentato due principali argomentazioni per contestare la condanna. In primo luogo, sostenevano che l’articolo 30 della Legge Quadro sulle Aree Protette (L. n. 394/1991), che stabilisce le sanzioni penali, fosse applicabile solo ai parchi nazionali e non ai parchi regionali. In secondo luogo, hanno contestato l’accusa relativa al sorvolo, affermando che il divieto non fosse assoluto e che la loro attività rientrasse in possibili deroghe previste dalla normativa.

La decisione della Corte sulle sanzioni nei parchi regionali

La Corte di Cassazione ha respinto integralmente le argomentazioni difensive, dichiarando i ricorsi inammissibili. La decisione si fonda su un’interpretazione chiara e rigorosa della normativa vigente, consolidando un orientamento giurisprudenziale a favore di una tutela ambientale estesa.

L’applicabilità della Legge Quadro anche ai parchi regionali

Il punto centrale della sentenza riguarda l’interpretazione dell’art. 30 della L. 394/1991. La Corte ha definito “manifestamente infondato” il motivo del ricorso, sottolineando come il comma 8 dello stesso articolo estenda esplicitamente le sanzioni penali previste dal comma 1 a due casistiche distinte:
– Violazioni delle misure di salvaguardia regionali in attesa dell’istituzione di un’area protetta.
– Trasgressioni dei regolamenti dei parchi regionali già istituiti.

La norma, secondo i giudici, è di una “chiarezza difficilmente offuscabile”. Pertanto, chiunque violi i regolamenti specifici di un parco regionale commette un reato sanzionato penalmente dalla legge nazionale.

La questione del sorvolo con elicottero

Anche il secondo motivo di ricorso è stato giudicato inammissibile. La Corte ha chiarito che, sebbene esistano delle deroghe al divieto di sorvolo a bassa quota (per operazioni di soccorso, pubblica necessità, rifornimento, ecc.), queste non sono automatiche. La legge regionale e i regolamenti del parco impongono un obbligo di comunicazione preventiva all’ente gestore. L’ente ha il diritto di richiedere precisazioni e imporre prescrizioni per garantire la tutela dell’ambiente.

Nel caso specifico, i ricorrenti non avevano inviato alcuna comunicazione, impedendo di fatto all’ente Parco di esercitare le proprie funzioni di controllo e autorizzazione. Non è sufficiente, quindi, sostenere a posteriori che l’attività rientrasse in una potenziale deroga; è indispensabile seguire la procedura prevista, che non è stata rispettata.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano su un’interpretazione letterale e sistematica della legge. I giudici hanno voluto ribadire che la tutela penale dell’ambiente non si ferma ai confini dei parchi nazionali, ma si estende capillarmente a tutte le aree protette, inclusi i parchi regionali. L’argomentazione dei ricorrenti, secondo cui la tutela penale si applicherebbe solo nella fase transitoria prima dell’istituzione del parco, è stata rigettata come illogica. La norma è chiara nel sanzionare sia le violazioni delle misure di salvaguardia sia le trasgressioni ai regolamenti dei parchi già operativi. Per quanto riguarda il sorvolo, la Corte sottolinea che l’onere di attivare la procedura autorizzativa spetta a chi intende compiere l’attività. L’assenza di una comunicazione preventiva rende l’attività intrinsecamente illecita, a prescindere dalla sua natura astrattamente giustificabile.

Le conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale: la normativa ambientale deve essere rispettata in modo rigoroso e formale. Non sono ammesse interpretazioni creative o elusioni procedurali. La decisione conferma che le sanzioni penali per gli abusi edilizi e le attività non autorizzate all’interno dei parchi regionali sono pienamente applicabili. Per cittadini e imprese, questo significa che qualsiasi intervento in un’area protetta, anche se ritenuto minore o necessario, richiede il preventivo e formale nulla-osta dell’ente gestore. Agire in assenza di autorizzazione espone a sicure conseguenze penali, oltre che all’obbligo di risarcire i danni ambientali causati.

Le sanzioni penali della legge quadro nazionale (L. 394/1991) si applicano anche ai parchi regionali?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che l’articolo 30, comma 8, della legge estende esplicitamente le sanzioni penali previste per i parchi nazionali anche a chi trasgredisce i regolamenti dei parchi naturali regionali.

È possibile effettuare un sorvolo a bassa quota in un’area protetta senza autorizzazione, se si rientra in un caso di necessità o servizio?
No. Anche se l’attività rientra in una delle categorie eccezionali consentite (es. rifornimento, manutenzione), è obbligatorio inviare una comunicazione preventiva all’ente gestore del parco. L’ente ha il diritto di chiedere chiarimenti e imporre condizioni. L’assenza di tale comunicazione rende il sorvolo illecito.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Comporta che il ricorso non viene esaminato nel merito. La sentenza impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali, al versamento di una somma alla Cassa delle ammende e, come in questo caso, al risarcimento dei danni in favore della parte civile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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