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Parcheggiatore abusivo recidivo: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per il reato di parcheggiatore abusivo recidivo, anche se la prima violazione amministrativa era avvenuta prima dell’entrata in vigore della norma penale. La Corte ha stabilito che la precedente sanzione costituisce un presupposto di fatto del reato, e non parte del precetto, rendendo irrilevante la sua anteriorità rispetto alla legge. L’elemento cruciale è la reiterazione della condotta sotto la vigenza della nuova norma incriminatrice. Di conseguenza, il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Parcheggiatore Abusivo Recidivo: Quando la Violazione Precedente Fa Scattare il Reato?

La figura del parcheggiatore abusivo recidivo è stata al centro di un’importante pronuncia della Corte di Cassazione, che ha chiarito un aspetto cruciale relativo alla successione delle leggi nel tempo. La sentenza n. 7407/2024 affronta il caso di un individuo condannato per aver esercitato l’attività di parcheggiatore non autorizzato, dopo aver già ricevuto una sanzione amministrativa per la stessa condotta. La questione centrale riguarda la validità di tale sanzione precedente come presupposto del reato, qualora sia stata emessa prima dell’entrata in vigore della norma penale che punisce la recidiva.

I Fatti del Caso

Un uomo veniva condannato in primo grado e in appello per il reato previsto dall’art. 7, comma 15-bis, del Codice della Strada. In particolare, gli veniva contestato di aver esercitato l’attività di parcheggiatore abusivo in data 10 giugno 2019, essendo già stato sanzionato per la medesima violazione con un verbale definitivo del 6 agosto 2017.

Il difensore dell’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, basando la sua difesa su tre motivi principali:
1. Violazione del principio di irretroattività della legge penale: Secondo la difesa, il reato di parcheggiatore abusivo recidivo è stato introdotto dal cosiddetto ‘Decreto Sicurezza’ (D.L. 113/2018), in vigore dal 4 dicembre 2018. Poiché la prima violazione amministrativa risaliva al 2017, ovvero a un’epoca precedente alla nuova legge, essa non poteva costituire il presupposto per il nuovo reato.
2. Vizio di motivazione: La difesa contestava la ricostruzione dei fatti e la sussistenza degli elementi oggettivi e soggettivi del reato.
3. Mancata applicazione di benefici: Si lamentava la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) e la mancata concessione delle attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.).

La Questione del Parcheggiatore Abusivo Recidivo e la Legge nel Tempo

Il punto nevralgico della vicenda giuridica risiede nell’interpretazione del rapporto tra la vecchia sanzione amministrativa e la nuova norma penale. Il ricorrente sosteneva che, per poter parlare di ‘recidiva’ penalmente rilevante, anche il primo illecito (quello amministrativo) dovesse essere stato commesso sotto la vigenza della nuova legge. In caso contrario, si sarebbe violato l’art. 2 del codice penale, che sancisce il divieto di applicare retroattivamente una norma penale sfavorevole.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo integralmente le argomentazioni della difesa. I giudici hanno fornito una spiegazione chiara e dirimente sulla configurabilità del reato.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha stabilito che l’argomento difensivo sul principio di irretroattività è manifestamente infondato. Il ragionamento dei giudici di merito è stato ritenuto corretto: la precedente violazione amministrativa, divenuta definitiva, non costituisce parte del precetto penale, bensì un presupposto di fatto esterno del reato.

Ciò che rileva penalmente è la reiterazione della condotta avvenuta quando la nuova norma incriminatrice era già in vigore. Al momento del fatto contestato (10 giugno 2019), l’imputato era pienamente consapevole di essere già stato sanzionato in via definitiva. Pertanto, la sua decisione di ripetere il comportamento abusivo integrava pienamente la fattispecie di reato contravvenzionale prevista dalla nuova legge. In altre parole, la legge non viene applicata ‘all’indietro’ alla violazione del 2017; essa si applica al nuovo fatto del 2019, che assume rilevanza penale proprio perché commesso da un soggetto che aveva già un precedente specifico.

La Corte ha inoltre rigettato gli altri motivi di ricorso, definendoli generici. La ricostruzione dei fatti era supportata da prove concrete (filmati della polizia municipale) e la mancata applicazione dei benefici era stata adeguatamente motivata dalla Corte d’Appello con riferimento alla non particolare tenuità dell’offesa, all’abitualità della condotta e alla personalità negativa dell’imputato, gravato da numerosi precedenti penali.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un importante principio: per il reato di parcheggiatore abusivo recidivo, non è necessario che la prima violazione amministrativa sia stata commessa dopo l’entrata in vigore della norma penale. È sufficiente che la violazione precedente sia definitiva e che la nuova condotta illecita sia posta in essere sotto la vigenza della nuova legge. La precedente sanzione agisce come un ‘campanello d’allarme’ che qualifica la successiva condotta, trasformandola da illecito amministrativo a reato. Questa interpretazione garantisce l’efficacia della norma, volta a contrastare un fenomeno di illegalità diffusa, senza violare il principio di irretroattività della legge penale.

Se la prima violazione di parcheggiatore abusivo è avvenuta prima della legge che ha introdotto il reato per la recidiva, si può essere condannati?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la precedente violazione amministrativa costituisce un presupposto di fatto esterno del reato. Il reato si perfeziona con la reiterazione della condotta quando la nuova norma penale è già in vigore, a prescindere da quando sia avvenuta la prima violazione.

Perché la precedente sanzione amministrativa è rilevante per il reato di parcheggiatore abusivo recidivo?
La precedente sanzione, divenuta definitiva, non integra di per sé il precetto penale, ma qualifica la successiva condotta. Essa dimostra che il soggetto, nonostante sia stato già formalmente avvisato della natura illecita del suo comportamento, ha deciso di perseverare, e proprio questa reiterazione fa scattare la sanzione penale.

È possibile ottenere l’assoluzione per particolare tenuità del fatto per il reato di parcheggiatore abusivo recidivo?
Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto inapplicabile la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) a causa dell’abitualità della condotta e della personalità negativa del soggetto, gravato da numerosi precedenti penali. La decisione dipende comunque da una valutazione caso per caso da parte del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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