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Parcheggiatore abusivo: quando scatta il reato?

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un parcheggiatore abusivo, confermando la condanna. I giudici hanno chiarito che il reato, introdotto nel 2018, non si applica retroattivamente, ma punisce la nuova violazione commessa da chi è già stato sanzionato in via definitiva per la stessa condotta.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Parcheggiatore abusivo: La Cassazione chiarisce quando la condotta diventa reato

L’attività di parcheggiatore abusivo rappresenta un fenomeno diffuso che il legislatore ha cercato di contrastare con normative sempre più stringenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sulla trasformazione di questa condotta da illecito amministrativo a vero e proprio reato, escludendo qualsiasi applicazione retroattiva della norma incriminatrice. Analizziamo insieme la decisione per comprendere i principi affermati dai giudici.

I fatti di causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo condannato dalla Corte d’Appello per il reato di parcheggiatore abusivo, previsto dall’articolo 7, comma 15-bis, del Codice della Strada. L’imputato ha basato la sua difesa su due motivi principali. In primo luogo, ha contestato la carenza di prove sufficienti a dimostrare la sua effettiva responsabilità, sostenendo che non vi fosse certezza sul suo ruolo attivo nell’attività illecita. In secondo luogo, ha eccepito una presunta applicazione retroattiva della norma penale, introdotta nel dicembre 2018, rispetto a una sanzione amministrativa precedentemente ricevuta e divenuta definitiva.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente la condanna inflitta nei gradi di merito. I giudici hanno respinto entrambi i motivi di impugnazione, ritenendoli manifestamente infondati. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

Le motivazioni: le prove contro il parcheggiatore abusivo

Con riferimento al primo motivo, la Corte ha stabilito che la doglianza era inammissibile perché riproponeva questioni già correttamente valutate e respinte dal giudice di merito. La Corte d’Appello, infatti, aveva basato la sua decisione su argomentazioni logiche e congruenti, valorizzando le circostanze di fatto emerse dal rapporto redatto dagli agenti operanti. Da tale documento risultava chiaramente che l’imputato stava svolgendo l’attività di parcheggiatore abusivo attraverso segnalazioni e manovre inequivocabili, elementi ritenuti sufficienti a fondare un giudizio di colpevolezza.

Le motivazioni: l’assenza di retroattività della norma penale

Ancora più netto è stato il rigetto del secondo motivo, relativo alla presunta retroattività della legge. La Cassazione ha spiegato che la norma incriminatrice introdotta a fine 2018 non ha alcun effetto retroattivo. Essa, infatti, ha creato una fattispecie di reato completamente nuova (ex novo). Il reato non consiste nell’essere stati sanzionati in passato, ma nel commettere nuovamente la violazione dopo essere già stati destinatari di una sanzione amministrativa per la medesima condotta, divenuta definitiva. La Corte ha precisato che la definitività della precedente sanzione, nel caso di specie, era intervenuta in un’epoca successiva all’entrata in vigore della nuova legge penale. Pertanto, la nuova condotta illecita si è perfezionata interamente sotto il vigore della nuova disciplina, escludendo qualsiasi violazione del principio di irretroattività della legge penale.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un importante principio di diritto: la condotta del parcheggiatore abusivo si trasforma in reato solo in caso di recidiva specifica. Non si tratta di punire due volte la stessa violazione, ma di sanzionare penalmente chi, nonostante una precedente sanzione amministrativa definitiva, persevera nella condotta illecita. Questa decisione chiarisce che la norma penale non guarda al passato, ma al futuro, punendo un nuovo comportamento che dimostra una particolare riottosità del soggetto a rispettare le regole. Per i cittadini, ciò significa che la segnalazione di tali attività è fondamentale, poiché solo la formalizzazione di una prima sanzione amministrativa apre la strada alla più severa risposta penale in caso di reiterazione.

Quando l’attività di parcheggiatore abusivo diventa un reato?
L’attività di parcheggiatore abusivo diventa un reato quando la persona che la compie è già stata sanzionata in precedenza per la stessa violazione amministrativa con un provvedimento divenuto definitivo.

La norma che punisce penalmente il parcheggiatore abusivo è retroattiva?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che la norma non è retroattiva. Essa ha introdotto una nuova fattispecie di reato (ex novo) che punisce la condotta illecita commessa dopo l’entrata in vigore della legge e dopo che la precedente sanzione amministrativa è diventata definitiva.

Quali prove sono sufficienti per dimostrare l’attività di parcheggiatore abusivo?
Secondo la sentenza, le prove raccolte dagli agenti operanti, come un rapporto che descrive dettagliatamente segnalazioni e manovre inequivocabili volte a indirizzare gli automobilisti, sono considerate sufficienti a dimostrare l’effettivo svolgimento dell’attività illecita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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