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Parcheggiatore abusivo: quando è reato penale?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per il reato di parcheggiatore abusivo. La Corte ha confermato che il reato si configura in caso di recidiva, anche se la precedente sanzione amministrativa è anteriore alla legge che ha introdotto il reato. Inoltre, ha chiarito che il termine di prescrizione, in caso di recidiva, è aumentato di un quarto, e nel caso di specie non era ancora maturato. La condanna per esercizio abusivo dell’attività di parcheggiatore è stata quindi confermata.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Parcheggiatore abusivo: quando la recidiva lo trasforma in reato penale

L’attività di parcheggiatore abusivo è un fenomeno diffuso che può passare da illecito amministrativo a vero e proprio reato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i contorni della fattispecie penale, soffermandosi su due aspetti cruciali: il ruolo della recidiva e i termini di prescrizione. La Suprema Corte ha ritenuto inammissibile il ricorso di un imputato, confermando la sua condanna e fornendo importanti principi di diritto.

Il caso: dalla condanna alla Cassazione

Un individuo veniva condannato sia in primo grado che in appello per due reati: esercizio abusivo dell’attività di parcheggiatore (art. 7, comma 15-bis, Codice della Strada) e violazione del divieto di accesso a determinate aree (art. 1, comma 2, D.L. 14/2017). La condotta contestata, avvenuta il 27 settembre 2020, consisteva nel fornire indicazioni agli automobilisti in cerca di parcheggio in cambio di denaro. Contro la sentenza della Corte d’Appello di Palermo, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, basandolo su tre distinti motivi.

I motivi del ricorso: tre punti chiave

La difesa ha articolato il ricorso su tre principali doglianze, cercando di smontare l’impianto accusatorio e la decisione dei giudici di merito.

La contestazione sulla configurabilità del reato

In primo luogo, il ricorrente lamentava un difetto di motivazione riguardo alla sussistenza degli elementi costitutivi del reato di parcheggiatore abusivo. Secondo la difesa, non era stata sufficientemente provata la condotta criminosa.

La violazione del principio di irretroattività

Il secondo motivo sollevava una questione di legittimità costituzionale. Si sosteneva che la contestazione amministrativa precedente, presupposto per la recidiva e quindi per la configurabilità del reato, era stata commessa in una data antecedente alla modifica legislativa che ha trasformato l’illecito in reato. Ciò, a dire della difesa, violava l’art. 25 della Costituzione (principio di irretroattività della legge penale).

L’eccezione di prescrizione

Infine, veniva eccepita l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione, ritenendo che i termini ordinari fossero ormai decorsi.

La decisione della Cassazione sul parcheggiatore abusivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le argomentazioni difensive e confermando la condanna. I giudici hanno ritenuto che i motivi proposti fossero in parte una richiesta di rivalutazione del merito, non consentita in sede di legittimità, e in parte manifestamente infondati nel diritto.

Le motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione punto per punto.
Sul primo motivo, ha stabilito che la Corte d’Appello aveva adeguatamente motivato la condanna, basandosi sulla deposizione di un testimone che confermava la condotta dell’imputato. I giudici hanno sottolineato la sistematicità e la ripetizione delle condotte, elementi che integrano pienamente la fattispecie di reato.

Sul secondo motivo, relativo alla presunta violazione dell’art. 25 della Costituzione, la Corte ha affermato che il principio applicato dai giudici di merito era corretto. Un accertamento definitivo di un illecito amministrativo, anche se avvenuto prima dell’entrata in vigore della nuova norma incriminatrice, può legittimamente costituire il presupposto per la configurabilità del reato, a condizione che la condotta penalmente rilevante sia stata posta in essere dopo l’entrata in vigore della nuova legge. Nel caso di specie, il fatto criminoso era del 2020, quindi successivo alla modifica legislativa.

Infine, riguardo alla prescrizione, la doglianza è stata giudicata infondata. I fatti risalivano al 27/09/2020. Il termine di prescrizione ordinario per il reato di parcheggiatore abusivo è di quattro anni. Tuttavia, a causa della recidiva contestata all’imputato, tale termine deve essere aumentato di un quarto, come previsto dall’art. 157, comma 2, del codice penale, arrivando così a cinque anni. Considerati anche gli atti interruttivi del procedimento, la Corte ha concluso che la prescrizione non era ancora maturata.

Conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

L’ordinanza in esame ribadisce alcuni principi fondamentali in materia di reato di esercizio abusivo dell’attività di parcheggiatore. In primo luogo, conferma che la sistematicità e la ripetitività della condotta sono elementi chiave per la sua configurazione. In secondo luogo, stabilisce un importante principio sulla successione delle leggi nel tempo: la sanzione amministrativa può fungere da presupposto per il reato successivo, anche se commessa prima della sua istituzione, purché la nuova condotta illecita avvenga sotto la vigenza della nuova norma. Infine, ricorda che la recidiva ha un impatto diretto sul calcolo della prescrizione, estendendone i termini e rendendo più difficile l’estinzione del reato.

Quando l’attività di parcheggiatore abusivo diventa un reato penale?
Diventa un reato penale quando la condotta viene posta in essere da un soggetto che è già stato sanzionato per la medesima violazione con un provvedimento amministrativo esecutivo. La ripetizione del comportamento dopo la sanzione amministrativa fa scattare la rilevanza penale.

Una sanzione amministrativa ricevuta prima della legge che ha introdotto il reato può essere usata come presupposto per la condanna?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che un accertamento definitivo di un illecito amministrativo può legittimamente costituire il presupposto per un reato, anche se l’illecito amministrativo è avvenuto prima dell’entrata in vigore della norma penale, a patto che la condotta penalmente rilevante sia successiva a tale norma.

Come si calcola la prescrizione per il reato di parcheggiatore abusivo in caso di recidiva?
Il termine di prescrizione ordinario di quattro anni, decorrente dalla data del fatto, viene aumentato di un quarto ai sensi dell’art. 157, comma 2, del codice penale. Pertanto, in caso di recidiva, il termine di prescrizione diventa di cinque anni, al netto di eventuali atti interruttivi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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