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Parcheggiatore abusivo: quando è reato? La Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per un individuo che agiva come parcheggiatore abusivo. L’imputato sosteneva di chiedere solo l’elemosina, ma la Corte ha stabilito che i gesti inequivocabili per indicare il posteggio e agevolare le manovre, seguiti dalla richiesta di denaro, integrano pienamente la violazione contestata, distinguendola dalla semplice mendicità.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Parcheggiatore abusivo o semplice elemosina? La Cassazione traccia il confine

L’attività del parcheggiatore abusivo rappresenta un fenomeno diffuso, spesso al confine tra la richiesta di elemosina e un’effettiva attività illecita. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sulla questione, chiarendo quali elementi comportamentali trasformano una semplice richiesta di denaro nell’esercizio non autorizzato di un’attività sanzionata dal Codice della Strada.

I fatti del caso

Il caso ha origine dal ricorso di un cittadino contro una sentenza della Corte d’Appello di Milano, che lo aveva condannato per la violazione dell’art. 7, comma 15-bis, del Codice della Strada. L’uomo era stato sorpreso dagli agenti di Polizia nell’area di parcheggio del Piazzale del Cimitero Monumentale mentre compiva gesti inequivocabili.

Nello specifico, egli indicava agli automobilisti gli spazi liberi da occupare, li aiutava nelle manovre e, subito dopo, si avvicinava per chiedere del denaro. Questo comportamento, secondo i giudici di merito, era palesemente riconducibile all’attività di parcheggiatore abusivo.

La tesi difensiva: solo una richiesta di elemosina

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso in Cassazione sostenendo che la Corte d’Appello avesse interpretato erroneamente i suoi gesti. A suo dire, non si trattava di indicazioni per il parcheggio, ma di una semplice richiesta di elemosina. A supporto della sua tesi, ha inoltre menzionato di essere stato assolto in un altro procedimento per un fatto analogo.

Le motivazioni della Corte sul ruolo del parcheggiatore abusivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. I giudici supremi hanno sottolineato che il ricorso non si confrontava adeguatamente con la motivazione della sentenza d’appello, limitandosi a riproporre censure già vagliate e respinte.

Il punto centrale della decisione risiede nell’analisi del comportamento dell’imputato. La Corte ha confermato la valutazione dei giudici di merito, definendo il comportamento “eloquente”. La sequenza delle azioni è stata decisiva:

1. Gesti ripetitivi e inequivocabili: l’uomo non si limitava a chiedere denaro, ma dirigeva attivamente le auto verso gli stalli liberi.
2. Agevolazione delle manovre: il suo intervento era volto a facilitare il parcheggio dei veicoli.
3. Richiesta di denaro successiva: solo dopo aver fornito questo “servizio” non richiesto, si avvicinava per ottenere una ricompensa.

Questa concatenazione di eventi, secondo la Cassazione, non lascia spazio a dubbi: non si tratta di semplice mendicità, ma di una vera e propria attività organizzata, seppur in modo rudimentale, di parcheggiatore abusivo. La motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta logica, coerente e basata su un’esauriente disamina delle prove, rendendo il ricorso privo di fondamento.

Conclusioni: L’importanza del comportamento complessivo

La decisione della Suprema Corte ribadisce un principio fondamentale: per distinguere tra la richiesta di elemosina e l’attività illecita di parcheggiatore abusivo, è necessario valutare il comportamento nella sua interezza. I singoli gesti, analizzati nel loro contesto e nella loro sequenza logica, possono rivelare la vera natura dell’attività svolta. Dare indicazioni di parcheggio, anche senza una richiesta esplicita di compenso, ma con la prassi di avvicinarsi subito dopo per chiedere denaro, è sufficiente per integrare la violazione sanzionata dal Codice della Strada. Questa pronuncia offre un ulteriore strumento per contrastare un fenomeno che spesso crea disagi e insicurezza nelle aree di sosta.

Qual è la differenza tra un parcheggiatore abusivo e una persona che chiede l’elemosina in un parcheggio?
La differenza risiede nel comportamento complessivo. Secondo la Corte, compiere gesti ripetitivi e inequivocabili per dare indicazioni agli automobilisti, agevolare le manovre di parcheggio e solo dopo avvicinarsi per chiedere denaro qualifica l’attività come quella di un parcheggiatore abusivo, e non come una semplice richiesta di elemosina.

Un ricorso in Cassazione può basarsi sugli stessi motivi già respinti in Appello?
No, il ricorso non può essere una semplice riproduzione delle censure già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. Deve contenere una critica puntuale e specifica delle argomentazioni della sentenza impugnata e delle ragioni di diritto che la giustificano, altrimenti rischia di essere dichiarato inammissibile.

Come ha valutato la Corte le azioni dell’imputato?
La Corte ha ritenuto il comportamento “eloquente” e pienamente provato. I giudici hanno considerato la sequenza delle azioni – indicare lo spazio, agevolare la manovra e poi chiedere il denaro – come un fatto incontestato che integra la violazione prevista dal Codice della Strada.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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