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Parcheggiatore abusivo: prova della recidiva semplificata

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un parcheggiatore abusivo, stabilendo che per dimostrare la recidiva nel biennio non è necessario un documento formale che attesti la definitività della precedente sanzione. È sufficiente un ‘minimo di prova’, come la testimonianza di un agente di polizia, spettando poi al ricorrente fornire prove contrarie. La Corte ha inoltre confermato il diniego delle attenuanti generiche a causa dei numerosi precedenti dell’imputato.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Parcheggiatore abusivo e recidiva: basta la parola dell’agente

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha chiarito un importante aspetto processuale relativo al reato commesso dal parcheggiatore abusivo recidivo. La pronuncia stabilisce che per dimostrare la ripetizione della violazione nel biennio, non è indispensabile produrre un’attestazione formale della definitività del precedente illecito, essendo sufficiente un ‘minimo di prova’, come la testimonianza di un agente accertatore.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un soggetto condannato per l’attività di parcheggiatore abusivo, in violazione dell’art. 7, comma 15-bis del Codice della Strada, aggravato dalla recidiva nel biennio che trasforma l’illecito da amministrativo a penale. La Corte d’Appello aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado solo in punto di trattamento sanzionatorio.

L’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione sia riguardo all’affermazione della sua responsabilità penale, sia per il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.

La Decisione della Corte e la Prova Semplificata per il Parcheggiatore Abusivo

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo una mera riproposizione dei motivi già presentati in appello, senza un reale confronto con le argomentazioni della sentenza impugnata. I giudici di legittimità hanno ribadito la correttezza della valutazione operata nei gradi di merito, dove era emerso in modo chiaro che l’imputato era stato sorpreso a svolgere l’attività di parcheggiatore abusivo su suolo pubblico senza alcuna autorizzazione, violando peraltro un divieto di accesso emesso dal Questore.

Il punto cruciale della decisione riguarda la prova della recidiva, elemento costitutivo del reato. La Corte ha specificato che per dimostrare la commissione di una violazione identica nei due anni precedenti non è necessario produrre un’attestazione documentale formale della definitività del verbale.

le motivazioni

Nelle motivazioni, la Corte chiarisce che è sufficiente un ‘minimo di prova’. Nel caso di specie, tale prova era costituita dalla testimonianza dell’agente di polizia giudiziaria che aveva verbalizzato il precedente illecito e ne aveva confermato la data (17 dicembre 2018), divenuto poi definitivo nell’agosto 2019.

Citando un proprio precedente (Sez. 7, n. 11916 del 14/03/2024), la Cassazione sottolinea che elementi come il verbale di contestazione, la dimostrazione dell’invio per l’iscrizione a ruolo o la testimonianza dell’agente, uniti alla mancata allegazione di prove contrarie da parte del ricorrente, sono sufficienti a integrare la prova della recidiva. L’onere di dimostrare, ad esempio, di aver impugnato o pagato la sanzione precedente ricade quindi sull’imputato.

Infine, è stato ritenuto corretto anche il diniego delle attenuanti generiche. I giudici di merito avevano adeguatamente motivato tale scelta evidenziando la ‘spiccata capacità a delinquere’ del soggetto, desunta dai suoi numerosi precedenti penali.

le conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio di semplificazione probatoria di notevole importanza pratica. La decisione alleggerisce l’onere dell’accusa nel dimostrare la recidiva per il reato di parcheggiatore abusivo, ritenendo sufficienti elementi probatori meno formali ma comunque attendibili, come la testimonianza di un pubblico ufficiale. Al contempo, sposta sull’imputato l’onere di contestare efficacemente tali elementi per evitare la condanna penale.

Per condannare un parcheggiatore abusivo per recidiva è necessario un certificato ufficiale della precedente violazione?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che è sufficiente un ‘minimo di prova’, come la testimonianza di un agente di polizia giudiziaria o l’allegazione del verbale di contestazione, in assenza di prove contrarie fornite dall’imputato.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione si limita a ripetere i motivi del precedente appello?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile, in quanto non si confronta in modo specifico e critico con le argomentazioni e le motivazioni della sentenza che si sta impugnando.

Perché al ricorrente non sono state concesse le circostanze attenuanti generiche?
Le attenuanti generiche non sono state concesse a causa della ‘spiccata capacità a delinquere’ del soggetto, come emerso dai suoi numerosi precedenti penali a carico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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