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Parcheggiatore abusivo: no alla tenuità del fatto

La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di un parcheggiatore abusivo condannato per la reiterazione della condotta. La Corte ha stabilito che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non è applicabile a questo reato, data la sua natura di illecito abituale. Tuttavia, ha annullato la sentenza d’appello per omessa motivazione sulla richiesta di concessione delle attenuanti generiche, rinviando il caso per un nuovo esame su questo specifico punto e confermando la responsabilità penale dell’imputato.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Parcheggiatore Abusivo e Tenuità del Fatto: La Cassazione Fa Chiarezza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta il tema del reato di parcheggiatore abusivo, chiarendo importanti aspetti relativi all’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e ai doveri di motivazione del giudice d’appello. Il caso riguarda un soggetto condannato per aver esercitato l’attività di parcheggiatore non autorizzato dopo aver già ricevuto una sanzione per la medesima condotta, divenuta definitiva.

I Fatti del Caso: La Recidiva nel Reato

L’imputato veniva notato dalle forze dell’ordine mentre svolgeva l’attività di parcheggiatore abusivo in una piazza di Palermo, chiedendo denaro agli automobilisti. Le indagini successive rivelavano che la stessa persona era già stata sanzionata per un episodio identico avvenuto circa undici mesi prima. Poiché la precedente sanzione amministrativa era divenuta definitiva per mancata impugnazione, la nuova condotta integrava gli estremi del reato previsto dall’art. 7, comma 15 bis, del Codice della Strada.

La Corte d’Appello di Palermo, confermando in parte la sentenza di primo grado, condannava l’imputato a sei mesi di arresto e 2.000 euro di ammenda, concedendo la sospensione condizionale della pena subordinata allo svolgimento di lavori di pubblica utilità.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione basandosi su tre motivi principali.

L’eccezione sull’onere della prova

In primo luogo, si contestava la carenza di prova riguardo alla definitività della precedente violazione amministrativa, ritenendo insufficiente l’attestazione della Polizia Giudiziaria.

La mancata valutazione sulle attenuanti

Il secondo motivo di doglianza riguardava l’omessa motivazione da parte della Corte d’Appello sulla richiesta di concessione delle circostanze attenuanti generiche, formulate in ragione del lieve allarme sociale, dell’assenza di profitto e delle condizioni di difficoltà dell’imputato.

L’inapplicabilità della particolare tenuità del fatto per il parcheggiatore abusivo

Infine, si lamentava l’erronea applicazione della legge penale per il diniego della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.), che la Corte territoriale aveva escluso sulla base della natura protratta nel tempo della condotta.

La Decisione della Corte Suprema

La Corte di Cassazione ha rigettato il primo e il terzo motivo di ricorso, ma ha accolto il secondo, annullando la sentenza con rinvio limitatamente a tale punto.

Le Motivazioni della Sentenza

La Suprema Corte ha ritenuto infondato il primo motivo, poiché la definitività della precedente sanzione era stata provata sia documentalmente sia attraverso la testimonianza di un agente di Polizia Giudiziaria.

Sul terzo punto, i giudici hanno chiarito un principio fondamentale: esiste un’incompatibilità ontologica tra il reato di parcheggiatore abusivo e l’istituto della particolare tenuità del fatto. Il reato in questione, infatti, si configura solo in caso di condotta reiterata. L’art. 131 bis c.p., invece, esclude la sua applicabilità quando il comportamento è abituale. Pertanto, la natura stessa del reato impedisce di considerarlo di “particolare tenuità”.

Il motivo accolto è stato quello relativo all’omessa motivazione sulle circostanze attenuanti generiche. La Corte ha rilevato che i giudici d’appello non avevano fornito alcuna risposta alla richiesta della difesa, né era possibile desumere un diniego implicito dal resto della motivazione. Questa mancanza costituisce un vizio che impone un nuovo giudizio sul punto.

Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale importante: il reato di parcheggiatore abusivo, essendo strutturalmente basato sulla reiterazione di una condotta illecita, non può beneficiare della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Allo stesso tempo, la decisione riafferma il principio per cui il giudice ha il dovere di motivare esplicitamente su ogni richiesta della difesa, inclusa quella relativa alle attenuanti generiche. La declaratoria di responsabilità dell’imputato è divenuta irrevocabile, ma la Corte d’Appello dovrà ora riesaminare il caso per decidere, con adeguata motivazione, se concedere o meno le attenuanti e, di conseguenza, ricalcolare la pena.

Quando l’attività di parcheggiatore abusivo diventa reato?
L’attività di parcheggiatore abusivo diventa un reato penalmente rilevante quando la condotta viene reiterata dopo che una precedente sanzione amministrativa per lo stesso fatto è divenuta definitiva per mancata impugnazione o ricorso.

È possibile applicare la non punibilità per particolare tenuità del fatto al reato di parcheggiatore abusivo?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che esiste un’incompatibilità strutturale. Il reato si configura solo in presenza di una condotta reiterata, mentre la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.) richiede che il comportamento non sia abituale.

Cosa succede se il giudice d’appello non risponde a una richiesta di concessione delle attenuanti generiche?
Si verifica un vizio di omessa motivazione. La Corte di Cassazione, come in questo caso, annulla la sentenza limitatamente a quel punto e rinvia il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello per un nuovo giudizio che fornisca una risposta motivata alla richiesta della difesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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