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Parcheggiatore abusivo: Cassazione inammissibile

Un cittadino, condannato per l’attività di parcheggiatore abusivo in violazione di un divieto di accesso (DASPO urbano) emesso dal Questore, ha presentato ricorso in Cassazione. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che i parcheggi di interscambio rientrano nelle aree critiche e che la reiterata violazione del divieto costituisce prova di pericolosità sociale.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Parcheggiatore Abusivo e DASPO Urbano: Ricorso Inammissibile in Cassazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato il caso di un parcheggiatore abusivo, confermando la sua responsabilità penale per aver violato un provvedimento del Questore. Questa decisione ribadisce importanti principi sulla sicurezza urbana, sulla nozione di pericolosità sociale e sui limiti del ricorso per cassazione. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia per comprenderne la portata.

I Fatti di Causa: la Violazione del Divieto del Questore

Il caso ha origine dalla condotta di un cittadino che svolgeva l’attività di parcheggiatore abusivo (o guardamacchine). A causa di questa attività illecita, il Questore di Palermo aveva emesso un provvedimento nei suoi confronti, imponendogli il divieto di accesso e stazionamento in determinate aree della città per un periodo di due anni. Tale misura, nota come DASPO urbano, è finalizzata a prevenire fenomeni che minano la sicurezza e il decoro delle città.

Nonostante il divieto, il soggetto contravveniva all’ordine, continuando la sua attività in un parcheggio comunale designato come ‘Parcheggio degli Emiri’. Di conseguenza, veniva condannato nei gradi di merito per il reato previsto dall’art. 10 del D.L. 14/2017, che punisce proprio la violazione di tali provvedimenti. L’imputato decideva quindi di ricorrere alla Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso: Nullità e Assenza di Pericolosità

La difesa del ricorrente si basava su due argomenti principali:
1. Nullità del provvedimento: Si sosteneva che l’ordine del Questore fosse nullo perché l’area del parcheggio comunale non rientrerebbe tra i luoghi per cui la legge consente di imporre un divieto di accesso.
2. Assenza di pericolosità sociale: Si contestava la validità del provvedimento anche perché, a dire del ricorrente, mancava il presupposto della sua pericolosità sociale, requisito necessario per l’emissione del DASPO.

L’Analisi della Cassazione sul Ruolo del Parcheggiatore Abusivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo su tutta la linea le argomentazioni della difesa. I giudici hanno innanzitutto chiarito che le censure proposte dal ricorrente erano, in sostanza, un tentativo di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti e la valutazione delle prove, attività precluse in sede di legittimità. La Cassazione, infatti, non è un terzo grado di giudizio sul merito, ma valuta unicamente la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ritenuto la motivazione della Corte d’Appello del tutto congrua, logica e ben fondata. In particolare, ha stabilito due punti cruciali.

In primo luogo, ha affermato che l’area inibita al parcheggiatore abusivo, pur essendo un semplice parcheggio, deve essere considerata una ‘pertinenza’ delle infrastrutture pubbliche di trasporto locale. Si tratta, infatti, di un parcheggio di interscambio, creato appositamente per limitare il traffico veicolare nel centro città. In quanto tale, rientra pienamente nelle aree ‘sensibili’ che il Questore può tutelare con un divieto di accesso per garantire la libera fruizione del servizio pubblico.

In secondo luogo, riguardo alla pericolosità sociale, la Corte ha confermato la valutazione dei giudici di merito. La sussistenza di tale requisito era ampiamente dimostrata dalle plurime violazioni accertate a carico del soggetto. L’attività di parcheggiatore abusivo, secondo la Corte, non solo pregiudica l’accesso alle infrastrutture pubbliche, ma crea anche intralcio alla circolazione stradale, mettendo in pericolo la pubblica incolumità.

Le Conclusioni: La Conferma della Condanna e le Implicazioni

La declaratoria di inammissibilità ha comportato la condanna definitiva del ricorrente, che dovrà pagare le spese processuali e versare una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. La decisione rafforza la legittimità degli strumenti di prevenzione come il DASPO urbano, estendendone l’applicabilità anche a quelle aree, come i parcheggi di interscambio, che sono funzionalmente collegate alla rete di trasporto pubblico. Inoltre, l’ordinanza chiarisce che la reiterazione di condotte illecite, anche se considerate ‘minori’, è sufficiente a integrare il presupposto della pericolosità sociale, giustificando l’adozione di misure restrittive per tutelare la collettività.

Un divieto di accesso (DASPO urbano) può essere applicato a un parcheggio comunale?
Sì. Secondo la Corte, un parcheggio di interscambio, essendo una pertinenza delle infrastrutture di trasporto pubblico locale, rientra tra i luoghi in cui il Questore può legittimamente vietare l’accesso per motivi di sicurezza urbana.

L’attività di parcheggiatore abusivo è sufficiente a dimostrare la pericolosità sociale di una persona?
Sì, se reiterata. La Corte ha ritenuto che le plurime violazioni e lo svolgimento continuativo dell’attività di parcheggiatore abusivo in un’area sensibile costituiscono prova della pericolosità sociale, in quanto pregiudicano la libera fruizione degli spazi pubblici e possono creare intralcio e pericolo per la circolazione.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, invece di contestare errori di diritto, il ricorrente ha tentato di ottenere una nuova valutazione dei fatti già esaminati dai giudici di merito. La Corte di Cassazione non può riesaminare le prove, ma solo verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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