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Parcheggiatore abusivo: Cassazione e recidiva

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un parcheggiatore abusivo, condannato per recidiva. I giudici hanno confermato la decisione della Corte d’Appello, negando le attenuanti generiche a causa del suo esteso ‘curriculum criminale’ nel settore, con ben 53 sanzioni precedenti.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Parcheggiatore abusivo: quando la recidiva porta alla condanna penale

L’attività di parcheggiatore abusivo è un fenomeno diffuso, ma non sempre è chiaro quando superi la soglia dell’illecito amministrativo per diventare un vero e proprio reato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i presupposti per la condanna penale, ponendo l’accento sulla recidiva e sul curriculum criminale dell’imputato, che può precludere il riconoscimento di sconti di pena come le attenuanti generiche. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I fatti del caso

Il caso riguarda una persona condannata dalla Corte d’Appello di Napoli alla pena di 4 mesi di arresto e 2.250 euro di ammenda per il reato di esercizio dell’attività di parcheggiatore abusivo, previsto dall’art. 7, comma 15-bis, del Codice della Strada. L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, sollevando due questioni principali:

1. Una presunta violazione di legge riguardo ai presupposti del reato, sostenendo che non fossero state provate le condizioni per la sua sussistenza.
2. La mancata concessione delle attenuanti generiche e una valutazione della pena ritenuta ingiusta.

L’imputato sperava quindi di ottenere l’annullamento della condanna o, in subordine, una riduzione della pena inflitta.

La decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato completamente le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso “manifestamente infondato” e quindi inammissibile. Questa decisione conferma integralmente la condanna stabilita dalla Corte d’Appello, rendendola definitiva. Inoltre, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e a versare una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.

Analisi del curriculum criminale del parcheggiatore abusivo

Un punto centrale della decisione riguarda la valutazione del passato dell’imputato. La Corte ha sottolineato che il diniego delle attenuanti generiche era ampiamente giustificato dai precedenti specifici. L’imputato era stato infatti sanzionato per la medesima violazione ben 53 volte in un periodo di poco più di tre anni (dicembre 2016 – gennaio 2020). Questa impressionante serie di violazioni ha portato i giudici a definirlo un “vero e proprio specialista del settore”, un profilo che esclude la possibilità di beneficiare di sconti di pena basati su una valutazione positiva della personalità.

La recidiva nel biennio come elemento chiave

L’altro elemento fondamentale è la “recidiva nel biennio”. La legge stabilisce che l’attività di parcheggiatore abusivo è un illecito amministrativo, ma si trasforma in reato penale se il soggetto, già sanzionato per la stessa violazione, la commette nuovamente entro due anni. Nel caso di specie, con 53 sanzioni definitive, questo presupposto era ampiamente soddisfatto, rendendo la contestazione del reato pienamente legittima e infondando il primo motivo di ricorso.

Le motivazioni

La Cassazione ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato per due ragioni principali.

In primo luogo, riguardo alla sussistenza del reato, i giudici hanno evidenziato che le sentenze di primo e secondo grado avevano correttamente accertato sia lo svolgimento dell’attività illecita sia il requisito della recidiva nel biennio. Le 53 sanzioni definitive accumulate dal ricorrente costituivano una prova schiacciante e incontestabile.

In secondo luogo, per quanto concerne le attenuanti generiche, la Corte ha specificato che la doglianza era una semplice ripetizione di quanto già discusso e respinto in appello. La motivazione della Corte territoriale, basata sul curriculum criminale dell’imputato, è stata giudicata logica e completa. Non è possibile concedere attenuanti a chi dimostra una persistente e specialistica dedizione all’attività illecita.

Le conclusioni

Questa ordinanza della Corte di Cassazione offre un importante insegnamento: la reiterazione di un illecito amministrativo come quello del parcheggiatore abusivo può portare a serie conseguenze penali. La recidiva nel biennio trasforma la violazione in reato, e un curriculum criminale costellato di precedenti specifici non solo fonda la condanna, ma preclude anche l’accesso a benefici come le attenuanti generiche. La decisione ribadisce che il sistema giudiziario valuta attentamente la personalità dell’imputato e la sua propensione a delinquere, considerando la serialità del comportamento come un fattore aggravante che merita una risposta sanzionatoria severa e priva di sconti.

Quando l’attività di parcheggiatore abusivo diventa un reato?
Secondo la normativa citata nel provvedimento (art. 7, comma 15 bis, d.lgs n. 285 del 1992), l’attività di parcheggiatore abusivo si trasforma da illecito amministrativo a reato quando il soggetto, già sanzionato per la stessa violazione, la commette nuovamente entro un periodo di due anni (recidiva nel biennio).

Perché sono state negate le attenuanti generiche all’imputato?
Le attenuanti generiche sono state negate a causa dei numerosi precedenti specifici dell’imputato. La Corte ha ritenuto che il suo curriculum criminale, con ben 53 sanzioni per la stessa violazione in circa tre anni, lo qualificasse come un “vero e proprio specialista del settore”, rendendo ingiustificabile una riduzione della pena.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso per cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la conferma definitiva della sentenza impugnata. Inoltre, come avvenuto in questo caso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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