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Ordine europeo indagine: ok all’uso di chat criptate

Un soggetto in custodia cautelare per narcotraffico e sequestro a scopo di estorsione ha contestato l’uso di chat criptate ottenute tramite un ordine europeo di indagine. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che il Pubblico Ministero può legittimamente acquisire prove già raccolte da un’autorità giudiziaria estera senza una preventiva autorizzazione del giudice italiano, poiché si tratta di circolazione di prove già esistenti e non di un nuovo atto di indagine.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine Europeo di Indagine: Legittima l’Acquisizione di Chat Criptate

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di cruciale importanza nella cooperazione giudiziaria internazionale: l’utilizzo dell’ordine europeo di indagine per acquisire conversazioni scambiate su piattaforme criptate. La pronuncia chiarisce i poteri del Pubblico Ministero e i limiti del controllo giurisdizionale quando le prove provengono da un altro Stato membro dell’Unione Europea, consolidando un orientamento fondamentale per il contrasto alla criminalità organizzata transnazionale.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda un’indagine su un’associazione a delinquere dedita al narcotraffico internazionale. Un gruppo criminale aveva finanziato l’importazione dal Belgio di oltre 43 chilogrammi di cocaina, delegando il trasporto a un’altra organizzazione. Il corriere, tuttavia, aveva abbandonato l’autoarticolato contenente la droga. Sospettando un inganno, il gruppo finanziatore aveva organizzato una spedizione punitiva, sequestrando un membro del gruppo rivale. L’ostaggio sarebbe stato liberato solo dopo il recupero del carico. L’indagato ricorrente aveva un ruolo chiave: aveva costruito il vano occulto nel veicolo dove era nascosta la droga e il suo intervento era indispensabile per aprirlo.

Le Doglianze del Ricorrente

La difesa dell’indagato, sottoposto a custodia cautelare in carcere, ha presentato ricorso in Cassazione basato su tre motivi principali:

1. Nullità procedurale: Si sosteneva l’illegittimità dell’acquisizione delle conversazioni intrattenute sulla piattaforma criptata, in quanto l’ordine europeo di indagine era stato emesso dal Pubblico Ministero e non da un giudice, in presunta violazione delle normative europee sulla privacy.
2. Errata qualificazione del reato: La difesa chiedeva di derubricare il reato da sequestro di persona a scopo di estorsione (art. 630 c.p.) a sequestro di persona semplice (art. 605 c.p.), sostenendo che l’obiettivo non fosse ottenere un profitto, ma solo verificare la lealtà del gruppo rivale.
3. Carenza di prova sulla partecipazione all’associazione: Si contestava la mancanza di prove sufficienti a dimostrare un’adesione stabile e consapevole al sodalizio criminale, riducendo il ruolo dell’indagato a un contributo occasionale.

L’Uso dell’Ordine Europeo di Indagine secondo la Cassazione

Il cuore della sentenza risiede nella risposta al primo motivo. La Corte, richiamando una recentissima pronuncia delle Sezioni Unite (Sent. n. 23755/2024), ha stabilito un principio fondamentale. Quando un’autorità giudiziaria estera ha già legittimamente acquisito e decriptato delle comunicazioni nell’ambito di un proprio procedimento penale, il loro trasferimento all’autorità italiana tramite ordine europeo di indagine non costituisce un nuovo atto di captazione, ma rientra nella disciplina della circolazione delle prove tra procedimenti diversi (art. 270 c.p.p.).

Di conseguenza, l’iniziativa è rimessa al Pubblico Ministero, senza la necessità di una preventiva autorizzazione del giudice italiano. Le garanzie giurisdizionali previste per le intercettazioni o per l’acquisizione di tabulati si applicano quando si richiede un nuovo atto di indagine, non quando si acquisiscono atti di un procedimento già esistente.

La Qualificazione del Reato e la Partecipazione Associativa

La Corte ha dichiarato inammissibili gli altri due motivi, in quanto miravano a una rivalutazione dei fatti non consentita in sede di legittimità.

Sul Sequestro a Scopo di Estorsione

I giudici hanno confermato la correttezza della qualificazione del reato. Dalle prove emergevano chiaramente la volontà di trattenere l’ostaggio come garanzia per il recupero della droga. L’ingiusto profitto, elemento costitutivo dell’estorsione, era rappresentato proprio dal recupero del carico illecito, che fungeva da “prezzo” per la liberazione.

Sulla Partecipazione all’Associazione

Anche su questo punto, la Corte ha ritenuto logica e ben motivata la decisione del Tribunale. L’intervento dell’indagato non era stato meramente occasionale o limitato a un singolo. Al contrario, il suo ruolo tecnico era essenziale per il successo dell’operazione e le comunicazioni intrattenute con i vertici del gruppo tramite dispositivi criptati dimostravano la sua piena consapevolezza e condivisione del programma criminoso.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione fonda la sua decisione sul principio della distinzione tra atti di acquisizione probatoria e circolazione di prove già formate. L’ordine europeo di indagine per ottenere dati già in possesso di un’altra autorità giudiziaria UE rientra in questa seconda categoria. Pertanto, l’iniziativa del Pubblico Ministero è legittima e non richiede il vaglio preventivo di un giudice, in quanto non si sta compiendo una nuova attività intrusiva, ma si sta semplicemente acquisendo il risultato di un’attività già svolta all’estero. Per gli altri motivi, la motivazione risiede nell’inammissibilità di censure che propongono una mera rilettura del quadro fattuale, in assenza di vizi logici o giuridici nel provvedimento impugnato.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un principio di fondamentale importanza pratica nelle indagini transnazionali. Stabilendo che la trasmissione di prove digitali già acquisite tra autorità giudiziarie europee è un atto di circolazione probatoria, la Cassazione snellisce la procedura e rafforza l’efficacia dell’ordine europeo di indagine. Si tratta di una decisione che bilancia le esigenze investigative con le garanzie difensive, chiarendo che il controllo giurisdizionale si concentra sulla fase originaria di captazione dei dati, non sulla loro successiva condivisione in ambito europeo.

Il Pubblico Ministero può usare un ordine europeo di indagine per acquisire chat criptate da un’autorità estera senza l’autorizzazione di un giudice italiano?
Sì, secondo la Corte di Cassazione è possibile. Se i dati sono già stati legittimamente acquisiti e decifrati dall’autorità giudiziaria straniera, il loro trasferimento in Italia è considerato circolazione di prove già esistenti e non necessita di una preventiva autorizzazione del giudice.

Perché il sequestro di persona è stato qualificato come estorsione e non come semplice sequestro?
Perché la privazione della libertà dell’ostaggio era finalizzata a conseguire un ingiusto profitto, ovvero il recupero del carico di cocaina. La liberazione era subordinata al raggiungimento di questo obiettivo, che costituiva il ‘prezzo’ richiesto.

L’acquisizione di chat da un altro Stato UE tramite ordine europeo di indagine viola le direttive europee sulla privacy?
No. La sentenza chiarisce che le normative europee sulla privacy invocate dalla difesa si applicano alle richieste di acquisizione di dati rivolte direttamente ai fornitori di servizi di comunicazione, non alla trasmissione di elementi di prova già in possesso di un’autorità giudiziaria di un altro Stato membro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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