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Ordine Europeo Indagine: Chat Criptate e Prove Penali

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un indagato contro una misura cautelare basata su chat criptate ottenute tramite un ordine europeo indagine. La sentenza chiarisce che, se la prova è già in possesso dell’autorità giudiziaria estera, il Pubblico Ministero italiano può acquisirla senza preventiva autorizzazione del giudice, applicando le norme sulla circolazione della prova. Viene inoltre stabilito che spetta alla difesa l’onere di dimostrare una concreta violazione dei diritti fondamentali nell’acquisizione originaria dei dati.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordine Europeo Indagine: Lecita l’Acquisizione di Chat Criptate Senza Autorizzazione del Giudice

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33877 del 2024, ha affrontato un tema cruciale nella moderna procedura penale: l’acquisizione e l’utilizzo di prove digitali, in particolare messaggi scambiati su piattaforme criptate, ottenute tramite un ordine europeo indagine. Questa decisione, basandosi su recenti pronunciamenti delle Sezioni Unite, stabilisce importanti principi sulla circolazione delle prove tra Stati membri dell’Unione Europea, sul ruolo del Pubblico Ministero e sui limiti del diritto di difesa.

I Fatti del Caso

Il caso nasce dal ricorso presentato da un indagato contro un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per reati legati al traffico di stupefacenti. L’accusa si fondava in larga parte su dati informatici, nello specifico conversazioni chat, acquisiti dalle autorità giudiziarie francesi e successivamente trasmessi alla Procura italiana attraverso un ordine europeo indagine. La difesa sosteneva l’illegittimità di tale acquisizione per diversi motivi, tra cui la violazione delle norme sull’acquisizione di dati informatici all’estero, la mancata autorizzazione preventiva di un giudice italiano e l’impossibilità di verificare l’algoritmo di decriptazione, con conseguente lesione del diritto di difesa.

La Decisione della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la piena legittimità dell’acquisizione probatoria. La decisione si allinea ai principi stabiliti dalle Sezioni Unite, chiarendo la distinzione fondamentale tra la “formazione” di una prova e la sua “circolazione”.

## Le Motivazioni della Sentenza: Analisi sull’Ordine Europeo Indagine

Il cuore della pronuncia risiede nell’interpretazione del meccanismo dell’ordine europeo indagine quando questo ha per oggetto prove già esistenti e in possesso di un’altra autorità giudiziaria europea.

Distinzione tra Formazione e Circolazione della Prova

La Corte ha chiarito che l’acquisizione di messaggi già decriptati e presenti in un fascicolo penale francese non costituisce un nuovo atto di indagine (formazione della prova), ma rientra nella disciplina della circolazione di prove già formate. In questo scenario, non si applica l’art. 234-bis del codice di procedura penale (che regola l’acquisizione diretta di dati all’estero), bensì le norme sulla circolazione probatoria tra procedimenti diversi (artt. 238 e 270 c.p.p.).

Il Ruolo del Pubblico Ministero e l’Ordine Europeo Indagine

Di conseguenza, poiché nel nostro ordinamento il Pubblico Ministero può autonomamente richiedere e acquisire atti e prove da un altro procedimento penale nazionale senza l’autorizzazione preventiva del giudice, lo stesso principio si applica nel contesto europeo. L’ordine europeo indagine emesso dal PM per ottenere prove già in possesso dell’autorità francese è legittimo, in quanto soddisfa la condizione prevista dalla direttiva UE che l’atto “avrebbe potuto essere emesso alle stesse condizioni in un caso interno analogo”.

Presunzione di Legittimità e Onere della Prova

La sentenza ribadisce il principio di reciproca fiducia tra gli Stati membri dell’UE. Esiste una presunzione di legittimità dell’attività svolta dall’autorità giudiziaria straniera. Spetta quindi alla parte che ne lamenta l’illegittimità fornire la prova concreta di una violazione dei diritti fondamentali. Affermazioni generiche sulla presunta violazione del diritto di difesa non sono sufficienti a invalidare la prova.

L’Accesso all’Algoritmo di Decriptazione

Infine, la Corte ha specificato che l’impossibilità per la difesa di accedere all’algoritmo utilizzato per decriptare i messaggi non costituisce, di per sé, una violazione dei diritti fondamentali. Il pericolo di alterazione dei dati è ritenuto minimo, poiché il contenuto di ogni messaggio è inscindibilmente legato alla sua chiave di cifratura. Anche in questo caso, la difesa ha l’onere di allegare elementi specifici che facciano dubitare dell’integrità del dato.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande rilevanza pratica. L’utilizzo dell’ordine europeo indagine per la condivisione di prove digitali già acquisite viene notevolmente semplificato, rafforzando gli strumenti investigativi in un contesto transnazionale. Viene confermato il potere del Pubblico Ministero di agire in autonomia in questa specifica fase, nel rispetto dei principi di cooperazione europea. Per le difese, emerge la necessità di articolare contestazioni non generiche, ma fondate su elementi concreti e specifici, per poter efficacemente eccepire l’inutilizzabilità di prove provenienti da altri Stati membri.

Un Pubblico Ministero italiano può acquisire dati di chat criptate da un’autorità estera senza l’autorizzazione di un giudice?
Sì, secondo la sentenza, può farlo tramite un ordine europeo di indagine a condizione che tali dati siano già stati acquisiti e siano in possesso dell’autorità giudiziaria dello Stato estero. In questo caso, l’atto è considerato “circolazione di prova” e non “formazione di prova”, e non richiede l’autorizzazione preventiva del giudice, così come non sarebbe richiesta per acquisire atti da un altro procedimento penale italiano.

L’impossibilità per la difesa di accedere all’algoritmo di decriptazione rende la prova inutilizzabile?
No, di per sé non la rende inutilizzabile. La Corte ha stabilito che la mancata disponibilità dell’algoritmo non costituisce, in linea di principio, una violazione dei diritti fondamentali. Spetta alla difesa l’onere di allegare e provare fatti specifici da cui si possa inferire un’alterazione dei dati o una concreta violazione del diritto di difesa.

Qual è la differenza tra acquisire una prova all’estero e far circolare una prova già esistente?
L’acquisizione (o “formazione”) di una prova è l’atto di ricerca e raccolta originaria dell’elemento probatorio (es. un’intercettazione in tempo reale). La “circolazione” della prova, invece, è la trasmissione di un elemento probatorio già formato e acquisito in un altro procedimento penale. La sentenza chiarisce che richiedere dati già presenti nel fascicolo di un’autorità estera rientra in questa seconda categoria, con regole procedurali più snelle.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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